Mutui, tassi in crescita in tutto il mondo. Italia: andamento delle consistenze al I trimestre 2022
In Italia i mutui a tasso variabile sono ancora convenienti in Europa, ma quelli a tasso fisso sono tra i più alti nella Ue. Kìron: prosegue la crescita dei mutui attivi circolanti.
Dall’indagine condotta da Mutui.it e Facile.it sull’andamento degli indici registrati online in 12 paesi a inizio settembre (su un ipotetico finanziamento di 120.000 euro in 20 anni per un immobile del valore di 180.000 euro) sappiamo che oggi i tassi dei mutui sono tornati a crescere in Italia, e chi si è già avvicinato alle banche ha già provato questa sensazione, soprattutto se aveva già fatto una “puntatina” nel mondo dei mutui alla fine del 2021, ma aveva rinviato.
L’inflazione persistentemente elevata ha costretto le banche centrali ad avviare una politica monetaria restrittiva e ad aumentare i tassi, di conseguenza la domanda si è concentrata sui tassi variabili, che sono tra i più bassi in Europa, sostituendo il tasso fisso che, invece, adesso è intorno al 2,90% – uno dei più alti nella Ue – e solo 11 mesi fa viaggiava allo 0,80%. Pertanto, se dodici mesi fa gli aspiranti mutuatari italiani potevano godere dei tassi fissi più bassi d’Europa, oggi in Italia solo Grecia e Germania fanno peggio di noi, con mutui a tasso fisso che partono, rispettivamente, da 3,20% e 3,12%. Va meglio per Spagna e Portogallo (2% e 2,10%), mentre in Francia i mutuatari possono accedere alle migliori condizioni tra quelle offerte dai Paesi Ue, con tassi fissi che partono da 1,80%.
Tuttavia, dal momento che l’analisi in questione ha rilevato i TAN (tasso Annuo Nominale) e non i TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), ossia i tassi comprensivi di tutti i caricamenti previsti da un contratto di mutuo – tra le altre: perizia, polizze assicurative, istruttoria, costi di incasso rata – nessuno si sorprenderà se i tassi fissi “finiti” effettivamente applicati superano regolarmente il 4%. Invece, relativamente al tasso variabile nessun paese tra quelli analizzati offre meno dell’Italia, i cui tassi (sempre i TAN) partono dall’1,32%, mentre sono pari all’1,87% in Portogallo, al 2% in Svizzera e al 2,34% nel Regno Unito, a puro titolo di esempio.
Anche fuori dall’Europa c’è una crescita generalizzata dei tassi sui mutui. Negli Stati Uniti, per esempio, i TAN offerti per un mutuo a tasso fisso partono da un abbondante 5,25% contro le proposte comprese tra il 2,25% e il 3,12% del 2021. In Australia i tassi fissi partono dal 4,59% (meno del 2% lo scorso anno) mentre in Brasile un mutuo a tasso fisso viene indicizzato a partire dal 9%.
Kìron Partner SpA, società di mediazione creditizia del Gruppo Tecnocasa, ha analizzato i dati di Banca d’Italia relativi allo stock di mutui in essere concessi alle famiglie italiane per l’acquisto dell’abitazione.
Nei primi tre mesi del 2022 si è registrato lo stock di mutui in essere più alto di sempre, pari a 363.437 milioni di euro. Il passo con il quale crescono le consistenze è in linea con quanto rilevato nelle precedenti rilevazioni: +5,7% su base annua (+1,14% su base trimestrale).
Alla luce dei tassi di mercato coi quali sono stati collocati i finanziamenti durante gli ultimi quattro anni, lo stock dei mutui circolanti è in buona parte composta da finanziamenti a tasso fisso, il che presuppone un minor rischio sia in capo alle famiglie che in capo agli istituti eroganti. La tendenza sembra però volta a terminare con i prossimi mesi, in quanto il repentino innalzamento dei tassi di interesse registrato negli ultimi mesi sembra aver spostato la scelta della tipologia di tasso sui prodotti più convenienti ma anche più rischiosi come per esempio il tasso variabile. La crescita delle consistenze, in corso da settembre 2015, molto probabilmente proseguirà anche in virtù della maggiore incidenza dei nuovi contratti erogati rispetto alle operazioni di sostituzione e surroga. Nel primo trimestre 2022 hanno rappresentato rispettivamente il 93,7% le operazioni di acquisto e il 6,3% le operazioni di sostituzione e surroga.