Domande che gli investitori devono porsi nell’anno in corso

Anche se il mondo non è affatto vicino allo scenario di iperinflazione sperimentato negli anni ’70, gli investitori obbligazionari con una bassa tolleranza al rischio potrebbero subire un forte colpo al loro portafoglio di investimenti.
Lo scenario economico all’inizio del 2022 raramente è stato così opaco, e i piccoli-medi risparmiatori devono porsi alcune domande difficili per le quali non sembrano esserci risposte chiare. Infatti, la nuova normalità è che i mercati finanziari oggi sono caratterizzati da una cronica mancanza di chiarezza, da rischi sconosciuti e, rispetto al passato, da nessuna garanzia che le previsioni degli esperti “di fiducia” siano più affidabili di altre.
Negli ultimi due anni, le banche centrali hanno inondato le economie globali con enormi quantità di denaro, e questa strategia ha aiutato molte economie a evitare profonde depressioni. Tuttavia, il danno collaterale è l’inflazione, che è in rapido aumento e che può distruggere rapidamente la ricchezza personale in termini reali, dal momento che i banchieri centrali non si concentrano più sul controllo dell’inflazione – come facevano fino a qualche anno fa – ma cambiano idea anche molto rapidamente come nel tentativo di calmare i mercati nervosi e, allo stesso tempo, agire come “cani da guardia” contro la spirale dell’inflazione.
Oggi molti hanno scoperto l’azzardo dei banchieri sull’inflazione “elevata ma solo transitoria”, e la politica monetaria non sembra essere in grado di risolvere il problema dell’aumento dei prezzi che oggi è trainato da dinamiche piuttosto complesse. Per chi ha una propensione al rischio meno conservatrice, le azioni sono solitamente una migliore copertura contro la spirale dell’inflazione, rispetto alle obbligazioni, ma questa alternativa prevede molti avvertimenti. Innanzitutto, i prezzi delle azioni statunitensi ed europee potrebbero essere già piuttosto alti. Inoltre, se la crescita economica ristagna a causa della variante Omicron e del ritardo delle riforme strutturali, i corsi azionari potrebbero subire un colpo. Questo rischio diventa più minaccioso se le banche centrali inizieranno ad aumentare i tassi di interesse e a ritirare troppo presto i regimi di sostegno al COVID.
Il mercato azionario rimane troppo superficiale e dominato da pochissime imprese quotate in borsa per offrire il comfort di una strategia basata sulla diversificazione, e solo i mercati azionari europei e statunitensi possono offrire migliori opportunità di diversificazione per i piccoli investitori al dettaglio. Non così il mercato obbligazionario, che presenta ancora più sfide per gli investitori, poiché la propensione al rischio di credito delle banche è oggi molto più prudente che mai, e ciò ha spinto alcune imprese molto giovani ed ancora in fase di sviluppo (e ad alto rischio) a ricorrere all’emissione di obbligazioni che pagano certamente rendimenti più elevati rispetto ai depositi bancari, ma che comportano rischi considerevoli per gli investitori inesperti.
Negli ultimi anni, la maggior parte del rischio di credito si è spostata dal settore bancario ai mercati dei capitali e del debito societario meno regolamentati. Questa non è una buona cosa per gli investitori al dettaglio, che potrebbero trovare difficile capire il prezzo del rischio. Il rendimento delle obbligazioni investment grade che non sono collegate a un indice di inflazione può diventare negativo se l’inflazione continua a crescere a un ritmo sostenuto. Anche se non siamo affatto vicini allo scenario di iperinflazione sperimentato negli anni ’70, gli investitori obbligazionari con una bassa tolleranza al rischio potrebbero subire un forte colpo al loro fondo di risparmio.
Coloro che sono interessati ai mercati emergenti devono porre domande ancora più impegnative. Le crescenti tensioni geopolitiche e le strategie di cambiamento della catena di approvvigionamento potrebbero significare che gli investimenti in tecnologia, istruzione e società immobiliari in Cina potrebbero subire dei cali rilevanti. E così molti investitori trovano meno impegnativo – per quanto sia più dispendioso – incanalare i propri risparmi nei mercati finanziari attraverso i gestori di fondi e sicav, oppure attraverso le compagnie assicurative, nella convinzione che gli esperti possano fare un lavoro migliore. Questa è spesso una strategia valida, ma c’è un avvertimento da fare: alcuni gestori patrimoniali cercano di battere i bassi rendimenti offerti negli ultimi anni dal debito e da alcuni mercati azionari, diversificando una parte dei loro schemi di investimento collettivo in attività più volatili e meno liquidi.
Gli investitori hanno i propri livelli di tolleranza al rischio, e generalmente i piccoli investitori ne hanno poca. La differenza potrebbe farla l’educazione finanziaria, che permetterebbe di avvalersi di una consulenza professionale comprendendo le implicazioni più importanti dei rischi legati agli specifici strumenti finanziari. Molti potrebbero così tollerare con meno ansia la possibilità di una perdita marginale del loro capitale nel breve periodo, e posizionare le proprie disponibilità – o parte di esse – nel medio e lungo periodo, deviando parzialmente dalla strategia a bassissimo rischio.