Blümke (Ethenea): crescita globale al 3%, ma l’allentamento non è finito
Non c’è nessuna recessione alle porte. Gli Usa verso un “soft landing”, mentre l’Eurozona è ancora alle prese con l’inflazione e la Cina è ancora in difficoltà.
“Il nostro scenario di riferimento prevede una crescita globale al 3%, mentre non ravvisiamo alcuna recessione nel prossimo futuro. Le banche centrali comunicano la fine del ciclo restrittivo, ma un allentamento è ancora lontano”. È l’analisi di Michael Blümke, Senior Portfolio manager Ethenea Independent investors.
Malgrado il più aggressivo ciclo di inasprimento degli ultimi 40 anni, l’economia mondiale continua a dare prova di resilienza. Secondo Blümke, la congiuntura si indebolirà ancora, ma negli ultimi mesi i rischi di recessione sono decisamente diminuiti: «Il ciclo economico continua ad allungarsi. Prevediamo ulteriori trimestri di crescita bassa o addirittura negativa seguiti da una moderata ripresa. I mercati del lavoro esibiscono tuttora un eccesso di domanda e bassi tassi di disoccupazione, che contribuiscono anche al miglioramento della fiducia dei consumatori. Il sentiment risente tuttavia in una certa misura dei dati provenienti dagli indicatori anticipatori. Il trend discendente nel settore manifatturiero prosegue ininterrotto e anche il settore dei servizi sta perdendo gradualmente slancio dopo il vigore esibito ancora nel primo semestre. In particolare, l’aumento dei costi di finanziamento e l’inasprimento degli standard di concessione del credito freneranno l’espansione economica nei prossimi trimestri».
Appare inoltre evidente che l’inflazione complessiva va diminuendo con la stessa rapidità con cui era precedentemente aumentata. Sussistono tuttavia dubbi legittimi circa un raggiungimento rapido dell’obiettivo del 2% fissato dalle banche centrali. In particolare, l’inflazione di fondo continua a viaggiare a ritmi elevati, per cui, dopo una pausa temporanea, le banche centrali potrebbero vedersi costrette a riavviare la stretta monetaria.
La situazione nelle grandi regioni economiche si presenta tuttavia molto eterogenea. Negli USA, nella prima metà dell’anno l’economia statunitense non ha subito alcuna contrazione e la maggior parte dei dati recenti si è rivelata migliore delle previsioni. Tuttavia anche negli Stati Uniti la crescita subirà un rallentamento giacché gli indicatori anticipatori preannunciano un indebolimento dell’attività economica, con moderata espansione del terziario e stabilizzazione del settore manifatturiero. Non si colgono tuttavia segnali di imminente recessione. Il settore immobiliare resta debole, ma le vendite di abitazioni stanno riprendendo quota. Il calo delle pressioni salariali sembra confermare che la Fed sia riuscita a compiere progressi concreti nella riduzione della domanda complessiva e delle spinte inflazionistiche. Gli attuali dati sull’inflazione sono incoraggianti, ma il presidente della Fed, Powell, ha chiarito che è ancora troppo presto per annunciare la vittoria contro l’inflazione. Le probabilità di un cosiddetto “soft landing” appaiono sempre più realistiche.
Nell’Eurozona, l’economia ha dato prova di sorprendente tenuta nella prima metà del 2023. Prosegue tuttavia il rallentamento descritto già un mese fa. La vulnerabilità dell’economia europea si manifesta nella bassa produttività, nella debolezza delle vendite al dettaglio e in un vero e proprio crollo del settore manifatturiero. Anche il settore immobiliare resta fortemente sotto pressione e l’inasprimento degli standard di concessione del credito frena la crescita. Sul versante positivo si collocano il mercato del lavoro tuttora robusto e il netto calo dell’inflazione. Tuttavia anche in questo caso va notato che l’inflazione di fondo rimane più alta di quanto ci si auspicherebbe visti i salari in forte aumento. La BCE, che ha avviato la stretta decisamente dopo la sua controparte statunitense, si trova nella difficile posizione di dover mettere eccessivamente alla prova la resilienza dell’economia al fine di contenere durevolmente l’inflazione.
In Cina, i recenti dati economici sono stati piuttosto modesti. La forte crescita del primo trimestre non è proseguita nei mesi successivi. Il terziario, motore della ripresa all’indomani della pandemia, mostra segni di debolezza. Gli investimenti e le importazioni diminuiscono, il settore immobiliare continua a pesare sulla crescita e la domanda internazionale rimane bassa. La stabilizzazione degli indicatori anticipatori del settore manifatturiero, seppure in territorio di contrazione, potrebbe rappresentare un primo segnale positivo. Un ulteriore segnale incoraggiante giunge dalle dichiarazioni dei politici dopo la riunione del Politburo di luglio, nel corso del quale si è chiaramente sottolineata la necessità di misure politiche più mirate, volte a ripristinare la fiducia del settore privato, stimolare gli investimenti e sostenere il settore immobiliare. Attendiamo di vedere i fatti.