“Ogni crisi è bella a mamma sua”. Quando dimenticare è più comodo di apprendere
Psicologia & Finanza: come reagisce la mente quando parliamo di soldi ed investimenti. Chi ha puntato sull’indice MSCI World dal 2009 ad oggi ha guadagnato circa il 283%.
Di Giovanni Tommaso Olivieri
L’essere umano tende fisiologicamente ad interpretare i momenti di forte stress psicologico o fisico come i peggiori della propria vita, dai quali percepisce di non avere alcuna possibilità di recupero o comunque di un recupero parziale e poco soddisfacente rispetto alla “perdita” (di serenità, denaro, affettiva etc). Si pensi, ad esempio, ad una relazione che finisce dopo aver progettato per molti anni un cammino di vita insieme, oppure ad un operazione chirurgica, oppure ancora ad un lutto che colpisce la sfera familiare. Sono tutti eventi che, nel momento in cui accadono, ci fanno dubitare del futuro e della buona riuscita dei nostri piani.
Il medesimo atteggiamento mentale si è puntualmente verificato – e continua a verificarsi – in occasione delle crisi finanziarie che abbiamo vissuto e subito. Si tratta di situazioni che possiamo definire come “non estreme” rispetto alla perdita di una persona cara o del posto di lavoro (che sono certamente definibili come “estreme”), ma anche quelle lasciano dentro di noi una sensazione di inadeguatezza e di sconfitta per il futuro, mista a profondi sensi di colpa che difficilmente riusciamo a gestire nel breve periodo. Infatti, una volta subito uno stress di una certa gravità e intensità, il cervello umano tende a riunire tutti i pensieri in una sorta di “cassetto” dal quale si genera un unico pensiero: “…. questa volta è diverso, non ne uscirò mai più… questa volta è peggio delle altre, è la peggiore di tutte…”.
Questo accade perché siamo soliti dimenticarci di un assunto fondamentale, e cioè che noi del domani non sappiamo nulla – l’autore americano Mark Manson usa testualmente un altro termine, che in italiano conterrebbe due Z – e che la vita che ogni individuo vive genera eventi che, nella maggior parte dei casi, noi dobbiamo saper affrontare ma non possiamo affatto controllare, né fisicamente né emotivamente. Pertanto, la regola di base dovrebbe essere la seguente: quello che accade oggi influisce su quello che succede domani, ma non sapendo un … niente del domani, di riflesso non sappiamo niente neanche di quello che accade oggi, perché fra un istante saremo già, rispetto a “adesso”, nel passato.
Tutte queste premesse servono per riflettere su cosa sia corretto o meno valutare come “assoluto ed immodificabile”, e su quali bias cognitivi (errori sistematici che si verificano nel processo di elaborazione e interpretazione delle informazioni circostanti, e che si ripercuotono a livello comportamentale influenzando le decisioni dei soggetti interessati, NDR) imporre al nostro cervello quando affrontiamo una situazione che nell’immediato genera dello stress e confonde sia i nostri pensieri che i movimenti. Applicando questi concetti alla Finanza, prendiamo spunto dalla storia recente. Nel 2008 ci fu una delle più grandi crisi del settore bancario mai affrontata prima, la famosa crisi dei titoli sub-prime di provenienza USA. Durante quel periodo una delle più importanti banche d’affari americane (Lehman Brothers) andò in bancarotta da un giorno all’altro schiacciata dall’enorme quantità di titoli spazzatura – i famosi sub-prime, appunto – che cartolarizzavano mutui di punteggio infimo, con un merito creditizio quasi nullo e con diverse rate non pagate dai debitori.
Per gli stessi motivi, alcune altre grandi banche finirono nel buco nero del potenziale fallimento, come la Washington Mutual Bank (poi rilevata per 1,9 Mld$ da JPMorgan Chase & Co.), e in seguito altri istituti in Europa e negli USA dovettero essere salvati dai governi oppure assorbite da altri grandi gruppi internazionali pur di non fallire e mandare sul lastrico milioni di risparmiatori in tutto il mondo. Anche all’epoca si pensava “non usciremo mai più da questa crisi, è la peggiore di tutte, sarà la fine del sistema bancario e del sistema capitalistico…”, ma il mercato non si è fermato, le banche e le società d’investimento hanno continuato a creare valore e le banche centrali hanno potuto immettere liquidità nel mercato, favorendo così le aspettative di crescita economica mondiale fino a Gennaio-Febbraio 2022, allorquando l’inflazione ha confermato il suo trend in aumento e l’esplosione del conflitto russo-ucraino ha fatto il resto.
Ragionando in termini statistici, è bene ricordare che l’indice azionario mondiale MSCI World, da Settembre 2008 a Marzo 2023, ha attraversato diverse crisi finanziarie, gli effetti della pandemia di Covid-19 sui mercati azionari – in meno di un mese il mercato azionario perse circa il 35% – e per ultimo l’inflazione a livelli che non si vedevano dagli anni ’80; eppure, se avessimo lasciato una somma investita nell’MSCI World dal 2009 ad oggi (14 anni) avremmo guadagnato circa il 283%. Tutto ciò, nonostante i casi SVBank e Credit Suisse abbiano scosso i mercati di tutto il mondo e riportato le lancette del pensiero al concetto di “crisi definitiva”. Pertanto, dal momento che il ’29 nessuno di noi lo ha vissuto, e il crollo del 1986 è un lontano ricordo, ricordiamoci sempre della crisi “recente” del 2008: è quello un buon “punto zero” di lungo periodo per tutti, e se qualcuno pensa che 15 anni siano troppi per non “annacquare” i propri track-record, basterà andare al valore dell’indice MSCI World a fine 2018 o a fine Aprile 2020 per valutare bene le azioni future da compiere, evitando che i pensieri facciano di tutto per contrastare il buon senso e nascondere le opportunità che, anche oggi, ci si prospettano davanti.
Dimenticare gli eventi negativi, per la psicologia umana, è più comodo dell’apprendere. Pertanto, ricordiamoli spesso, e confrontiamoci sempre con essi prima di prendere decisioni avventate.