Su Eurovita si abbatte la peggiore disinformazione televisiva. Marucci: i consulenti non hanno colpe
Per RAI3 sarebbe stato sufficiente osservare le più elementari prassi del giornalismo per scoprire che i consulenti finanziari erano del tutto ignari dei problemi di Eurovita fino al giorno in cui ISVAP ha sospeso i riscatti.
Com’è noto, lo scorso 4 Giugno la trasmissione “Mi manda Rai 3” si è occupata del caso della compagnia Eurovita, mettendo in luce la crisi strutturale della compagnia che ha coinvolto gli oltre 350.000 investitori titolari di polizze nel ramo assicurativo vita. Tuttavia, l’informazione che il servizio pubblico avrebbe dovuto garantire ai telespettatori, soprattutto in relazione a vicende delicate e non ancora concluse come questa, ha lasciato il posto ad un servizio televisivo su scala nazionale concepito per seminare il panico e mettere in cattiva luce coloro che, come i consulenti finanziari, non hanno avuto alcuna responsabilità, nemmeno quella “basilare” dell’informazione al cliente, poichè nessuno li aveva informati fino al giorno del commissariamento e del blocco dei riscatti. Per i media, peraltro, sarebbe stato sufficiente osservare le più elementari prassi del buon giornalismo – sentire gli interessati per riscontrare la notizia – per scoprire che i consulenti finanziari erano del tutto ignari di ciò che era successo tra ISVAP ed Eurovita.
Tuttavia, nulla di questo è stato fatto dagli autori di “Mi manda Rai 3”, ma procediamo con ordine. Come in ogni servizio giornalistico teso a fare cattiva informazione, hanno certamente colpito le varie interviste dirette ai clienti che, con genuina sincerità, hanno sottolineato forti preoccupazioni sugli investimenti effettuati con Eurovita e la paura – visto il blocco dei riscatti prolungato fino al 30 giugno – di non poter vedere restituiti i propri denari. Questa tecnica, ossia quella di intervistare persone realmente preoccupate e scelte tra quelle cui è stato impedito il riscatto della polizza – ossia la minor parte degli assicurati vita – e sbatterle ad inizio servizio, individua con chiarezza l’intento degli autori RAI di seminare il panico tra i risparmiatori, risvegliando il pesante ricordo di default ancora vivi nell’immaginario collettivo e mai dimenticati (Cirio e Parmalat, per esempio, ma anche le banche regionali toscane e marchigiane). Quelle vicende, tuttavia, sono totalmente differenti da quella di Eurovita – malversazioni finanziarie e bancarotta fraudolenta nei casi Cirio/Parmalat – sia per il periodo storico in cui sono avvenute, durante i quali i controlli erano di livello notevolmente inferiore rispetto a quello odierno.
Anzi, è proprio da quelle vicende di venti anni fa che gli organismi di controllo hanno imparato ad agire nel modo più efficace, come accaduto nel caso Eurovita. L’ISVAP, infatti, ai primi segnali di pericolo sulla solidità patrimoniale della compagnia, ha agito con prontezza congelando le richieste di riscatto, bloccando sul nascere un possibile “panic selling” delle polizze che avrebbe determinato la liquidazione della compagnia e una inaccettabile discriminazione tra chi era riuscito a riscattare l’intera somma e chi, invece, si sarebbe dovuto accontentare del ricavato di un riparto altamente penalizzante. Questa cura così severa, quindi, ha effettivamente protetto i risparmi degli assicurati/investitori, ma adesso presenta un effetto collaterale di non lieve difficoltà, e cioè quello di porre gli enti di controllo di fronte alla gestione dei tempi con i quali effettuare l’attesissimo sblocco dei riscatti che, dopo il lungo periodo di sospensiva e soprattutto dopo la puntata di “Mi Manda RAI 3“, produrrà una corsa iniziale al disinvestimento. In tal senso, i gruppi bancari che si assicureranno le quote dello “spezzatino Eurovita” avranno un compito non facile nel limitare i danni da “panic selling”, e probabilmente dovranno sostenere ulteriori costi (di fidelizzazione, bonus di permanenza e altre misure similari) facendo leva sulla professionalità e l’elevato livello di informazione garantito ai clienti dai consulenti, in particolar modo a quei contraenti/assicurati che non avrebbero alcuna necessità immediata di monetizzare l’investimento – che sarà messo nuovamente “in sicurezza” – e che potrebbero subire qualche perdita riscattando alle attuali quotazioni di mercato strumenti di investimento pensati e distribuiti per esigenze di lungo o lunghissimo periodo.
