Ottobre 5, 2024

Investire in Startup è questione di metodo, non di emozioni. In arrivo il tool di rating Startup Fixing

L’investimento in startup non può essere dettato solo dalle preferenze di natura emozionale, ma da un metodo razionale e replicabile per qualunque progetto di Equity Crowdfunding. A Settembre disponibile il tool di rating Startup Fixing dell’italiana ProjectBI.

Le recenti ricerche sui criteri di scelta adottati da chi ha investito in startup attraverso le piattaforme di Crowdfunding hanno rivelato che le loro preferenze sono dettate prevalentemente da elementi emozionali, i quali spesso consentono di “superare” persino il naturale sentimento di prudenza che si prova generalmente quando si acquistano azioni nei mercati regolamentati e che guida le nostre scelte. Infatti, è importante essere sempre informati sulle prospettive dell’azienda di cui diventiamo azionisti, ed la circostanza che i titoli siano quotati ufficialmente non deve costituire un deterrente verso la conoscenza di tutti gli elementi utili.

In buona sostanza, si tratta di un processo razionale – almeno così dovrebbe essere, nella maggior parte dei casi – che dà priorità al metodo, e relega l’emotività ad elemento del tutto secondario. Nel campo dell’Equity Crowdfunding, invece, si ha la sensazione che le scelte vengano dettate prevalentemente  da elementi emozionali o irrazionali, come l’interesse per un tema di importanza collettiva (clima, energie alternative, biotecnologie etc) oppure per le applicazioni informatiche di largo consumo. La  stessa Consob, sull’argomento, ha segnalato questa criticità nel suo sito dedicato all’Educazione Finanziaria “…il preponderante elemento emozionale nelle scelte di investimento in startup poste in essere dai risparmiatori, soprattutto non professionali, e il rischio di truffe, sono da tenere in considerazione prima di un investimento…..”.

Pertanto, è necessario uscire dalla “logica emozionale”, ma per farlo correttamente serve un metodo razionale di scelta e replicabile in tutti i progetti dell’Equity Crowdfunding. Su queste basi, la collaborazione di professionisti specializzati in diversi settori della finanza aziendale ha portato allo sviluppo di Startup Fixing, un tool di analisi che racchiude e sintetizza diverse discipline e competenze. Il tool è stato sviluppato da ProjetBI srl, che è essa stessa una startup innovativa italiana già conosciuta per aver creato nel 2018 (per conto di  Giuffrè Editore) la app “Indicatori di allerta”, finalizzata ad individuare precocemente segnali di crisi aziendale alla luce anche della riforma sulla Crisi d’impresa.

Ai fondatori di ProjectBI Carlo Mauri (Commercialista, Revisore ed Analista finanziario) e Roberto Massucco (Ingegnere Gestionale specializzato in sistemi informatici di analisi finanziaria) si è presto unito Alberto Villa, consulente finanziario autonomo, che ha portato il suo contributo di esperienza nella  formazione di assets d’investimenti, rendendo fruibile il tool agli investitori professionali e permettendo loro di beneficiare del set informativo che mette in evidenza, per tutte le proposte d’investimento in startup o in PMI innovative, l’intrinseca rischiosità ed il possibile rendimento atteso.

La fonte dei dati che alimentano il sistema di Startup Fixing sono gli stessi documenti obbligatori presenti  e pubblicamente consultabili nelle diverse piattaforme di Equity Crowdfunding. In particolare, vengono selezionati ed archiviati i dati economico-finanziari presenti nei business plan e nei bilanci. Le informazioni quantitative archiviate nel database passano alla successiva fase di analisi, dalla quale si genera finalizzata una scheda di valutazione sintetica relativa al progetto proposto sulla piattaforma. “Il fulcro di Startup Fixing – spiega Carlo Mauri – si fonda sulla coerenza tra rischio e rendimento, che deve rispettare il postulato fondamentale di ogni scelta di investimento finanziario, e cioè che ad un maggior rendimento corrisponde sempre un maggior rischio”. “Pertanto – aggiunge Mauri – abbiamo individuato dei criteri che ci consentono di apprezzare gli sviluppi del progetto in chiave prospettica, basandoci esclusivamente sulle informazioni di carattere economico e finanziario presenti nei business plan, senza apportare alcuna modifica od integrazione. In particolare, grazie al tool di Startup Fixing, siamo in grado di determinare il rendimento netto teorico atteso, assumendo che la vendita delle quote della startup si realizzerà nell’ultimo anno indicato all’interno del progetto”.

In sintesi, il tool Startup Fixing (che sarà disponibile in rete da Settembre) adotta come criterio di valutazione il metodo universalmente utilizzato per questo tipo di investimenti, denominato “Venture Capital Method”. Per quanto riguarda la verifica dell’adeguatezza del c.d. valore di Pre-Money, dichiarato nel business plan del progetto, al valore futuro dell’azienda, il tool Startup Fixing applica un tasso di attualizzazione implicito derivante dal metodo di attualizzazione dei flussi di cassa (DCF). “In ogni progetto di startup – spiega Carlo Mauri – il rischio maggiore è rappresentato dal valore di Pre-Money, che viene attribuito dagli stessi soci del progetto e, quindi, sconta la possibilità di essere un po’ troppo generoso. Se il valore determinato con il metodo DCF è sufficientemente maggiore rispetto al tasso espressione del rischio del settore di riferimento (che è una grandezza conosciuta), questo significa che chi ha redatto il business plan ha tenuto debitamente conto dell’elevato rischio specifico che inevitabilmente caratterizza progetti di questa natura”. La risultante finale di questo processo di analisi è un rating sintetico, che attribuisce un numero di “stelle” (da 1 a 5) quale espressione qualitativa del giudizio di Startup Fixing in funzione di alcuni parametri fondamentali. Più precisamente, il rating sarà più elevato:

– se il rendimento netto teorico atteso supera (o meno) il benchmark di rendimento predeterminato per questo tipo d’investimenti;
– se il business plan espone la presenza di almeno un brevetto, rendendo più difendibile l’azienda (e i suoi azionisti) dalla concorrenza;
– se la startup non beneficia di finanziamenti da parte di terzi;
– se il valore Pre-Money di partenza, autodeterminato dai fondatori della startup/Pmi, sconta adeguatamente il livello di rischio specifico del progetto in misura tale da ridurre lo stesso valore Pre-money ad un livello più conveniente per l’investitore.

Oggi le startup e le Pmi innovative godono di una particolare attenzione non solo da parte delle autorità italiane ed europee – basti pensare alle generose disposizione in materia fiscale per gli investitori, recentemente emanate dal nostro Governo – ma sempre di più anche da parte degli investitori e dei loro consulenti, e la forte crescita della raccolta fatta negli ultimi due anni lo testimonia. La tendenza ad investire nella c.d. economia reale viene sollecitata sempre più spesso dalle Istituzioni, e si ritiene che nel giro di qualche anno anche il settore delle startup e del Crowdfunding, con le dovute limitazioni in relazione ai profili di rischio, farà parte dei portafogli di tutti i risparmiatori, ma sia le nuove aziende che i futuri distributori (banche, reti, piattaforme indipendenti) dovranno dotarsi di uno strumento di analisi preventiva come Startup Fixing.

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