Il fenomeno del mini farming nelle megalopoli. Nel 2050 1,3 miliardi di bocche in più da sfamare
In alcuni Paesi, il mini farming nelle megalopoli è una sperimentazione già in atto, e potrebbe rappresentare una risposta alle sfide che abbiamo davanti. Nel 2050 avremo bisogno di aumentare del 25% la produzione di cibo, e l’80% del consumo sarà concentrato nelle città.
Di Giulia Maria Moschen Bracho
La popolazione mondiale sta crescendo, e per l’anno 2050 avremo bisogno di aumentare del 25% la produzione di cibo. Inoltre, si stima che l’80% del consumo sarà concentrato nelle città. Singapore, per esempio, ha una delle densità di popolazione tra le più alte al mondo: circa 6500 persone per km quadrato. La terra scarseggia, e c’è un’elevata dipendenza dall’importazione di cibo. Quindi l’agricoltura urbana sta diventando una nuova normalità.
Le aree residenziali, così come quelle commerciali, stanno dedicando spazi all’agricoltura urbana. Così, serve una risposta alla necessità di produrre cibo in modo alternativo, ma anche una soluzione pratica per qualsiasi famiglia. Allo stesso modo per il mondo della ristorazione.
Edible Garden City è una società di consulenza di Singapore che opera nel campo dell’agricoltura urbana e del futuro del mini farming nelle megalopoli. Guida un movimento per sensibilizzare la coltivazione del proprio cibo a Singapore. Negli ultimi 7 anni ha costruito 200 mini farms (fattorie mini) in zone urbane: tetti dei ristoranti, scuole, residenze e ogni spazio che si possa adattare ad un giardino. Ogni quadrato verde da ornamentale diventa una piccola, ma produttiva, fattoria di verdura o frutta.
Sotto la supervisione di Edible Garden City, Noka (un ristorante di Singapore) ha creato un mini farm sul suo tetto, coltivando alcuni degli ingredienti utilizzati nella loro cucina. Questo progetto, non solo serve a portare a tavola ingredienti freschi e sicuri, ma funge anche da spazio pubblico, visitabile da chiunque. Questo concetto affronta contemporaneamente diversi aspetti interessanti:
– l’importanza dell’autosufficienza alimentare,
– la tracciabilità dei prodotti che portiamo a tavola,
– l’uso di spazi pubblici ed il loro scopo educativo,
– la maggiore vivibilità delle città, grazie all’impatto delle aree verdi.
MINI FARMING IN EUROPA – Conosciuto con il nome di CAP – “Common Agricultural Policy”, ossia Politica Agricola Comune – supporta circa 10 milioni di aziende agricole dell’EU; si stima che circa 22 milioni di persone lavorino in questo settore. E’ la voce, nell’agenda dell’UE, con il programma d’aiuto economico all’agricoltura più grande al mondo.
Il modo di concepire l’agricoltura sta cambiando già da anni, ed è nata una nuova generazione di agricoltori che lavora su piccoli orti innovativi nelle aree rurali, periurbane e urbane di tutta Europa. Gli agricoltori e le aziende che hanno deciso di intraprendere questo cammino lavorano su superfici relativamente piccole: dagli 0,01 ai 5 ettari. Spesso di tratta di policolture che arrivano a produrre fino a 100 varietà diverse nell’arco di un anno. Queste piccole policulture e micro fattorie biologiche stanno dando risultati positivi, e sono sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico. Inoltre, esse hanno una impatto positivo anche sulla comunità dove esse si trovano. Tuttavia è necessario continuare la ricerca per capire le opportunità ma anche le difficoltà di questo approccio all’agricoltura.
LA ROBOTICA E L’AGRICOLTURA – ROMI, acronimo di Robotics for Microfarms, è un progetto open-source che mira a sviluppare una piattaforma robotica leggera per piccole fattorie intensive. ROMI mira ad aiutare la riduzione di piante infestanti, a monitorare la coltura e quindi a ridurre il lavoro manuale. L’obiettivo finale è aiutare gli agricoltori a risparmiare il 25% del tempo dedicato a certe mansioni quotidiane. ROMI, inoltre, potrà acquisire informazioni dettagliate sulle piante e, lavorando con l’ausilio di un drone, riuscirà ad elaborare l’informazione globale sulle coltivazioni che potranno essere studiate, aiutando a capire come migliorare questo tipo di coltivazioni.
Il progetto coinvolge un consorzio interdisciplinare formato da sette stakeholders e finanziato dai fondi dell’UE Horizon 2020 di ricerca ed innovazione, per un totale di 3.868.186,25 euro. Trattandosi di un progetto che mira a migliorare le condizioni di lavoro delle comunità di agricoltori, tutti i risultati ottenuti sono presenti nel sito, così come la bibliografia e le altre informazioni utili.
LE SFIDE FUTURE DELL’AGRICOLTURA – Se nel 2050 avremo bisogno di dare da mangiare a circa 1,3 miliardi di persone in più rispetto ad oggi, è chiaro che i modelli di produzione, trasporto e consumo sono da rivedere e reinventare. Inoltre, i trend climatici ed ambientali avranno un impatto sia sulla capacità di produzione che sul trasporto. C’è da considerare, poi, l’aspetto di gestione dei rifiuti del cibo ed il suo spreco, che solo in parte l’economia circolare ci potrà aiutare ad affrontare e risolvere.
Le proiezioni dicono che per il 2050, nel Vecchio Continente, il livello di urbanizzazione crescerà del 87%. E in Italia, sempre secondo le previsioni dell’UE, si vedrà la crescita maggiore di zone urbanizzate di tutta l’Europa. Rimane chiaro che il futuro del mini farming nelle megalopoli (ed anche nelle zone periurbane) avrà un ruolo centrare per garantire una distribuzione equa di cibo.
In un futuro, non molto lontano, sarà responsabilità di tutti produrre alimenti per la comunità dove si vive.
ARTICLE REFERENCE: https://www.investireneimegatrend.it/il-futuro-del-mini-farming-nelle-megalopoli/