Febbraio 13, 2025

Mercati: l’azionario globale scende, i rendimenti salgono. Dall’Opec un gioco a somma zero

La decisione dell’OPEC di aumentare la produzione un pò più del previsto non influirà sull’offerta globale, poiché man mano che la Cina allenterà le restrizioni la maggiore domanda assorbirà il surplus di offerta.

Ancora in discesa i mercati azionari globali dopo che i dati hanno mostrato come l’economia americana abbia generato un numero di posti di lavoro maggiore del previsto nel mese di maggio, segnalando che la Federal Reserve probabilmente continuerà ad aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo nel suo sforzo per frenare l’inflazione. Salvo spunti positivi improvvisi, pertanto, la settimana in corso dovrebbe seguire la scia, non lasciando intravedere alcun momento di svolta.

Nel dettaglio, il rapporto sull’occupazione attentamente monitorato dal dipartimento del lavoro ha mostrato che l’economia statunitense ha aggiunto 390.000 posti di lavoro a maggio, con il tasso di disoccupazione stabile al 3,6% per il terzo mese consecutivo, battendo la maggior parte delle stime degli analisti. I trader speravano che il rapporto sull’occupazione rivelasse segni di debolezza nell’economia statunitense, in modo tale da persuadere la Fed ad ammorbidire la sua posizione sull’inflazione e sui tassi di interesse, e quindi per evitare di innescare una recessione. Infatti, ad eccezione del commercio al dettaglio, l’economia sul fronte dell’occupazione continua a crescere, e adesso la Fed ha ancora bisogno di distruggere un pò di domanda con aumenti dei tassi di 50 punti nei prossimi appuntamenti”.

Parlando di mercati, sia l’indice azionario mondiale MSCI – replicante le azioni di 50 paesi – che l’indice paneuropeo STOXX 600 sono scesi, mentre i rendimenti del Tesoro USA sono saliti ai massimi di due settimane (i treasury a 10 anni sono saliti al 2,946%, mentre quelli a due anni al 2,6606%). A Wall Street, tutti e tre i principali indici hanno chiuso al ribasso, spinti al ribasso dalle vendite nei settori della tecnologia, dei beni voluttuari, dei servizi di comunicazione, dei finanziari e dell’industria. La Fed aveva riconosciuto che in autunno avrebbe potuto fare una pausa, ma adesso è tutto in discussione. Nel frattempo, il dollaro USA è salito contro un paniere di valute dopo il rapporto sull’occupazione, e i prezzi del petrolio si sono stabilizzati al rialzo, sostenuti dalle aspettative che la decisione dell’OPEC di aumentare gli obiettivi di produzione leggermente più del previsto non influirà molto sull’offerta globale, poiché ci si attende un aumento della domanda man mano che la Cina allenterà le restrizioni legate alla pandemia di COVID-19.

In pratica, una mossa a somma zero, che dimostra la volontà politica dell’Opec di lasciare i prezzi del greggio non al di sotto di quota 100 dollari, contro un costo medio di estrazione e raffinazione stimato in circa 28 dollari al barile in area Opec+ (ossia nel raggruppamento allargato alla Russia). Inoltre, i prezzi del greggio sono aumentati per la sesta settimana consecutiva – con il greggio West Texas Intermediate (WTI) che è salito a 120 dollari al barile – poiché la decisione dell’Unione Europea di vietare fino al 90% delle importazioni di petrolio russo ha sollevato preoccupazioni per l’offerta limitata. I prezzi dell’oro, invece, sono scesi di quasi l’1% dopo che l’attrattiva dei metalli preziosi è stata intaccata dall’aumento dei rendimenti del dollaro USA e del Tesoro.

Cosa aspettarsi dai mercati questa settimana – I mercati azionari statunitensi hanno perso i guadagni realizzati all’inizio della settimana, poiché le aspettative di un più rapido inasprimento da parte della Federal Reserve hanno portato a un’ondata di vendite di titoli azionari e obbligazionari governativi. La settimana corrente sarà probabilmente relativamente tranquilla sui mercati finanziari, ed il momento clou sarà l’attesissimo aggiornamento di maggio del tasso di variazione dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, che potrebbe indicare se l’inflazione potrebbe aver raggiunto il picco o se le pressioni sui prezzi possano accelerare ulteriormente. Peraltro, gli osservatori del mercato possono anche aspettarsi numerosi aggiornamenti economici dall’estero, comprese le stime finali per la crescita del PIL nel primo trimestre nell’eurozona e in Giappone.

L’inflazione negli Stati Uniti è leggermente decelerata all’8,3% ad aprile, dopo aver raggiunto il massimo in 41 anni dell’8,5% a marzo. L’aumento dei costi dell’energia continua a guidare l’aumento dei prezzi, con il prezzo medio nazionale di un gallone di gas che sale al livello record di 4,76 dollari. Sempre venerdì, l’Università del Michigan rilascerà la lettura preliminare di giugno del suo Consumer Sentiment Index (MSCI). L’indicatore del sentiment misura la fiducia dei consumatori per quanto riguarda le proprie finanze, nonché le loro prospettive a breve e lungo termine per l’economia statunitense in generale. Dato che la spesa dei consumatori rappresenta oltre i due terzi del prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti, il Michigan Consumer Sentiment Index è un prezioso indicatore per la fiducia generale dei consumatori.

Le stime di consenso per la lettura preliminare di giugno prevedono un calo dell’MSCI a 58,1, poiché l’inflazione persistentemente elevata e i crescenti timori di un rallentamento economico continuano a incidere sulla fiducia dei consumatori.

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