Mercati azionari, la view di BlackRock: eccessiva reazione al ribasso
Secondo BlackRock Netherlands, è un contesto difficile per aggiungere rischio in portafoglio. I mercati mostrano una eccessiva reazione al ribasso, e i movimenti di prezzo non si riconciliano con i dati di esposizione alla Russia o ai paesi limitrofi.
Da inizio anno asset manager e investitori hanno assistito a una discesa dei mercati azionari e dei mercati obbligazionari. Contemporaneamente, si è visto anche un apprezzamento del dollaro, tanto che ci si chiede se in questa fase è meglio essere esposti alla valuta americana.
Secondo BlackRock, “ciò che ha funzionato di recente è non avere euro. L’Europa, infatti, è al centro della crisi, non solo al centro della crisi geopolitica ma anche al centro delle conseguenze della crisi. Non avere euro o essere sottopeso azionario europeo sono le due cose che hanno funzionato maggiormente. È un caso evidente di ricostituzione del premio per il rischio, poichè normalmente solo nei paesi emergenti si ha una situazione in cui il mercato azionario si indebolisce mentre la valuta si indebolisce. Solitamente nei paesi sviluppati avviene l’opposto: la valuta che si indebolisce tende a essere associata a mercati azionari più forti. Quello che è successo nel corso delle ultime due settimane è un classico caso di aumento del premio per il rischio associato agli asset europei, che ha fatto sì che l’euro si indebolisse e contemporaneamente l’Europa ex UK sia stata il peggior mercato. Abbiamo sempre detenuto un po’ più di dollari di quella che è la nostra visione strategica di portafoglio in quanto funzionano come hedging nelle fasi di risk-off. Riteniamo che questa proprietà del dollaro permanga, così come per lo Yen e in parte per il RMB. Il mercato inizia a scontare che non vi sono ulteriori sanzioni in arrivo e potrebbe potenzialmente rimbalzare, e se si arrivasse a una tregua negoziata il rimbalzo potrebbe essere significativamente importante. Dobbiamo essere quindi cauti in fasi così volatili a prendere posizioni che siano giustificabili nel medio termine”.
L’ultima settimana è stata positiva per i flussi degli strumenti obbligazionari. È il momento di incrementare l’esposizione?
No. Riteniamo che l’attuale situazione porti con sè non solo un’inflazione strutturalmente più alta per lungo tempo ma anche una funzione di reazione dei policy makers che è tesa a sostenere la domanda. Non assisteremo a ciò a cui abbiamo assistito durante il Covid, ma riteniamo che la politica fiscale sarà tendenzialmente un po’ più espansiva. Non crediamo ci sarà il coordinamento fiscale e monetario a cui abbiamo assistito durante il Covid. Un conto è che le banche centrali acquistano bond con bassi
prezzi del petrolio e bassi livelli di inflazione, rischiando di entrare in deflazione, un conto è comprare bond con
livelli di inflazione al 6-8%. Questo genera una situazione in cui abbiamo bassi rendimenti a scadenza negli Stati Uniti e in Europa, e livelli alti di inflazione. La nostra view è positiva sui linkers. Siamo positivi anche sull’obbligazionario cinese, tuttavia vediamo un solo rischio che facciamo fatica a prezzare: la Russia non ha tante cose da vendere e sappiamo che una parte rilevante delle riserve è in RMB. È possibile che la Russia decida di ridurre questa esposizione e questo metterebbe un po’ di pressione sia sul RMB che sul mercato obbligazionario cinese. Riteniamo che la Cina non sia alla ricerca di un RMB più forte, ma stabile o al margine un po’ più debole.
Il rischio di stagflazione come incide sulle politiche delle banche centrali?
Quella attuale è a tutti gli effetti una situazione stagflazionistica: la crescita rallenta e l’inflazione aumenta. Tuttavia se confrontiamo l’attuale contesto con quello degli anni ‘70, riteniamo che l’inflazione sia strutturalmente più alta, seppur non ai livelli degli anni ’70. Inoltre, non riteniamo che, a differenza degli anni ’70, la crescita economica sia significativamente più bassa rispetto al decennio precedente. Crediamo che i tassi di crescita economica siano molto simili al decennio precedente, mentre l’inflazione sarà più alta. Non riteniamo che i tassi reali possano diventare positivi. Ciò che è realistico è pensare che le banche centrali adeguino la politica monetaria all’inflazione: più inflazione si accompagna a tassi nomali più alti, ma tassi reali negativi o al massimo vicino allo zero. Guardando all’andamento dei settori nelle ultime settimane, vediamo deflussi dai finanziari e contemporaneamente flussi su energia e settore sanitario.
le nostre view sui settori
Attualmente siamo più positivi nell’aggiungere posizioni nel campo delle energie alternative. È un settore che ha performato molto bene nel 2020, molto male nel 2021, è partito male nel 2022 e più di recente ha fatto bene. C’è una considerazione di breve termine che va contro l’energie alternative dove in una war economy passano in secondo piano. Tuttavia strategicamente nei prossimi anni l’Europa attuerà una politica energetica che la renderà più indipendente. L’energia importata dal resto del mondo presenta rischi geopolitici e questo porterà a significativi investimenti per cercare di dotarsi di indipendenza energetica. Crediamo che il nucleare rimanga off-limits per i paesi europei tranne la Francia. Il tema delle energie alternative diventa centrale dal punto di vista strategico per l’Europa. Il settore sanitario è un settore difensivo. Presenta una sensibilità alle dinamiche dei tassi di interesse, tuttavia è una sensibilità limitata poichè è un settore che tratta a sconto rispetto al mercato. Presenta cashflow che dipendono relativamente poco dall’andamento ciclico e ci sembra quindi un settore che ha sia valore di hedging di breve che valore strategico. Sul settore mining, siamo strategicamente positivi ma non riteniamo opportuno incrementare l’esposizione in questo momento. Un grande tema è il settore dei finanziari, che abbiamo ridotto non per motivi legati al conflitto quanto piuttosto per via del fatto che i tassi sono saliti molto rapidamente. Riteniamo che attualmente ci sia una eccessiva reazione al ribasso. Se guardiamo ai movimenti di prezzo, questi non si riconciliano con i dati di esposizione alla Russia o ai paesi limitrofi. È un’area dove potenzialmente potremmo aggiungere ma vorremmo vedere segnali come la fine dell’escalation. L’attuale è un contesto difficile per aggiungere rischio in portafoglio. Dovremmo iniziare a vedere segni di de-escalation che ad oggi non abbiamo.
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