Marzo 19, 2025

Il mercato mondiale del credito verso il collasso. Parola d’ordine: rinviare i defaults nel tempo

Il colossale debito contratto dal sistema in 14 anni di QE ha iniziato a cedere. Il recente declassamento del rating del debito sovrano USA è solo la punta dell’iceberg di un sistema al collasso.

Di Maurizio Novelli*

Mentre tutto sembra sopito sotto il manto della bassa volatilità e gli indici delle borse mondiali si aggrappano vicino ai massimi storici, silenziosi ma importanti eventi confermano l’ingresso nella prima fase della crisi da debito che sta iniziando a diffondersi nell’economia mondiale.

L’attenzione dei media verso la Cina serve a concentrare il focus sui problemi degli altri per nascondere i propri. La Cina, invece, è la punta dell’iceberg del debito fatto a tassi bassi per finanziare l’acquisto di asset a bassa redditività. Il mercato dei Leverage Loans, di cui sono infarcite le banche statunitensi e lo Shadow Banking System (Mutual Funds, CLO, Hedge Funds ecc) è, in questi mesi estivi, impegnato in un disperato tentativo di negoziare un allungamento delle scadenze dei prestiti che stanno giungendo a maturazione e non sono rimborsabili dai debitori insolventi. Il tentativo di evitare i default allungando le scadenze non modifica comunque il profilo finanziario del debitore, che anzi si ritrova ad essere comunque oberato da tassi d’interesse piu’ alti e con un business che, già durante l’era del QE e dei soldi facili, non riusciva a stare in piedi.

La strategia di rinviare e diluire le insolvenze a data futura è il classico meccanismo che porta alla Balance Sheet Recession di stampo giapponese. Recentemente, Bloomberg ha pubblicato un articolo sui rischi di crisi del mercato dei Leverage Loans e sui tassi di default pendenti che rischiano di innescare una crisi di rifinanziamento per un mercato che vale 1,5 trilioni di USD. Le Banche USA che hanno in posizione tali prestiti, i fondi d’investimento e i CLO stanno spingendo per l’allungamento delle scadenze dei rimborsi, dato che moltissime aziende non sono in grado di ripagare il debito. Le aziende in questione hanno business “zombie“, e per questo motivo non saranno mai in grado di ripagare i prestiti, ma ora la priorità è rimandare i defaults nel tempo. Anche con gli Student Loans e il Private Credit, che valgono 1,5 trilioni di USD ciascuno, si è fatto lo stesso: posticipare la moratoria sui pagamenti di interessi e capitale per non scatenare un’ondata di default sulle cartolarizzazioni ABS outstanding.

Solo questi segmenti del mercato del credito valgono 4,5 trilioni di USD, il 20% del PIL USA. Vedremo cosa accadrà ai prestiti subprime di auto, carte di credito, commercial real estate che stanno evidenziando un aumento delle insolvenze.

Il colossale debito contratto dal sistema in 14 anni di QE ha iniziato a cedere, e questo è solo l’inizio. Il recente declassamento del rating del debito sovrano USA è solo la punta dell’iceberg di un sistema al collasso, dove il peggioramento della qualità del credito del governo USA (la tripla A per eccellenza), fa intravedere, per chi vuole guardare oltre, come può essere la qualità del credito di tutto il resto che ci sta sotto. Infatti, mentre tutto il dibattito si è concentrato sul debito federale fuori controllo, nessuno ha parlato di cosa sta succedendo a livello di singoli stati e municipalità, dove la situazione, se è critica a livello federale, è particolarmente più seria e grave a livello locale: altri 3,2 trilioni di USD (12,5% del PIL) sono sotto minaccia di downgrading con elevati rischi di solvibilità.

Pertanto, il peggioramento strutturale della qualità del credito in circolazione sarà la caratteristica del lungo periodo di crisi che si apre dopo gli interventi straordinari post Covid. Il problema è che l’allungamento delle scadenze avviene a tassi che rendono il debitore ancora più insolvente di prima. Quindi lo scenario di Balance Sheet Recession è ora cominciato, e trilioni di USD di liquidità rimarranno incagliati in posizioni di finanziamento a business che non producono profitti, e a debitori insolventi per evitare di innescare defaults e insolvenze a cascata. Questa gigantesca allocazione di capitale verso attività in perdita e insolventi continuerà a compromettere la redditività di sistema, e peggiorerà ulteriormente il moltiplicatore del debito, costringendo l’economia globale in uno scenario di long landing giapponese. Chi era già virtualmente fallito durante l’era dei tassi a zero e dell’economia in crescita, difficilmente diventerà solvibile con i tassi al 5% e l’economia in stagnazione.

*Gestore del fondo Lemanik Global Strategy Fund

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