Dicembre 2, 2024

Improbabile un ribasso consistente dei tassi. Prepariamoci a cavalcare le onde dell’inflazione

Gli investitori dovrebbero prepararsi ad un contesto inflazionistico molto simile a quello che ha caratterizzato il periodo compreso fra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta.

di Alex Stanić *

Nelle loro note informative, molti esperti finanziari si interrogano sull’andamento dei tassi di interesse, un tema che potrebbe indurre gli investitori ad assumersi rischi inutili. Sembra infatti che i banchieri centrali si stiano preparando ad aumentarli ulteriormente, mentre i segnali relativi all’inflazione sono contrastanti.

Un consistente abbassamento dei tassi rispetto ai livelli attuali, quindi, è improbabile almeno per l’anno in corso e buona parte del prossimo. D’altro canto, se i tassi di interesse salgono a livelli troppo elevati, gli impatti su un mondo che ha sviluppato una dipendenza da quantitative easing, inflazione zero e bassi tassi di interesse potrebbero essere così forti da far sia crollare le economie sia precipitare gli stessi tassi di interesse molto rapidamente. Anche se questo fosse lo scenario che ci aspetta, comunque non si ritornerebbe più ad un mondo caratterizzato da una bassa inflazione. Gli investitori potrebbero dover lasciar perdere le regressioni lineari e prepararsi ad un contesto molto simile a quello che ha caratterizzato il periodo compreso fra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, quando l’inflazione andava su e giù a ondate, come nel grafico in basso.

Tutto ciò costituisce una sfida ardua per i banchieri centrali, che potrebbero benissimo dare l’impressione di essersi sbagliati mentre, in queste fasi oscillatorie, tentano di evitare condizioni estreme sia di crescita che di recessione economica. In ogni caso, il successo o il fallimento degli investitori nel lungo periodo non dovrebbe dipendere dalla loro capacità di prevedere il ciclo economico e le decisioni delle banche centrali, bensì quello di investire in società resilienti, aziende virtualmente immuni a fluttuazioni veloci e imprevedibili. Ciò significa costruire un portafoglio che può cavalcare le onde inflazionistiche, sulla scorta del fatto che i tassi di interesse più alti non sono sempre privi di vantaggi, e quelli più bassi non sono la situazione migliore in assoluto. Quello che successe nella scia della crisi finanziaria globale, infatti, non è stato normale: l’era del QE con l’inflazione a zero e bassi tassi di interesse ha incoraggiato l’uso inefficiente del capitale, alimentando una vasta gamma di investimenti speculativi – da operazioni immobiliari a start-up sempre più giovani – con poche probabilità di successo.

Una cosa del genere, certamente, non giova ai mercati dei capitali, ma quell’epoca è decisamente finita. Il capitale a buon mercato è un ricordo del passato, tuttavia il sistema non si è ancora liberato degli eccessi e dei relativi comportamenti, per cui aspettiamo ancora di vedere un effetto domino nel settore immobiliare e nel sistema bancario ombra. Questa opera di pulizia potrebbe essere positiva per le imprese più longeve e per quelle che sono emerse in posizione di leadership da questo periodo, in quanto vedranno la loro concorrenza venire meno. Ci saranno alcune aree che sono state a lungo trascurate dagli investitori ma che ancora hanno bisogno di capitali. Basti pensare alla produzione di rame, un metallo di primaria importanza per la costruzione delle infrastrutture per le energie rinnovabili, e man mano che diventiamo sempre più dipendenti dall’elettricità per il riscaldamento e i trasporti. In questo senso, i profitti disponibili dovrebbero essere sufficienti a fronteggiare un aumento del costo del capitale.

