Dicembre 12, 2024

Il cervello umano e le decisioni di investimento: usando le “scorciatoie” spesso si sbaglia

Il sistema cognitivo umano possiede risorse limitate, e non potendo risolvere problemi tramite processi algoritmici fa uso delle c.d. euristiche per semplificare decisioni e problemi.

Di Giovanni Tommaso Olivieri

Il cervello umano è un organo talmente complesso che, durante il suo sviluppo e maturazione, costruisce nel tempo dei limiti, dei preconcetti e delle scorciatoie utili alla propria salvaguardia o difesa, ovvero inserisce degli schemi all’apparenza comodi nel gestire lo stress durante il nostro processo decisionale. Prova ne sia che, quando ci troviamo a ragionare su come agire in determinate situazioni della nostra vita (privata o lavorativa, non importa), capita spesso di trovarsi davanti ad una scelta che valutiamo come determinante rispetto a ciò che accadrà successivamente, e quando questo accade utilizziamo regole di pensiero semplici – le c.d. scorciatoie cognitive – per risolvere problemi che, invece, sono generalmente piuttosto complessi.

Facciamo un esempio. Immaginate di dovervi recare in un determinato luogo o zona della città da un cliente, al cinema etc) dove siete già stati, e dove le ultime due volte in cui vi ci siete recati, in condizioni meteorologiche normali, avete sempre trovato facilmente un parcheggio e siete arrivati in perfetto orario, pur avendo deciso di prendere la macchina e nonostante la metropolitana vi avrebbe portato proprio davanti al luogo d’interesse. La zona da raggiungere, tuttavia, è quasi sempre decisamente trafficata, e spesso le auto sostano in doppia fila, ma voi, in base all’esperienza recente, non avete mai avuto difficoltà nell’arrivare in tempo e trovare un parcheggio; per cui andate ancora una volta in auto. Secondo la legge dei grandi numeri, però, questa volta vi trovate imbottigliati nel traffico e, una volta raggiunto il luogo d’interesse, girate 20 minuti per cercare un parcheggio, arrivate in ritardo e magari irritate chi vi attendeva, perdendo una buona occasione.

Tutto questo, in Psicologia, si traduce con il termine Euristiche, e cioè quelle regole che spiegano come le persone risolvono, danno giudizi, prendono decisioni di fronte a problemi complessi o informazioni incomplete. Il principio che giustifica l’esistenza di euristiche è quello secondo cui il sistema cognitivo umano è un sistema a risorse limitate che, non potendo risolvere problemi tramite processi algoritmici, fa uso, appunto, di euristiche come efficienti strategie per semplificare decisioni e problemi. Sebbene le euristiche funzionino correttamente nella maggior parte delle circostanze quotidiane, in certi casi – come nell’esempio fatto – possono portare a errori. Infatti, l’euristica fondamentale è il cosiddetto “prova e sbaglia” (trial and error), e identifica il processo per mezzo del quale il nostro cervello riesce a perfezionarsi attraverso l’esperienza e a superare i c.d. bias cognitivi, ovvero quella tipica tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, che porta a un errore di valutazione o alla mancanza di oggettività di giudizio. (cit. Treccani)

Trasponendo i concetti di Euristica e Bias cognitivi nella gestione dei risparmi, il grande studioso e psicologo Daniel Kahneman (nella foto), vincitore del Premio Nobel per l’Economia nel 2002, ha scoperto che il cervello umano, durante il processo decisionale riguardante gli investimenti o la gestione del patrimonio, mette in atto alcuni bias cognitivi spesso deleteri e poco funzionali al raggiungimento degli obiettivi, i più frequenti dei quali sono:
BIAS DI DISPONIBILITÀ, per mezzo dei quali un investitore, allorchè si trova di fronte ad una decisione da prendere, ricorre a situazioni prontamente disponibili nella propria memoria e quindi probabilmente più vicine al periodo presente/recente, oppure decide  in base ad eventi “traumatici”, che hanno segnato in maniera distorta (sia in negativo che in positivo) quella stessa realtà dei fatti che, invece, richiederebbe decisioni differenti se quegli stessi fatti venissero analizzati su un periodo di tempo più ampio. Ad esempio, il crollo/crisi finanziaria importante, oppure un amico o conoscente che abbia perso molti soldi investendo in un dato strumento finanziario o, viceversa, un parente che abbia guadagnato molti soldi in brevissimo tempo (ad esempio, investendo negli NFT e nelle Cryptovalute).
OVERCONFIDENCE BIAS, ossia il Bias in base al quale si diventa incrollabilmente sicuri di aver trovato l’algoritmo perfetto e di battere sempre tutti i mercati, e quindi a guadagnare di più. Chi è “colpito” da questo bias arriva a farsi affidare soldi da amici e parenti, senza alcun titolo professionale, promettendo grandi ritorni; oppure ad indebitarsi fino al collo. L’Overconfidence Bias, come dice la parola stessa, è un preconcetto sviluppato dalla mente di quanti sono stati in grado di effettuare 2 o 3 operazioni di successo consecutive nel breve termine, e poi hanno la certezza che qualunque mossa futura sarà formidabile. Il fenomeno è molto frequente nel campo del Trading Online, e questo spiega l’esistenza di improbabili “guru” della formazione, che vendono corsi a peso d’oro su come guadagnare più di Warren Buffet in soli 2 mesi, e il perché molti ci cascano.

Si stima che l’Overconfidence bias sia uno dei principali motivi di fallimento rispetto agli obbiettivi prefissati. A riguardo, la narrativa (A random walk down Wall Street – di B. Malkiel) ci ha regalato una massima molto efficace, entrata presto nel linguaggio degli addetti ai lavori: “Una scimmia con gli occhi bendati che lancia freccette su una lista di titoli azionari è capace di creare un portfolio performante tanto quanto quello creato da un esperto”.
E’ tutto chiaro?

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