Equity Crowdfunding, business plan alla prova della “legge di Benford”
Come misurare l’affidabilità dei valori presenti nei business plan di Equity Crowdfunding? Ci viene in aiuto l’approccio innovativo della Legge di Benford.
Di Carlo Mauri
Il Portale web della Consob, nella sezione dedicata alla Educazione Finanziaria in tema di Equity Crowdfunding, evidenzia come nelle decisioni di investimento i risparmiatori non siano messi nelle condizioni di prestare la necessaria attenzione agli elementi razionali, nel senso che spesso non ce ne sono. Infatti, secondo la Consob il problema è che “….la mancanza di elementi economici e razionali cui fare riferimento e, conseguentemente, l’approccio inevitabilmente emozionale con cui si valuta l’investimento, oltre che la intrinseca rischiosità di società neo costituite operanti in settori innovativi, sono alla base dei principali rischi dell’investimento in startup innovative. A questi si aggiunge il rischio di truffa tipico di tutte le transazioni effettuate on-line”.
Invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: se a dominare le decisioni di investimento in una startup sono le componenti emotive e suggestionali, è evidente che manchino quelle quantitative e computazionali, con il risultato che l’asimmetria informativa tra startup e risparmiatori non trova alcun freno nei business plan. A ciò si aggiunga che l’assenza di riferimenti storici e comparativi, da utilizzare come elemento di confronto per valutare le prospettive dichiarate dagli amministratori delle startup, lascia campo aperto alle fascinazioni indotte dal marketing, che trova una valida motivazione nella mancanza, in una startup, di una “storia aziendale” da poter raccontare agli investitori.
Esposto così, il problema sembra di difficile soluzione, poiché l’accesso delle startup al Crowdfunding e ai mercati non può essere inibito senza negare l’essenza stessa del liberismo economico e delle libertà di intrapresa. Infatti, per quanto prudentemente possa essere stato redatto (soprattutto nella quantificazione del valore di Pre-money), un business plan vive all’interno dell’universo delle informazioni che influenzano sia le nostre scelte personali che quelle collettive. Molte di queste informazioni, in relazione ad un investimento, sono a loro volta costituite da una enorme quantità di valori numerici provenienti dalle più disparate fonti, delle quali non abbiamo alcun controllo (a meno che non ne siamo noi stessi gli autori e divulgatori). Pertanto, come possiamo essere veramente sicuri della loro autenticità?
Il problema, a causa del fenomeno della “iper-informazione” nato con la condivisione – e sempre più spesso con la “fabbricazione” – delle news sul web e sui social network, si manifesta oggi tramite due principali effetti collaterali: l’impossibilità di verificare le informazioni, da un lato, e la proliferazione delle c.d. fake news, dall’altro. Questo ordine di effetti, in tutta evidenza, non fa bene neanche al settore degli investimenti, dove le informazioni devono obbligatoriamente essere diffuse osservando precise regole di trasparenza e autenticità, ma ciò che esce fuori dai prospetti informativi degli investimenti di Crowdfunding, ed “entra” nel web, è sottoposto agli stessi rischi tipici del più celebre dei paradossi di Internet: troppa informazione=nessuna informazione.
Per dare soluzione al problema, possiamo ricorrere all’utilizzo critico della “Legge di Benford”, che è uno schema matematico statistico scoperto verso la fine dell’Ottocento dal matematico Simone Newcomb ma perfezionato negli anni ’30 del secolo scorso da Frank Benford, un brillante impiegato della General Eletric. Costui aveva intuito che i valori presenti nelle serie storiche prodotte dai più disparati fenomeni naturali, demografici e socio economici non fossero casuali, ma seguissero una “regola” ben precisa che determinava la probabilità del fenomeno osservato con particolare precisione. Il concetto appena espresso è un pó astruso per chi non ha dimestichezza con la statistica, ma basterà un semplice esercizio – davvero divertente – da fare a casa per comprendere l’utilità pratica della legge di Benford. Prendete un foglio di carta qualunque, e scrivete a casaccio un insieme numerico di trenta numeri, i primi che vi vengono in mente, senza alcun limite di cifra. Ebbene, secondo la regola di Benford almeno 9 di questi numeri (e cioè il 30%) inizieranno con la cifra 1, e quelli che iniziano con la cifra 9 saranno in quantità inferiore a quelli che iniziano con la cifra 2. Se avete eseguito l’esercizio, avrete constatato questo risultato con i vostri occhi, e se non lo avete fatto potete fidarvi: anche se raddoppiate o triplicate i numeri contenuti nella serie, il risultato sarà lo stesso.
A livello pratico, di conseguenza, su tutti i valori e le serie storiche che si discostano da questa regola penderà il sospetto di una frode, di una volontaria manipolazione o di un errore. Infatti, grazie alla legge di Benford si è riusciti persino a scoprire le anomalie presenti in alcune piattaforme che trattano le criptovalute – notoriamente prive di controllo istituzionale – e le “finte visualizzazioni” prodotte dai c.d. bot per gonfiare i dati di un’azienda in cerca di sponsor o di acquirenti per i suoi spazi pubblicitari. Allo stesso modo, una serie storica di dati finanziari prospettici riferiti ad un investimento in Equity Crowdfunding può essere messa alla prova della legge di Benford, e in caso di difformità dei dati rispetto ad essa un investitore sarebbe portato a verificare una truffa o, come accade più generalmente, una certa mancanza di accuratezza – a volte volontaria – nella redazione dei risultati prospettici.
In ogni caso, si tratta di una arma in più per gli investitori che, di fronte al business plan di una startup, non hanno molte chance di capire se le informazioni contenute siano autentiche ed esatte. Infatti, i ricavi ipotetici futuri, per essere calcolati correttamente, devono essere ottenuti da un processo moltiplicativo e additivo che coinvolge la quantità di prodotti venduti ogni anno, il prezzo unitario di vendita, i costi diretti ed indiretti ed il margine di profitto desiderato, e se i valori contabili prospettici si discostano dalle corrette operazioni di moltiplicazione e sommatoria di quelle grandezze, al solo scopo di gonfiare i risultati del business plan e facilitare la raccolta fondi, la legge di Benford lo evidenzierà con un eccellente margine di approssimazione.