Blümke, Ethenea: crescita economica poco sotto al 3% nel 2023

Le banche centrali interromperanno il ciclo restrittivo nel secondo semestre, per valutare i risultati. La recessione è ancora evitabile, se non ci saranno nuovi shock esterni.
“Il nostro scenario di riferimento per il 2023 prevede un’espansione dell’economia mondiale di poco inferiore al 3%. Mentre per gli Stati industrializzati si prospettano diversi trimestri di crescita debole, la Cina e i paesi emergenti forniranno un apporto positivo”. È la view di Michael Blümke, senior portfolio manager di Ethenea Independent Investors.
I dati soft hanno segnalato già nella prima metà dell’anno un’inversione di tendenza positiva. La fiducia dei consumatori è migliorata rispetto ai precedenti bassi livelli e anche gli indicatori anticipatori del settore dei servizi hanno segnato progressi. La congiuntura ha inoltre beneficiato della stabilità del mercato del lavoro, di consumi tuttora sostenuti, dell’ulteriore implementazione delle politiche monetarie e del calo dell’inflazione. La reazione delle autorità alla crisi delle banche regionali statunitensi ha scongiurato una crisi sistemica, ma l’aumento dei costi di finanziamento e l’inasprimento degli standard di concessione del credito peseranno sulla crescita economica nei prossimi trimestri. Al momento anche la crescita in Cina sta perdendo slancio.
Dopo il ciclo di inasprimento più aggressivo degli ultimi decenni, la lotta all’inflazione sortisce i suoi effetti. L’inflazione complessiva ha raggiunto il picco ed è ora chiaramente in calo. In molte regioni l’inflazione di fondo resta tuttavia troppo elevata e potrebbe consolidarsi. In ambiti quali salari, affitti e servizi i prezzi restano sotto pressione e le banche centrali devono pertanto restare vigili. La fine della stretta monetaria si avvicina, ma l’obiettivo non è stato ancora raggiunto.
Dopo aver ridotto il ritmo dei rialzi, nella seconda metà dell’anno le banche centrali dei paesi industrializzati interromperanno gli inasprimenti per valutare le ripercussioni delle loro politiche. Se il calo della domanda non sarà sufficiente a portare presto l’inflazione al target del 2%, le autorità monetarie potrebbero effettuare un’ulteriore stretta, con le relative conseguenze sulle prospettive di crescita. “La congiuntura mondiale si è dimostrata decisamente più resistente del previsto”, conclude Blümke (nella foto). “Lo scenario del “no landing” associato a un ciclo congiunturale prolungato prosegue alla luce di dati economici contrastanti ed elevate incertezze. L’effetto ritardato della stretta monetaria, la persistente inflazione elevata e l’inasprimento delle condizioni finanziarie segnalano tuttavia un rallentamento della crescita. In assenza di ulteriori shock esterni, le grandi economie dovrebbero riuscire a evitare una grave recessione nel prossimo futuro”.