Cosa significa tutto questo per gli investitori? Ci sarà un ri-prezzamento delle azioni. Molte società di qualità sono state letteralmente ignorate dagli investitori negli ultimi anni. I mercati sono stati troppo ossessionati dalle società tecnologiche, che operano in perdita ma che hanno un’aura conferita loro dall’enorme potenziale di crescita. Fino a non molto tempo fa le azioni di Affirm** – una società che opera nell’ambito del “compra ora, paga dopo” e una prediletta del settore Fintech – passava di mano a 40x il rapporto fra prezzo e fatturato, prima di perdere più del 90%. La società ancora non registra profitti. Peraltro, quel modello potrebbe benissimo essere messo a dura prova a breve dal ciclo del credito. Le azioni di qualità, quelle del tipo “meglio un uovo oggi…”, sembrano al momento molto più attraenti.  Questo senza contare che molte di queste ultime hanno anche un potenziale di crescita, forse non spettacolare ma sicuramente molto più realistico.  

Uno dei modi migliori per scoprire questi campioni di resilienza in questo nuovo mondo, a mio avviso, è quello che cercare nelle aree in fase di crescita secolare. Artemis Funds (Lux) – Global Select** è costruito intorno a questi temi di crescita, come l’automazione, il consumatore sostenibile, i servizi online, un mondo a basse emissioni di carbonio e i costi della sanità. Circa il 20% dei portafogli è composto da azioni di società del settore dell’automazione – come la giapponese Keyence**, leader globale nella produzione dei sensori essenziali per l’automazione. L’inflazione salariale può essere incredibilmente viscosa, ma costi del lavoro elevati spingono ad effettuare investimenti per migliorare la produttività, una cosa che non si è vista molto negli ultimi dieci anni. La globalizzazione ha consentito alle società di delocalizzare le produzioni nei paesi a basso costo del lavoro.  La de-globalizzazione invertirà quella tendenza. In un tale contesto, l’unico modo per mantenere la profittabilità è l’aumento dei prezzi o l’automazione dei processi. Quest’ultima strada appare più sostenibile.

Quello della sanità è un altro settore in fase di crescita secolare, semplicemente perché c’è un invecchiamento della popolazione in corso. La domanda di servizi sanitari è destinata a crescere ma ciò non significa che tali servizi sono sempre redditizi. Le società che hanno maggiori probabilità di generare ottimi profitti in maniera sostenibile in quest’area sono quelle che aiutano a ridurre i costi, grazie forse a tecnologie, prodotti o farmaci innovativi che riducono la degenza in ospedali costosi o che consentono cure più economiche o esami più semplici e veloci. In questo senso, ci piace Thermo Fisher**, una società che fornisce attrezzature fondamentali per le aziende che sviluppano nuovi esami diagnostici e farmaci avanzati

Gli investitori che costruiscono un portafoglio di azioni di società ben gestite e profittevoli, che operano in aree di crescita resiliente – e che comprano queste azioni a prezzi ragionevoli – dovrebbero essere in grado di prosperare nel lungo periodo, indipendentemente dai livelli inflazionistici e dei tassi di interesse. La buona notizia è che molte delle società adatte allo scopo sono state relativamente trascurate negli ultimi anni, perché erano viste come poco entusiasmanti o perché operano in aree del mondo poco amate. In altre parole, l’investitore globale ha un’ampia scelta di opportunità di mercato.

 

* Responsabile di Global Equities ad Artemis
e co-gestore dell’Artemis Funds (Lux) – Global Select

 

** DISCLAIMER: Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono un’offerta o una sollecitazione all’investimento e non costituiscono una raccomandazione o consiglio, anche di carattere fiscale, o un’offerta, finalizzate all’investimento, e non devono in alcun caso essere interpretate come tali. Prima di ogni investimento, per una descrizione dettagliata delle caratteristiche, dei rischi e degli oneri connessi, si raccomanda di esaminare la documentazione fornita dalle fonti ufficiali e/o dagli organi di controllo che vigilano sulla commercializzazione in Italia, nonché la relazione annuale o semestrale e lo Statuto, disponibili presso i collocatori. Infatti, l’investimento in prodotti finanziari o in partecipazioni societarie è soggetto a fluttuazioni anche di grande entità, con conseguente variazione al rialzo o al ribasso dei prezzi e del valore dell’investimento, ed è possibile che non si riesca a recuperare l’importo originariamente investito.

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