Le aziende del Nord Est sono resilienti. Grassetto: serve sostenere l’internazionalizzazione

Secondo Alessandro Grassetto di Bernoni Grant Thornton le imprese del Triveneto, nonostante la significativa contrazione dei ricavi e le importanti ripercussioni sulla situazione patrimoniale e finanziaria, stanno dimostrando notevoli segni di resilienza e di recupero.
Il Nord Est è un’area cruciale per l’economia italiana, dal momento che vi risiede un quinto della popolazione e si produce un quarto del PIL del settore privato. Inoltre, da quest’area industriale e commerciale si genera più di un terzo delle esportazioni del Paese.
Territorialmente, il Nord Est individua il raggruppamento di due regioni a statuto ordinario (Veneto, ed Emilia-Romagna) e due a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige), che hanno livelli di decentramento fiscale e amministrativo molto differenti. In particolare, il Trentino ha due province autonome e un sistema economico caratterizzato dal modello cooperativo, mentre in Friuli esiste un livello di autonomia più limitato e un sistema economico molto simile a quello Veneto, con una prevalenza di piccole e medie imprese che si tramandano da generazioni appartenenti alla stessa famiglia.
Relativamente alle regioni a statuto ordinario, secondo gli studi di Banca D’Italia l’Emilia-Romagna è percepita come “altra” rispetto ai tratti storici, politici e sociali del Nord Est, ma uguali sono le caratteristiche di un territorio a elevato tasso di crescita economica, che dal 1980 ad oggi è passata dall’essere un’area in ritardo economico ad una evoluta, con un PIL pro capite in linea a quello delle regioni europee più sviluppate (con un livello di occupazione, prima della pandemia, vicino per diversi anni al pieno impiego).
Naturalmente, anche nel Nord Est il Covid sta lasciando i suoi segni sul tessuto imprenditoriale fatto di piccola e media impresa manifatturiera, ma non mancano i segnali positivi. Secondo Alessandro Grassetto, partner di Bernoni Grant Thornton, “Il Nord Est, anche in questo periodo scosso dalla tempesta pandemica e percorso da così evidenti fattori di instabilità e di incertezza, ha fatto emergere i suoi punti di forza, i tratti distintivi e le capacità competitive che l’hanno sempre contraddistinto. Le imprese del Triveneto – nonostante la significativa contrazione dei ricavi e le importanti ripercussioni sulla situazione patrimoniale e finanziaria – stanno dimostrando notevoli segni di resilienza e di recupero”. “In attesa degli impulsi di ripresa – prosegue Grassetto – che arriveranno dal Decreto Sostegni bis e, in forma più ampia, dalla riforma strutturale fiscale prevista dal Recovery Funds, tra le azioni più
popolari intraprese dal legislatore per favorire il rafforzamento patrimoniale delle società si colloca la rivalutazione dei beni d’impresa (richiamata dall’art. 110 del DL n.104/2020) da rilevare nel bilancio 2020, che può essere operata ai soli fini civilistici o anche con effetto fiscale attraverso il versamento di un’imposta sostitutiva dell’IRES e dell’IRAP con aliquota del 3%. Altre misure volte a mitigare gli effetti negativi nella rappresentazione di bilancio sono la sospensione per l’anno 2020 fino al 100% dell’ammortamento delle immobilizzazioni materiali e immateriali, la disposizione contenuta nel Decreto Liquidità che prevede un termine ampio per la copertura delle perdite rilevanti (ex artt. 2446, 2447 e 2482-bis e 2482-ter c.c. emergenti dai bilanci in corso al 31 dicembre 2020) e la deroga in merito all’applicazione del principio di continuità aziendale (ai sensi del DL 34/2020)”.

Alessandro Grassetto
“Considerando la vocazione delle imprese del Nord Est all’esportazione e all’internazionalizzazione –conclude Grassetto – esistono diverse misure per favorire la ripresa dei rapporti con l’estero. Nel primo anno dell’emergenza sanitaria, la riduzione dell’export in Veneto è stata stimata in una perdita di fatturato di oltre 5,3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. Oggi le imprese venete sono pronte a far ripartire l’export e l’internazionalizzazione, e cresce la necessità di gestire opportunamente la fiscalità internazionale per ottimizzare le future scelte di investimento”.