La MIFID ed il compitino dell’intermediario. Clienti danneggiati dalla “nuova burocrazia finanziaria”
Secondo l’art. 54 comma 9 del Regolamento Delegato n. 565/2017, i distributori devono vigilare sul proprio catalogo prodotti per evitare che vengano venduti o distribuiti prodotti meno efficienti di altri. Colpo di genio, o piuttosto un colpo di sonno degli architetti MiFID?
Di Maurizio Nicosia*
La nostra cara amata MIFID non finisce mai di sorprendere, e man mano che vengono introdotti tra gli intermediari i dettami del regolamento delegato la situazione peggiora, contribuendo costantemente a diminuire l’efficienza del sistema a danno del cliente.
Già in occasione dello scoppio della pandemia, la Markets in Financial Instruments Directive aveva mostrato tutta le sue contraddizioni quando si è trovata a fronteggiare la c.d. Finanza delle Catastrofi; oggi un nuovo spunto di critica si aggiunge con prepotenza, e non fa presagire nulla di buono per l’immediato futuro. Infatti, dal confronto con colleghi di altri intermediari è venuto fuori uno “strano fenomeno”, secondo il quale, improvvisamente, dal catalogo delle società mandanti sono scomparsi decine di strumenti finanziari – fondi comuni e sicav – apparentemente senza alcun motivo, e pare che si tratti di un trend generalizzato, e non isolato. Addirittura, presso alcune strutture è successo che la una certa Sicav distribuita regolarmente a Gennaio, non sia più stata “collocabile” già nel successivo mese di Marzo, per poi tornare magicamente in listino ad Aprile.
Un collega “erudito” informa che questa è la conseguenza dell’applicazione dell’art. 54 comma 9 del Regolamento Delegato n. 565/2017, secondo il quale i distributori devono vigilare sul proprio catalogo prodotti per evitare che vengano venduti o distribuiti prodotti meno efficienti di altri. Di conseguenza, se abbiamo due strumenti finanziari che investono sullo stesso mercato a parità di costo, devo escludere quello di minor qualità, ed a parità di qualità quello con maggior costo.
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Davvero fantastico….Passando all’applicazione pratica di questo principio da parte degli intermediari – che naturalmente devono svolgere il loro compitino da primi della classe, ma poi scivolano dalla sedia – è impossibile sorvolare sul fatto che i prodotti fabbricati in casa, stranamente, facciano parte della categoria “extraterrestri”, e quindi rientrano in un altro catalogo, non in competizione. Inoltre, per ciò che riguarda il resto dell’offerta risulta inefficiente (ad occhio) circa il 30% dei prodotti, a cui consegue un identico taglio netto dal catalogo.
In pratica, la MiFID ha creato il “Markovitz de noartri”, una sorta di inaccettabile “burocrazia finanziaria” che si rivela insufficiente a fronteggiare problemi di una certa gravità (come la pandemia) o addirittura dannosa. Infatti, cosa succede se il prossimo mese un prodotto migliora per qualità? Semplice: viene reinserito e quello diventato inefficiente viene tolto. I distributori sono felici di avere fatto il loro dovere rinsaldando i loro interessi, ed il legislatore è felice di avere finalmente costretto i distributori ad escludere inefficienza ed alti costi.
E ai clienti, è stato forse chiesto cosa ne pensano?
Ovviamente no. La MiFID, del resto, è una normativa nata per finalità squisitamente politiche (far primeggiare il nuovo modello targato UE sul sistema finanziario USA), calata “dall’alto” (dal lato dell’Offerta, quindi) e non richiesta dagli investitori (cioè, dal lato della Domanda), ai quali sarebbe bastato un sistema snello e trasparente che garantisse maggiore sorveglianza “caso per caso”, e sanzioni più efficaci che fungessero da deterrente (fino alla lunga detenzione in carcere, come negli USA).
Chi scrive le norme, dovrebbe fare un pò di “vita da marciapiede”, al fine di evitare che la teoria si scontri poi con la pratica, producendo risultati diametralmente opposti rispetto agli obiettivi. L’effetto di quanto descritto prima, infatti, è in primo luogo una estrema confusione dell’offerta. Su 10000 prodotti a catalogo, 3000 compaiono e scompaiono quasi per magia ogni mese, con il risultato che la pianificazione finanziaria – cioè quella che interessa principalmente al cliente – viene fatta a pezzi. L’offerta diventa un po’ come quella del banco del pesce fresco, e le soluzioni strategiche sono regolarmente scavalcate da continue soluzioni tattiche.
Chi si ricorda che, in 5 anni, solo una piccolissima percentuale di strumenti non ha abitato nell’ultimo quartile per almeno un mese? E come gestiamo, con questo sistema “geniale”, i differenti tempi dell’operatività esistenti tra un semplice switch e una vendita vera e propria? Se escludo dal catalogo alcuni strumenti di una certa casa di investimento, sarò costretto a vendere e ricomprare, allungando i tempi delle operazioni. E la consulenza di portafoglio dove la mettiamo? L’efficienza non dovrebbe essere misurata sull’asset allocation complessiva?
Una professione come quella del consulente finanziario, che agisce sull’intero ciclo di vita delle finanze del cliente, con queste modalità di gestione ha una buona probabilità di creare dubbi e disaffezione tra i clienti ed i consulenti. Pertanto, è facile concludere che l’articolo 54 del Decreto Delegato sia un inaccettabile forzatura ai danni dei risparmiatori e che vada spazzato via, o almeno ridimensionato significativamente, poiché nel tentativo di fare diventare l’Offerta come “prima della classe”, in grado addirittura di “anticipare” improbabili esigenze gestionali dell’investitore (senza fargli sapere nulla), riduce l’efficacia del naturale meccanismo di pluralità dell’architettura aperta, confinando quest’ultima in un ruolo di mera e fredda produzione, sacrificando la libertà di scelta commerciale del cliente in nome della MiFID-efficienza.
In pratica, è come se dal banco della frutta l’ortolano facesse sparire, a bottega aperta, tutta la frutta più matura e soggetta a più rapido deperimento, senza tenere in conto che molti l’apprezzano per il suo minor costo e per la sua maggiore resa nella produzione domestica delle conserve. Il risultato che ne consegue, sarà che il cliente comprerà meno frutta, oppure cambierà ortolano.
* Maurizio Nicosia, Area Manager di una nota rete di consulenza finanziaria