Ciclo di crescita USA in anticipo rispetto all’Europa: la Bce non inasprirà i tassi

Il dibattito sui tassi si è spostato sulle modalità del loro inasprimento, dividendo gli analisti tra i sostenitori di un aumento rapido e sostenuto, e quelli che ritengono certa una crescita lenta e graduale.
Le azioni in Europa hanno chiuso al ribasso la scorsa settimana, poiché sono cresciute le aspettative che la Banca centrale europea (BCE) aumenti i tassi di interesse nel corso di quest’anno. In termini di valuta locale, l’indice paneuropeo STOXX Europe 600 è sceso dell’1,40%. Tra i principali indici, l’indice tedesco Xetra DAX è scivolato dell’1,76%, l’indice FTSE MIB italiano ha perso l’1,75% e l’indice francese CAC 40 si è indebolito dell’1,04%. L’indice FTSE 100 del Regno Unito è scivolato dello 0,65%.
Anche la Banca d’Inghilterra (BoE) potrebbe inasprire la sua politica monetaria. Il governatore della BoE Andrew Bailey ha detto a un comitato di legislatori che era preoccupato che l’inflazione elevata nel Regno Unito potesse durare più a lungo di quanto previsto, a causa dell’aumento dei costi energetici e dei segnali di aumento della domanda salariale. In precedenza, i dati hanno mostrato che l’inflazione ha raggiunto il 5,4% a dicembre, il livello più alto dal 1992. Tuttavia, il dibattito europeo sui tassi si è spostato sulle modalità del suo inasprimento, e adesso divide gli analisti tra i sostenitori di un inasprimento in stile USA (rapido e sostenuto) e quelli che ritengono certo un aumento lento e graduale (in stile Bce).
Francia, Irlanda e Regno Unito, peraltro, hanno cominciato ad allentare la maggior parte delle restrizioni sul coronavirus, nonostante il numero crescente di casi di COVID-19. Infatti, in Francia la maggior parte dei controlli non si applicherà più dall’inizio di febbraio, anche se i cittadini dovranno mostrare le tessere per i vaccini e indossare maschere al chiuso.
Nel frattempo, sono scesi i rendimenti obbligazionari core dell’eurozona poiché la presidente della Bce Christine Lagarde ha respinto le aspettative di un aumento dei tassi di interesse nel corso del 2022, e le tensioni geopolitiche sull’Ucraina si sono intensificate. I rendimenti dei titoli obbligazionari periferici dell’eurozona hanno ampiamente seguito i mercati principali, ma hanno chiuso pressoché invariati. I rendimenti dei gilt britannici hanno chiuso leggermente al rialzo, poiché l’inflazione è ai massimi da 30 anni e ha portato i mercati a scontare la maggiore probabilità di un aumento del tasso della BoE già a febbraio.
Dal punto di vista della politica monetaria, la Lagarde appare ferma sulla sua posizione di non aumentare subito i tassi, ma si intravede una profonda spaccatura in seno alla Bce dopo che la presidente ha respinto le richieste alla banca centrale di aumentare i tassi di interesse più rapidamente del previsto per frenare l’inflazione record, affermando alla radio France Inter che il ciclo di ripresa economica negli Stati Uniti è in anticipo rispetto a quello dell’Europa, per cui non vede le motivazioni per un inasprimento più veloce. Rimane il fatto, però, che l’aumento dei costi energetici e alimentari ha portato l’inflazione dell’eurozona a un record del 5% a dicembre, ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della BCE, e questo rende la posizione della Lagarde più difficile da accettare, anche se la stessa ha ribadito che l’inflazione si stabilizzerà e “gradualmente scenderà” al di sotto dell’obiettivo entro la fine dell’anno.
Pertanto, sono emerse profonde divisioni nel Consiglio direttivo della BCE per la fissazione dei tassi, secondo i verbali. La maggioranza ha convenuto che “era ancora necessario un sostanziale sostegno monetario” affinché l’inflazione si possa stabilizzare al livello obiettivo della banca centrale nei prossimi tre anni. Tuttavia, alcuni membri hanno avvertito che l’inflazione potrebbe rimanere alta più a lungo, e hanno affermato di non poter sostenere il “pacchetto globale” di adeguamenti ai programmi di acquisto di attività della banca.