Tornando alla trasmissione “Mi Manda RAI3”, l’unico intervento veramente neutro ed equilibrato è stato quello di Manlio Marucci, presidente di Federpromm, il quale è intervenuto ribadendo che ci sono tutti i presupposti e le condizioni per superare la crisi che ha coinvolto la compagnia, e che appare fortemente offensivo attribuire qualsivoglia responsabilità diretta ai consulenti finanziari e assicurativi che, secondo alcuni soggetti amanti della polemica spicciola televisiva, non avrebbero svolto o avrebbero addirittura taciuto alla propria clientela ciò che, invece, neanche sapevano riguardo la situazione in cui versava la compagnia.
Professor Marucci, perché i consulenti finanziari vengono sempre tirati in ballo quando determinati eventi che possono danneggiare i risparmiatori sono generati dalla condotta di altri soggetti?
Ritengo che sia funzionale alle logiche legate al modello di struttura con cui si sono sviluppati i rapporti di potere e di controllo sul sistema finanziario e/o assicurativo italiano.
In un contesto sociale in cui gli squilibri strutturali e ciclici dello stesso sistema finanziario determinano una crisi legata a variabili non prevedibili che coinvolgono migliaia di investitori e potenziali risparmiatori – come nel caso ultimo della compagnia Eurovita – è facile scaricare le responsabilità e le colpe all’anello debole della catena, quali sono i consulenti finanziari, scelti spesso come capro espiatorio su cui riversare le mancate conoscenze finanziarie e/o assicurative da parte dei risparmiatori. Vi è purtroppo un’abbondanza di informazioni deformate e deformanti che impediscono un’analisi critica del fenomeno. Avendo questa figura professionale un rapporto diretto, particolarmente legato da una fiducia intersoggettiva con i clienti e familiari, a volte si trova a dover gestire situazioni di crisi non determinate dalla sua specifica attività e volontà. Attività tra l’altro rigidamente regolamentata e con obblighi informativi ben definiti dal legislatore.
Secondo lei, i gruppi bancari che subentreranno nella gestione delle polizze come potranno gestire lo sblocco dei riscatti senza fronteggiare la prevedibile massa di richieste che arriverà dagli assicurati ancora impauriti di perdere il proprio denaro?
Sono in atto trattative con i vari soggetti coinvolti (gruppi bancari, assicurativi e Poste) sotto il controllo degli enti governativi e di vigilanza, con i quali credo che si arriverà alla soluzione dello stato di crisi che ha coinvolto il settore.
E’ un “problema di sostanza” che non va trascurato. Al momento vi sono diverse ipotesi sui tavoli da lavoro, e sussistono alcune difficoltà sul piano tecnico, ma sono convinto che prima della scadenza del prossimo 30 giugno (termine del commissariamento) si troverà una combinazione accettabile, tale da poter soddisfare i vari players interessati. Al momento non sono in grado di determinare se i vari gruppi bancari, rispetto a quelli assicurativi, siano orientati ad assorbire le varie perdite, soprattutto sul Ramo I, ma sono convinto che un “salvatore di ultima istanza” interverrà comunque, anche i caso di fallimento delle trattative. Se ciò non dovesse avvenire, infatti, si creerebbe una crisi di sistema che minerebbe in modo irreversibile la fiducia nell’intero comparto assicurativo, con ricadute pesanti nei vari segmenti dei mercati ad esso collegati.
Nonostante le pesanti accuse rivolte ai consulenti finanziari durante la trasmissione di RAI3, nessuna organizzazione ha sentito il bisogno di difenderli tranne Federpromm. Cosa si dovrebbe fare per evitare il ripetersi di accuse infondate nel futuro?
Questo purtroppo è l’annoso problema che si trascina da moltissimi anni per tutti i consulenti finanziari che operano con mandato di agenzia, e penso che si accentuerà ancora di più se gli stessi consulenti non prenderanno realmente coscienza delle loro condizioni di vita, sia sul piano professionale che identitario.
Durante la trasmissione “Mi Manda Rai Tre” ho cercato di far capire l’importanza del ruolo svolto dai consulenti, ma il breve spazio a disposizione non mi ha consentito di dare le indicazioni necessarie per far emergere i veri problemi che interagiscono e sono presenti nel settore. Tra l’altro, anche le varie associazioni dei consumatori hanno una visione distorta e a volte dispregiativa della figura del consulente che va rimossa, proprio perché poco rispondente alla realtà e al ruolo significativo svolto da questi professionisti. In ultima analisi, necessita una maggiore partecipazione di massa dei consulenti non più come singole realtà individuali ma come parte di una categoria che va tutelata principalmente dal consulente stesso. Infatti, i consulenti finanziari ed assicurativi, a seguito della vicenda Eurovita, stanno subendo professionalmente gli effetti della mancata vigilanza sulla solidità finanziaria della compagnia e, al pari dei clienti, sono vittime dell’assenza di informazioni verificatasi fino a pochi giorni prima del blocco dei riscatti; eppure sono proprio i consulenti finanziari, tanto vituperati da personaggi interessati politicamente a denigrarne il ruolo, ad assicurare oggi agli assicurati Eurovita la puntuale informazione sull’evoluzione della vicenda, e non certo i media.