Enasarco, accolta l’istanza di Fare Presto sulla elezione del Cda. Assopam: sui conti vogliamo vederci chiaro
La vicenda di Enasarco, negli ultimi 15 mesi, ha vissuto di improvvise accelerazioni dello scontro tra la vecchia-nuova governance, e la lista Fare Presto!, che rivendica ancora oggi l’invalidità della composizione dell’attuale Cda. Dopo la sentenza del tribunale di Roma dello scorso 22 Aprile, Assopam apre le danze e riaccende il confronto, che si preannuncia più aspro che mai.
Si riaccende lo scontro in Enasarco, e se qualcuno pensava che la pandemia, da un lato, ed il silenzio delle parti in causa, dall’altro, fosse un segnale di “normalizzazione” dagli eventi di Novembre e Dicembre 2020, si sbagliava di grosso.
Infatti, lo scorso 22 Aprile il Tribunale Civile di Roma, sezione XVI Civile, a proposito della elezione del Cda di Enasarco, ha accolto l’istanza cautelare presentata dalla coalizione “Fare Presto!” (di cui fa parte anche Anasf) ed ha sospeso l’efficacia della delibera assunta dalla Commissione Elettorale della fondazione Enasarco del 28 dicembre 2020, sulla base della quale è stato eletto il Consiglio di amministrazione dell’Ente. A distanza di sole 24, sulla scorta della decisione giudiziale, Assopam – che fa parte della coalizione Fare Presto – da fuoco alle polveri con un comunicato stampa che se non è una dichiarazione di guerra, ci manca poco.
Il prossimo 29 Aprile, peraltro, è convocata l’assemblea dei delegati Enasarco, in occasione della quale è previsto il loro parere per l’approvazione del bilancio consuntivo. “I vertici di Assopam – si legge nella nota – prendono le distanze e sollevano una questione importantissima: come si fa a pretendere di far esprimere al voto gli ignari delegati (estranei a tutte le attività della governance Enasarco) per approvare o meno un bilancio così delicato, per di più solo alcuni giorni prima dalla data stabilita? Forse c’è chi considera i delegati come degli sprovveduti”. “E’ chiaro che la responsabilità di un eventuale approvazione del bilancio consuntivo ricadrebbe esclusivamente sulla testa dei delegati, quindi perché votare a occhi chiusi?”.
“Ci troviamo davanti ad un bilancio farraginoso – prosegue la nota di Assopam – chiuso con un utile di 50 milioni che, rapportato al patrimonio finanziario e immobiliare di oltre 6 miliardi di euro, rappresenta un misero 0,8%. Molto probabilmente un bambino di cinque anni avrebbe raggiunto risultati migliori”. “Si tratta, però, di un utile ‘sulla carta’, in cui non è stato considerato il Fondo Fenice e i rischi finanziari derivanti dal contenzioso, i quali ammontano a 162 milioni di euro per cause pendenti”.
“Inoltre – affermano i vertici di Assopam – fa molto discutere il fatto che in un ente in cui vengono amministrati cifre così importanti sia orfano da oltre due anni del Direttore Finanza. E’ come far partecipare Valentino Rossi al moto mondiale senza la sua moto. In compenso, però, si spendono quasi sei milioni di euro in consulenze (per lo più in spese legali) nonostante gli oltre 20 dei 400 dipendenti della Fondazione siano avvocati. A queste spese, inoltre, bisogna aggiungere altri 450.000 euro per un software dedicato al controllo del contenzioso, e quelle sostenute per il software “urna elettorale”, costato ben 173mila euro. Infine, è necessario riflettere sui soldi spesi in hardware per lo smartworking dei dipendenti, e gli oltre due milioni di euro per un call center esterno”.
“Infine – conclude la nota firmata dal presidente di Assopam Raffaele Tafuro – è importantissimo capire se il patrimonio immobiliare sia conforme al valore dichiarato. Secondo noi no. Forse qualcuno non ha ben compreso che i tempi sono cambiati, e che i soldi delle future pensioni degli agenti devono essere custoditi con cura e senza sprechi. A proposito di sprechi, qualcuno potrebbe darci una giustificazione plausibile circa il mega stipendio del Direttore Generale?”.