La crisi energetica può causare una discesa del Pil europeo del 5%
Secondo Alberto Conca, a metà 2023 la recessione potrebbe trasformarsi in stagflazione, e la bilancia commerciale europea potrebbe restare in deficit per diversi anni.
“Le conseguenze della crisi energetica in Europa stanno avendo e avranno un impatto devastante sull’economia di tutti i paesi del vecchio Continente. La recessione in Europa è teoricamente certa: dai dati di questo trimestre, l’ultimo del 2022, dovremmo iniziare a osservare una discesa in termini di Pil, che nel migliore dei casi sarà circa dell’1%, mentre se la situazione dovesse continuare ad aggravarsi potrebbe raggiungere addirittura il 5%”. È l’analisi di Alberto Conca, gestore del fondo Zest Quantamental Equity.
La crisi energetica in corso ha già ampiamente eroso i margini di interi settori, soprattutto quelli in cui l’energia è un input fondamentale, come i produttori chimici, le acciaierie e i produttori d’auto. I governi per supportare cittadini e le imprese hanno implementato misure e proposte per alleggerire il peso dei costi energetici. Questi aiuti, finanziati da nuovo debito degli Stati, si inseriscono in un contesto in cui la bilancia commerciale dell’Eurozona ha visto bruciarsi tutto il surplus strutturale che aveva in pochi mesi a causa della crisi energetica. Questa variazione, legata principalmente al costo dell’energia, potrebbe perdurare a lungo, mantenendo la bilancia europea in deficit per diversi anni.
In questo contesto, sono tre gli scenari di contrazione del Pil per l’Europa. Il primo caso riporta una contrazione del Pil pari allo 0.9% ed è basato a sua volta su due condizioni: i paesi dell’Unione Europea implementeranno piani di risparmio energetico efficaci che riusciranno a limitare il consumo domestico di gas e quindi la produzione industriale soffrirà di meno; la Russia continuerà a rifornire l’Europa con gli ultimi flussi di gas rimasti attivi (10% rispetto al 2021). Detto ciò, rimane sempre la variabile principiale e soprattutto non stimabile legata alle temperature di questo inverno che potrebbero alleggerire o peggiorare la situazione.
Il secondo scenario, invece, assume due variabili e potrebbe portare a una contrazione del Pil pari al 2.6%: l’inverno sarà molto rigido e di conseguenza gli sforzi introdotti dall’Europa per risparmiare sui consumi saranno stati vani; la Russia interromperà del tutto i flussi di gas, chiudendo anche l’ultimo gasdotto che attraversa l’Ucraina.
Infine lo scenario peggiore, che significa profonda recessione per l’Europa, fissa la contrazione del Pil intorno al 5%. Alle assunzioni del caso precedente si aggiunge la frammentazione del mercato europeo del gas e quindi divergenze tra i prezzi degli Stati membri dell’Ue. Questa variabile creerebbe concorrenza interna e con molta probabilità i prezzi del gas schizzeranno a livelli mai visti prima. Bloomberg stima che in questo scenario il prezzo medio potrebbe aggirarsi intorno a 428 euro per MWh. Inoltre, la situazione rischierebbe di minare la coesione che finora ha contraddistinto l’Unione Europea. “L’Europa si trova in una grave situazione che molto probabilmente la porterà ad una recessione nel breve periodo”, conclude Conca. “Da metà 2023, quando verrà ristabilito un “equilibrio”, la recessione potrebbe trasformarsi in stagflazione in seguito a un tasso d’inflazione che persisterà per almeno due anni parallelamente a una crescita stagnante”.