Banchieri centrali sempre più confusi sulla natura dell’inflazione. “Se non sai cosa fare, alza i tassi”

Da circa tre anni la politica monetaria del mondo sembra essere in mano a dei principianti, rei di non aver previsto che anche una piccola scintilla avrebbe fatto esplodere la bolla dei tassi negativi. Il FMI auspica il “metodo greco” per l’Europa?
Di Alessio Cardinale
Fino al 28 di questo mese, in Portogallo, va di scena il Forum annuale della BCE, durante il quale di dibatterà soprattutto di stabilizzazione macroeconomica nell’attuale contesto di inflazione elevata. Sarà un forum tutto incentrato sulle più moderne teorie macroeconomiche a supporto del presente scenario di alta inflazione e domanda in diminuzione, ma è molto probabile che tutto si risolverà in una kermesse di banchieri centrali – la presidente della BCE Christine Lagarde, i governatori di Bank of England, Banca del Giappone e Federal Reserve – che faranno a gara a chi starà più zitto sul futuro andamento dei tassi.
Pertanto, chi si attende indizi più chiari sulle future mosse degli istituti centrali dopo gli ultimi rialzi ai tassi di interesse rimarrà deluso: Lagarde e co. non hanno la minima idea sul da farsi, navigano a vista come dei principianti e, nel dubbio, alzano i tassi, che in Europa si attestano ormai al 4 per cento e, secondo le dichiarazioni più recenti, potrebbero aumentare ancora da qui a Luglio. Fa eco la FED, che ha preso una pausa illudendo i mercati ma ha già pianificato ulteriori rialzi da qui a dicembre. Nelle more, il dato sull’inflazione dell’Eurozona indica una ulteriore frenata (5,6% atteso), ma la componente core è data in lieve accelerazione, a confermare che l’inflazione europea è provocata dall’aumento dei costi dell’energia – a causa delle sanzioni contro la Russia – e non certo da un aumento della domanda e della produzione. La riprova della confusione dei banchieri centrali è data dal fatto che gli aumenti dei tassi posti in essere fino ad oggi non hanno ribassato l’inflazione di un solo centesimo, e che l’Europa è ufficialmente entrata in recessione.
Anche uno studente universitario di primo anno sa che l’aumento dei tassi di interesse serve a comprimere la produzione quando l’economia sta accelerando troppo velocemente a causa di un fortissimo aumento della domanda. La Lagarde no. “La banchiera”, insieme a tutto il suo board (Joachim Nagel, il presidente della Bundesbank, su tutti), non si è accorta che l’Europa proveniente dalla pandemia era già in una fase di riduzione della domanda, e non si rende conto che un aumento dei tassi in queste condizioni non fa altro che strozzare ulteriormente l’economia e le aziende, traducendosi in recessione e, se qualcuno non glielo dice in tempo, nella tempesta perfetta della stagflazione, ossia quella infernale congiuntura economica in cui i prezzi aumentano e la produzione si contrae insieme al tasso di occupazione e ai redditi delle famiglie.
Non potendo pensare che tutte queste persone così autorevoli e – sulla carta – preparate al compito che gli è stato affidato siano degli incompetenti, ci si chiede a chi conviene che l’Europa entri in una delle sue peggiori crisi economiche del Dopoguerra. Una domanda del genere – si capisce – crea le teorie ultra-complottiste più estreme, ma è un dato di fatto che il presidente della Bundesbank – il “solito” Joachim Nagel – all’indomani della decisione della BCE di portare i tassi al 3,5% abbia dichiarato tutto contento che “….abbiamo ancora altro lavoro da fare,….potrebbe essere necessario continuare ad aumentare i tassi dopo la pausa estiva….Una volta raggiunto il picco lo manterremo finché non saremo certi di un ritorno sicuro e tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%….“. Una follia, sia riguardo la mossa da fare che riguardo gli obiettivi.
Nel frattempo, il Fondo Monetario Internazionale – che certamente non è una colomba – ha scritto in un report presentato ai ministri della zona euro e alla BCE che “…..la Banca centrale europea dovrebbe continuare ad alzare i tassi per far scendere l’inflazione e i governi della zona euro dovrebbero contribuire riducendo i propri deficit….. e trovando rapidamente un’intesa sulla riforma del patto di Stabilità. La politica monetaria deve continuare a essere rigida per riportare l’inflazione al target in modo tempestivo“. Ecco trovata la fonte ispiratrice, quel Fondo Monetario Internazionale che, in ambito di
politica monetaria e terapie finanziarie per gli stati in difficoltà, somiglia tanto alla Santa Inquisizione. Del resto, come non comprenderli, quelli dell’FMI: da circa tre anni la politica monetaria del mondo sembra essere in mano a dei principianti, rei di non aver previsto che anche una piccola scintilla – e la guerra NATO-Ucraina-Russia non è affatto “piccola cosa” – avrebbe fatto esplodere la bolla dei tassi negativi. In tal senso, il riferimento al “metodo greco” da applicare questa volta all’intera Europa è un segnale che anche l’ultimo dei principianti dovrebbe saper cogliere, facendo finalmente qualcosa che somigli ad una scelta. Ce la faranno Lagarde e Nagel, a cogliere?