Ottobre 5, 2024

Ethenea: a maggio l’ultimo rialzo dei tassi della Fed

 
Le banche statunitensi stanno diventando più restrittive nella concessione di prestiti, con il risultato di ridurre il numero di aziende che vuole espandersi. Il che a sua volta contribuisce ad allentare le pressioni inflazionistiche.
 
“L’economia americana sta mostrando i primi cauti segnali di rallentamento. Dal meeting della Fed di inizio maggio, i mercati si aspettano un ulteriore rialzo dei tassi di 25 punti base, in linea con le previsioni dell’Open Market Committee della stessa Fed, portando quindi il tasso di riferimento in una fascia tra il 5% e il 5,25%. Potrebbe trattarsi dell’ultima stretta nell’attuale ciclo di rialzi della Banca centrale Usa”. È l’analisi di Illia Galka, Junior Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors
 
Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB), il Federal Open Market Committee (Fomc) della Fed potrebbe aver trovato un aiuto inaspettato nella lotta all’inflazione. Sebbene non abbia (ancora) portato a una grave crisi bancaria, la bancarotta ha irrigidito le condizioni del mercato del credito statunitense. Gli indicatori attuali suggeriscono che le banche statunitensi stanno diventando più restrittive nella concessione di prestiti, con il risultato di ridurre il numero di aziende che vuole espandersi, per la mancanza di fonti di finanziamento a basso costo. Il che a sua volta contribuisce ad allentare le pressioni inflazionistiche. Questo dovrebbe aver reso i membri della Fed più fiduciosi, così che non saranno necessari molti interventi sui tassi di interesse per combattere l’inflazione. Forse ne basterà uno soltanto. 
 
Gli ultimi dati sullo sviluppo economico dipingono un quadro contrastante. A marzo l’economia americana ha creato 236.000 nuovi posti di lavoro, superando di poco le aspettative. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,5%, mentre il tasso di occupazione ha continuato a salire al 62,6%. Nonostante la solidità del mercato del lavoro, i salari medi statunitensi sono aumentati solo del 4,2% su base annua e di un misero 0,1% su base mensile. Anche l’indice dei prezzi al consumo Cpi è aumentato di un modestissimo 0,1% su base mensile e del 5% su base annua a marzo, con un calo significativo rispetto a febbraio. Per contro, il tasso di inflazione di fondo, che esclude i prezzi volatili dell’energia e dei generi alimentari, è aumentato più del Cpi (5,6% su base annua), ma è rimasto in linea con le aspettative. In futuro, il tasso d’inflazione dovrebbe diminuire ulteriormente, ma rest aerà un livello ben superiore all’obiettivo della Fed.
 
Uno dei segnali più importanti che l’economia sta inviando ai banchieri centrali è la domanda relativamente forte di credito, da cui discende che il livello dei finanziamenti finora è stato tutto sommato soddisfacente. Inoltre, le dichiarazioni rilasciate da vari rappresentanti della Fed nelle ultime settimane hanno dissipato quasi del tutto l’incertezza: i mercati si aspettano un ulteriore rialzo dei tassi di 25 punti base, che porterebbe il tasso di riferimento in una fascia compresa tra il 5% e il 5,25%. Il consenso implicito del mercato su una tale decisione sui tassi, che peraltro coincide con le attuali previsioni dell’Open Market Committee, è di poco inferiore all’80%.
 
Dal punto di vista del mercato, ulteriori interventi sui tassi d’interesse in estate sono decisamente meno probabili. Tutto parrebbe indicare che quello di maggio potrebbe segnare la fine del ciclo di rialzi dei tassi della Fed. Questo sembra essere un raro momento di accordo tra la Fed e il mercato. Prima, infatti, il mercato non credeva alla determinazione della Fed di perseguire una politica monetaria restrittiva, così come ora non crede alle dichiarazioni della Fed, ripetute a ciclo continuo, di non voler tagliare i tassi di interesse fino alla fine del 2023. La traiettoria della Fed sui tassi implicita nel mercato prevede il primo taglio dei tassi già a luglio 2023: un’indicazione a nostro avviso eccessivamente ottimistica. L’inflazione è ancora troppo alta e la Fed ha dichiarato di non essere disposta a tagliare i tassi anche in caso di recessione più lieve. La banca centrale statunitense ha effettuato numerosi cicli di rialzi dei tassi e l’economia americana sta mostrando i primi cauti segnali di rallentamento. Ma i membri della Fed sembrano decisi a dare un ultimo giro di vite, dopo tutto.

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