Enasarco, ok a bilancio ma cresce l’area degli scontenti. Stangata Corte dei Conti sulle elezioni
Nonostante l’argomento elezioni non fosse neanche all’ordine del giorno, neanche un cenno dalla maggioranza alle numerose richieste dell’opposizione. Bilancio approvato, ma l’area di chi non apprezza la gestione della Cassa sembra essersi allargata. “Stangata” della Corte dei Conti sulle mancate elezioni e sulle delibere già adottate in regime di prorogatio.
L’assemblea dei delegati di Enasarco, che faceva presagire un andamento scoppiettante, si è svolta oggi, tutto sommato senza scossoni. Le parti in causa, infatti, si erano già “affidate” alle future osservazioni dei ministeri vigilanti, cui nei giorni precedenti erano state inviate le note dall’opposizione e le contro-note dalle sigle di maggioranza.
L’odierna assemblea, che si è tenuta per la prima volta totalmente in videoconferenza per rispettare le disposizioni anti-Covid, è stata chiamata a votare sul bilancio consuntivo 2019, chiuso con un avanzo economico pari a 233 milioni di euro, in netto aumento rispetto al 2018, di oltre 90 milioni. L’avanzo del 2019 è già diminuito di 11 milioni, somma destinata preventivamente al Fondo FIRR, ossia il trattamento di fine rapporto degli iscritti.
Secondo la nota inviata da Enasarco, sarebbero tutti in miglioramento i saldi di bilancio principali. In particolare sono positivi i risultati conseguiti nella gestione istituzionale con un saldo complessivo di +188 milioni, a fronte dell’avanzo di +170 milioni del 2018, ed il patrimonio complessivo della Fondazione è cresciuto, arrivando a quota 7,8 miliardi, di cui 5.196 milioni costituiscono il patrimonio della previdenza (pari a 5,18 volte il valore delle pensioni in essere e 2.392 milioni il patrimonio del FIRR).
Dal lato della gestione previdenziale, il saldo (+71 mln) continua a crescere, con entrate previdenziali che finanziano la spesa per prestazioni, e i proventi finanziari ordinari lordi sono passati dai 113 mln del 2018 agli oltre 154 mln del 2019 (con un saldo finanziario totale pari a 182 mln, contro 75 mln del 2018).
Il rendimento lordo del patrimonio finanziario nel 2019 è stato del 3,9%, grazie a scelte d’investimento che hanno visto prevalere strumenti finanziari liquidi e a basso costo gestionale, con profilo di rischio/rendimento allineati all’asset allocation strategica che il Consiglio di amministrazione ha approvato. Per quanto riguarda la gestione del patrimonio immobiliare nel 2019, pur continuando le attività volte alle vendite dirette agli inquilini, si stanno sviluppando nuove strategie di gestione: dalle vendite delle unità immobiliari libere all’asta, alla gestione del patrimonio residuo diretto ed indiretto tramite lo strumento della Sicaf, con la finalità di ottimizzare i risultati e diminuire i costi di gestione.
Il voto dei delegati presenti (56 su 60), in definitiva, ha confermato il peso della maggioranza, ma l’area degli “scontenti” sembra essersi allargata. Infatti, a giudicare dai voti contrari (23, contro i 33 a favore), non sono solo i 16 delegati di opposizione (quelli firmatari delle richiesta di intervento ai ministeri vigilanti) quelli che hanno da ridire sia sul bilancio che sulla gestione della Cassa. Per cui c’è da chiedersi se la maggioranza, senza il voto di gran parte delle società preponenti – cui è riservato un peso da molti ritenuto eccessivo: 20 delegati su 60 – avrebbe mai potuto far prevalere la sua linea.
Assisteremmo ad un testa testa, probabilmente, dall’esito molto incerto.
La questione non è secondaria. Infatti, all’interno di una cassa fatta dagli agenti per gli agenti, il ruolo delle aziende preponenti dovrebbe essere decisamente più marginale, se non addirittura nullo. In pratica, è come se ANASF ed Assoreti, che già si trovano a lavorare insieme dentro l’Organismo Unico (OCF), si ritrovassero a braccetto all’interno di una (molto) ipotetica cassa previdenziale privata che i consulenti avrebbero ben meritato, e che la stessa ANASF non è stata capace di far nascere in quasi tre decenni di storia della professione.
Neanche sfiorato il tema delle elezioni. La circostanza, tecnicamente, non crea alcun imbarazzo, dal momento che l’argomento non era all’ordine del giorno, ma la maggioranza si è tenuta accuratamente a distanza da qualunque accenno – che sarebbe stato invece più che doveroso, visto il rinvio sine die (questo sì, piuttosto imbarazzante) – nonostante i tentativi di diversi consiglieri dell’opposizione di richiamare in assemblea il tema che ha contribuito a creare il “caso Enasarco“.
Sembra chiaro che la questione non può considerarsi chiusa, e che a breve arriveranno le determinazioni – e, si spera, le sollecitazioni – dei ministeri che sono stati oggetto di comunicazioni formali da ambo le parti. Nel frattempo, secondo fonti ufficiose proventi dagli stessi ministeri, la Procura regionale della Sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti avrebbe scritto ai ministeri del Lavoro, dell’Economia e alla direzione generale per le politiche previdenziali per segnalare che che il Consiglio uscente, scaduto il 13 giugno e dunque in regime di prorogatio per un periodo massimo di 45 giorni, non può in questa condizione che adottare atti di ordinaria amministrazione. Le conseguenze sarebbero di non poco conto: le varie delibere relative per esempio agli aiuti post-covid potrebbero essere considerate tutte irregolari, e dunque a rischio di danno erariale.
Di fronte ad un’intimazione della Corte dei conti, in caso di inottemperanza da parte della maggioranza della Cassa, si profilerebbe un commissariamento ad acta da parte del Governo.