Elezioni USA, Trump verso la sconfitta. La Corporate America vuole Biden
Con la sconfitta di Trump ormai certa, è chiaro che alle grandi corporation americane interessano gli effetti sull’Economia Reale e sugli utili prospettici di lungo periodo. Per questo hanno voluto fortemente Biden.
Di Massimo Bonaventura
Mentre il conteggio dei voti è ancora in corso, con Trump in netto svantaggio sullo sfidante, appare chiaro che Wall Street puntava proprio su Biden. Non che il presidente in carica dispiaccesse ai mercati finanziari, ma le grandi corporation americane guardano oltre, preferendo chi assicura maggiori benefici di lungo termine all’Economia Reale e al ciclo degli utili aziendali.
Chi opera nei mercati, invece, deve fare i conti anche con le aspettative di breve periodo, che in caso di vittoria conclamata di Biden (e accettata da Trump, che invece minaccia il ricorso alla Corte Suprema per asseriti brogli) potrebbero non coincidere esattamente con quelle di medio-lungo periodo.
Lo chiamano “assestamento post-elettorale”, e di solito in USA dura lo spazio di 24-48 ore, a meno che Trump non voglia ricorrere davvero contestando il risultato in tutti i modi possibili. In quel caso regnerà la volatilità per una settimana (al massimo fino al 12-13 Novembre), che rappresenta il periodo massimo di incertezza elettorale tollerato dal sistema americano, ed entro il quale le varie corti federali – ed eventualmente la Corte Suprema – si pronunceranno sui reclami del presidente uscente (come nel 2000, in occasione dello scontro tra George W. Bush e Al Gore).
In ogni caso, il precedente ricorso presentato a Houston dai repubblicani per invalidare 120.000 voti è stato respinto sia dalla corte locale che da quella d’appello federale, per cui sarà molto difficile che il potere giudiziario, anche ai massimi livelli, appoggi una fazione o l’altra e invada in qualche modo le prerogative del potere esecutivo.
Pertanto, a prescindere dal risultato e dai suoi strascichi temporanei in termini di conteggi e riconteggi, a trionfare saranno le logiche dell’Economia Reale. Infatti, con la vittoria di Biden verranno attuati sia un piano di investimenti strutturali nel medio termine, sia un piano anti Covid nel breve termine, quest’ultimo bloccato fino all’ultimo dai litigi elettorali. Complessivamente, si tratta di un pacchetto di sostegno pari a circa 4 triliardi di dollari, che sarà finanziato anche da aumenti fiscali più che compensati dalle ricadute positive sul giro d’affari delle aziende. Infatti, il prelievo sui profitti aziendali sul quale pare essere diretto Biden sarebbe aumentato al 28%, dopo che Trump lo aveva ridotto dal 35 al 21%. Ma per le grandi multinazionali americane non è difficile spostare gli utili in paesi con aliquote più favorevoli, per cui per loro cambia poco o nulla. Ciò che vale di più, invece, sono gli stimoli all’economia e ai consumi promessi da Biden, grazie ai quali per le grandi aziende si riaprirebbe una stagione di utili stabili nel lungo periodo.
Lo scenario più probabile del dopo-elezioni, con la vittoria di Biden, sembra essere quello che prevede:
– un nuovo rally in borsa;
– un ritorno del flusso di capitali verso i paesi emergenti, grazie alla politica tradizionalmente “multilaterale” dei democratici;
– PIL in crescita più sostenuta;
– maggiore disponibilità della Cina a negoziare accordi;
– nessun accordo bilaterale tra il “repubblicano inglese” Johnson e gli USA, e l’adozione di una linea più morbida del premier inglese con l’UE;
– un dollaro stabile al livello attuale (fino ad 1,20 contro Euro), e i tassi di interesse in lieve risalita (fino all’1% o giù di lì);
– aumento temporaneo della volatilità dei mercati, almeno fino a quando la “visione” della nuova governance americana non sarà chiara a tutti (ma la volatilità spesso fa bene ai mercati, e più è forte e maggiore stabilità di medio-lungo periodo preannuncia);
– risalita dell’oro, così come alcune valute-rifugio, ma la sua corsa presto verrebbe “anestetizzata” dal nuovo corso dei mercati favorevoli al programma Biden.
L’eventuale (e ormai quasi impossibile) vittoria di Trump, appesa com’è al filo dei ricorsi e delle schede non ancora contate del voto per corrispondenza, probabilmente determinerebbe un dollaro più forte ma deluderebbe le corporation ed i mercati, i quali chiederebbero a Trump un cambio di passo – anche in relazione alla guerra commerciale con la Cina – che non arriverebbe in tempi rapidi.
In termini di Economia Reale, secondo l’agenzia di rating Moody’s l’affermazione di Biden offre migliori prospettive rispetto ad un Trump-bis, producendo un aumento dell’occupazione del 2,8% da qui al 2024 (+2,1% con Trump), e la creazione di oltre 18 milioni di posti di lavoro (+11 mln con l’attuale presidente).
Tra tutte le analisi più autorevoli, quella di Goldman Sachs – che si augurava la c.d. “blue wave”, ossia la netta affermazione dei democratici alla Casa Bianca e in entrambi i rami del parlamento – non verrà confermata, perchè la Camera sembra essere saldamente in mano ai repubblicani. Pertanto, il piano di sostegno all’economia USA non arriverà in tempi rapidissimi, e ciò non permetterà all’amministrazione Biden di poter affrontare altrettanto rapidamente l’altro grande driver dei mercati finanziari: il vaccino contro il Covid-19.
Ecco, se proprio si deve individuare una buccia di banana che minaccia il cammino del prossimo presidente, quella è la gestione della pandemia, sulla quale gli americani si augurano discontinuità rispetto al passato e maggiore efficacia.
Ma non aspettiamoci un lockdown in stile europeo. Infatti, incombe il dominio di una Cina in grande vantaggio su tutti, e un eventuale blocco totale è fuori discussione.