Banche: la crisi dagli USA arriva in Europa, ma nessuna reazione a catena
Secondo gli esperti, il Credit Suisse potrebbe avere un problema di liquidità a breve termine, ma sarà finanziato in modo da rispettare le principali metriche di solvibilità disponibili. Il fallimento di SVB non è un “punto di rottura”.
La grande turbolenza nel sistema bancario statunitense non si era neppure completamente placata, dopo il crollo della Silicon Valley Bank, che le banche europee sono state messe sotto pressione, in particolare Credit Suisse. Mentre scriviamo, la vicenda della banca elvetica vede il rifiuto di una offerta di UBS (un miliardo di franchi svizzeri, ndr) per la sua acquisizione, per cui la sua sorte sembra ancora appesa ad un filo.
Relativamente al fallimento della Silicon Valley Bank (SVB), Michael Blümke di Ethenea Independent Investors (nella foto) considera la questione come un evento “idiosincratico”, avvenuto sullo sfondo della gestione interna del rischio di SVB – nessuna copertura della duration per un portafoglio in presenza di un enorme disallineamento della duration – senza precedenti. Secondo il portfolio manager, c’era la possibilità che altre banche regionali potessero incorrere in un rischio simile, semplicemente perché non si possono escludere corse agli sportelli. Per le banche più grandi, che hanno una maggiore supervisione e migliori coefficienti patrimoniali, non c’è invece mai stato un rischio. Tuttavia, il fatto che la Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation) abbia rilevato la SVB e abbia risanato tutti i depositi – anche se sono assicurati solo gli importi fino a 250.000 dollari – è un segnale forte da parte del governo per creare fiducia e fermare dall’inizio l’incertezza.
Si tenga presente che l’intera faccenda diventa un problema solo se non c’è sufficiente fiducia nel sistema. Tuttavia, oltre agli enormi movimenti dei titoli bancari e del mercato azionario nel suo complesso, lo sviluppo più rilevante è stata la ricerca della sicurezza nel settore del reddito fisso. La domanda di titoli di Stato sicuri ha fatto scendere bruscamente i tassi di interesse venerdì e lunedì. Le aspettative di ulteriori rialzi dei tassi sono state completamente riprezzate in soli quattro giorni. Per il momento, registriamo quantomeno un’inversione di tendenza nel settore dei tassi d’interesse e un mercato azionario un po’ più calmo.
Avendo escluso qualsiasi contagio, il team di Ethenea ha colto l’occasione per aumentare la ponderazione azionaria di Ethna-AKTIV, dato che ci si è avvicinati al livello inferiore del trading range previsto. In termini di gestione della duration, la casa di investimenti ha mantenuto la posizione di duration zero, poiché ritiene che presto si ritornerà alla narrativa dell’inflazione. In passato, infatti, la Fed ha continuato ad aumentare i prezzi fino a quando non si è rotto qualcosa, ma la vicenda di SVB non rappresenta, per Ethenea, una rottura, nonostante il prezzo delle azioni sia crollato e sia diminuito, nella fase peggiore, di circa il 30%, mentre il costo della copertura contro un possibile default è salito vertiginosamente (è stata scontata una probabilità di default di oltre il 40%).
L’effetto più evidente è stato quello di far diminuire drasticamente anche i corsi azionari di quasi tutte le altre banche europee, poiché i timori di una reazione a catena – o quanto meno di prospettive degli utili nettamente più fosche per l’intero settore bancario europeo – hanno preso il sopravvento. Secondo Raiffeisen, tuttavia, da un punto di vista fondamentale questi movimenti non sono del tutto comprensibili. Le difficoltà di Credit Suisse, per lo più autoctone, non sono né nuove né sono aumentate enormemente negli ultimi giorni. Il fatto che la banca abbia chiuso il 2022 in forte perdita (anche a causa della ristrutturazione dell’attività) è noto da tempo e già scontato nei prezzi. Allo stesso modo, tutti nel mercato sanno che la banca potrebbe avere davanti a sé una strada lunga e scoscesa per riconquistare la sua precedente redditività, ma secondo un membro del consiglio di amministrazione di Credit Suisse il deflusso di denaro della clientela sarebbe stato frenato nel quarto trimestre del 2022. Tuttavia, recentemente sono stati espressi dubbi su questa affermazione, finanche dall’autorità di vigilanza sulla borsa statunitense.
In questo contesto, è stato certamente di scarso supporto il fatto che Credit Suisse abbia dovuto ammettere notevoli carenze nei sistemi di controllo interno e di gestione del rischio nel proprio ultimo rendiconto annuale. Il mercato ha reagito molto negativamente anche al fatto che il maggior singolo azionista, la Saudi National Bank, abbia dichiarato di non voler fornire ulteriori aiuti finanziari. Tuttavia, il contenuto di questa affermazione non è stato sorprendente e non ha aggiunto niente di nuovo. Questo investitore detiene già il 9,9% delle azioni di Credit Suisse, e ulteriori aiuti finanziari lo porterebbero oltre la soglia del 10 percento, con importanti implicazioni normative, sia in Svizzera che in Arabia Saudita. In realtà era risaputo che l’investitore non aveva alcun interesse a varcare questa soglia fin dall’inizio del suo impegno.
Il mercato ha largamente ignorato anche la seconda parte del comunicato, secondo cui il principale azionista saudita era molto soddisfatto dei piani di ristrutturazione di Credit Suisse e non vedeva la necessità di iniettare capitali aggiuntivi. Secondo Raiffeisen, i fondamentali supportano questa valutazione. Infatti, il coefficiente patrimoniale di base (“Tier 1 Core”) è superiore al 13 percento, e quindi superiore ai requisiti normativi. Anche gli indici di liquidità sono superiori ai valori richiesti. L’autorità di vigilanza svizzera (Finma) ha confermato ancora una volta esplicitamente che la banca dispone di un’ottima dotazione di capitale e liquidità, e ha assicurato che le relative informazioni fornite da Credit Suisse corrispondono ai fatti. Tuttavia, ciò che è difficile da giudicare per i non addetti ai lavori è la situazione della liquidità a breve termine, nonchè gli sviluppi in caso di eventuali deflussi di capitali, ma la banca centrale svizzera ha annunciato che avrebbe fornito a Credit Suisse l’equivalente di un massimo di 50 miliardi di euro di liquidità aggiuntiva, e ciò dovrebbe inizialmente eliminare molto stress proveniente dal mercato.
In conclusione, a detta degli esperti di Raiffeisen il Credit Suisse potrebbe avere un problema di liquidità a breve termine, ma sembra ragionevolmente finanziato in misura solida in base alle principali metriche di solvibilità disponibili. Pertanto, non si tratterebbe dell’inizio di una nuova crisi bancaria, anche perché le risorse patrimoniali delle banche sono notevolmente migliorate rispetto al periodo 2008/2009, e sia le banche centrali che le autorità di vigilanza hanno finora reagito in modo abbastanza rapido ed efficiente.