Missili e Startup: analogie astro-aziendali, tra forza di gravità e mercato
Come succede ad un razzo lanciato nello spazio, anche una startup consuma rapidamente il “propellente” dei capitali iniziali allo scopo di vincere gli attriti e le resistenze competitive del mercato, che ostacolano l’ascesa del nuovo prodotto/servizio.
Di Carlo Mauri*
I siti che parlano di Startup spesso espongono in bella mostra un’iconografia rappresentata da missili in fase di decollo, certamente allo scopo di evocare l’impetuoso lancio di un’azienda innovativa a cui viene impressa un’accelerazione straordinaria per raggiungere elevati livelli di ricavi e marginalità.
Questa suggestione, nell’immaginario collettivo, è frequentemente associata alle aziende in fase di startup, per le quali l’innovazione di prodotto o di processo è tale da vincere qualsiasi legame “gravitazionale” che vincola di solito la crescita nei mercati tradizionali e maturi. Naturalmente, il marketing sfrutta questa rappresentazione per scaldare gli animi degli startuppers e gli appetiti degli investitori, i quali sono modi dall’aspettativa di altrettanti rapidi ed ingenti guadagni. Riflettendoci, però, quella appena evidenziata non è solo una immagine efficace in termini di comunicazione, e la metafora dei razzi che puntano verso lo spazio cosmico sfruttando i principi della Fisica Classica – quella che si usa in Astronautica, per capirci – sia assolutamente pertinente per comprendere i fenomeni aziendali innovativi. Infatti, il lancio di un missile trasforma rapidamente l’energia del propellente in spinta di accelerazione volta a vincere l’attrito della forza di gravità; allo stesso modo, il lancio di una startup consuma rapidamente il “propellente” dei capitali iniziali (cash burnout) allo scopo di vincere gli attriti e le resistenze competitive del mercato che si frappongono ostacolando l’ascesa delle vendite del nuovo prodotto/servizio.
Entrambi i fenomeni, quindi, “trasformano” risorse: i missili per generare “lavoro” (work), sotto forma di spostamento nello spazio, e le startup per generare “valore” (worth), sotto forma di acquisizione di quote di mercato. Quindi, non v’è dubbio che una certa analogia esiste, e vale la pena approfondire questa evidente similitudine facendo ricorso proprio alle nozioni di fisica che molti di noi imparano al liceo. In Fisica, il Lavoro (work, W) è definito come il prodotto tra la Forza F e lo Spazio/spostamento S (W = F x S), mentre con l’espressione F = m x a esprimiamo la formula in base alla quale la Forza (F) è pari al prodotto tra la Massa (m) e l’Accelerazione (a) che viene impressa dall’azione dell’energia sviluppata dal propellente. Unendo le due espressioni in base alla definizione della Forza F (m x a), la formula W = F x S può essere espressa anche con W = m x a x S, in ciò significando che il Lavoro è determinato dal prodotto tra massa, accelerazione e spazio/spostamento.
Trasferendo il ragionamento in Finanza Aziendale, il valore di una startup, che esprimiamo con il termine worth (W), secondo il metodo reddituale è esprimibile tramite il prodotto tra il reddito medio normalmente atteso (R) nei successivi t anni futuri, e il coefficiente che attualizza ad oggi i flussi dei redditi medi futuri nei prossimi t anni. Questo coefficiente, sintetizzato nei simboli (a-|i), è tanto più grande quanto maggiore è il numero di anni futuri (t) e quanto minore è il tasso di attualizzazione (i). La formula per ricavare il valore della startup, è delineata dall’espressione W = R x a-|i. Considerando che il tasso di attualizzazione è direttamente correlato al livello dei tassi applicati nei mercati finanziari ed al rischio intrinseco dell’operazione, avremo che maggiori sono i tassi di mercato e di rischio, minore sarà il valore W aziendale.
Per analogia, quindi, il tasso di attualizzazione (i) misura la “forza finanziaria” – simile a quella di gravità che si oppone al missile – che deve essere contrastata per far decollare il valore dell’azienda. Nelle startup, l’accelerazione (a) è data dalla spinta generata dal reddito R ottenuto dal “lavoro” della gestione, e la massa (m) è associabile al tasso di attualizzazione (i) sia del sistema (mercato finanziario più “rischio paese”) sia del rischio intrinseco alla startup stessa – di solito abbastanza alto – in modo tale che a maggiori tassi e rischi corrisponde un minor valore aziendale (W).
E così, mentre un razzo si sposta (S) nello spazio grazie al lavoro (W) generato dal propulsore, un’azienda viaggia nel tempo (t) grazie al valore (W) generato dalla gestione, e sia l’una che l’altra consumano molta energia (propellente il razzo, denaro la startup) senza però avere una garanzia del risultato, poiché il rischio d’insuccesso grava su entrambi. Tuttavia, una differenza sostanziale tra le due dinamiche esiste. Infatti, mentre nel caso del missile mai tutta l’energia impiegata si trasformerà in lavoro (secondo principio della termodinamica), nel caso di una startup tutta la ricchezza consumata si potrebbe e dovrebbe trasformare in “valore” in misura assai maggiore rispetto alla ricchezza iniziale apportata, e questa in fondo è la vera scommessa che muove le decisioni degli astronauti. Pardon, degli investitori.
* Commercialista e socio AIAF, Managing Partner di M&V Private Corporate Advisor
e co-ideatore di Startup Fixing