Debutto di iPhone 15: è arrivato il punto di svolta negativo del titolo Apple?
Non sono in pochi ad ipotizzare una “bolla Apple”, pronta ad esplodere qualora i progressi nel campo della innovazione tecnologica dovessero rallentare, come abbiamo visto con l’iPhone 15.
Sono passati quasi 16 anni dal leggendario lancio del primo iPhone, che ha sconvolto il mondo nel giugno 2007 scatenando una frenesia di acquisti per i prodotti Apple. Nel corso di tutto questo tempo, il colosso della Silicon Valley ha goduto di una crescita quasi esponenziale delle vendite dei suoi prodotti di punta, seguita da ricavi e margini record e da centinaia di miliardi di dollari di riacquisti di azioni proprie. Il recente lancio di del nuovo iPhone 15, però, non ha portato un’altra rivoluzione tecnologica: le modifiche rispetto alla versione precedente sembrano più estetiche che “rivoluzionarie”.
Il lancio del nuovo iPhone 15 è avvenuto in un momento in cui l’economia globale è in bilico, rifuggendo dalla recessione, nell’era delle tese relazioni Washington-Pechino. Pertanto, ci si chiede se la diffusione del nuovo modello si rivelerà un altro successo commerciale per l’azienda, oppure se questa assenza di soluzioni innovative è un segnale che si tradurrà a Wall Street in un punto di flesso. Dopotutto, se qualcosa non può durare per sempre, prima o poi deve finire, pertanto mai come adesso, per Apple, è stata in vista una vera turbolenza dopo un decennio e mezzo di crescita ininterrotta. Infatti, fino ad oggi Apple ha combinato le misure di un’azienda in crescita in quanto a vendite e profitti ma anche in costante attenzione alla qualità del prodotto e ai vantaggi competitivi; se viene a mancare anche uno solo dei questi fattori, il “credito” di mercato potrebbe diminuire sensibilmente, e con esso il prezzo delle azioni.
Il valore fondamentale del marchio Apple nel mondo degli investitori, oggi, è sottolineato oltre ogni altro elemento di valutazione dal fatto che le sue azioni costituiscono più della metà del portafoglio del veicolo di investimento di Berkshire Hathaway (Warren Buffett). Una costante espansione della quota di mercato, con l’acquisizione di clienti fedeli lungo il percorso, ha reso Apple un business in crescita, anche in periodi di elevata inflazione. Gestione sapiente, programmi di riacquisto di azioni proprie e moltiplicatori in aumento, poi, hanno generato ottimi risultati, insieme alla produzione “a buon mercato” in Asia, che ha sostenuto i suoi margini netti. Il software iOS, infine, è diventato per molti il punto di riferimento in termini di intuitività e qualità, ed il mercato si è fermamente convinto che questa crescita continuerà per molto tempo, forse anche per sempre. Ma è davvero così ovvio?
Naturalmente no, e non sono in pochi ad ipotizzare l’esistenza di una “bolla Apple”, pronta ad esplodere qualora i progressi nel campo della innovazione tecnologica dovessero rallentare, come abbiamo visto in occasione del lancio dell’iPhone 15, o addirittura fermarsi per fisiologica carenza di innovazione nei metodi di produzione e/o nei vantaggi competitivi per gli utenti. Inoltre, fino ad oggi i concorrenti come Samsung sono stati sottovalutati, e continuare su questa scorta a fissare un livello di prezzo delle azioni sempre più alto crea il potenziale per una delusione. Come in una corsa ad ostacoli, in cui l’atleta supera un ostacolo dopo l’altro ma ad ogni ostacolo successivo perde un po’ di forza, Apple sembra perdere la sua forza propulsiva, e l’atterraggio potrebbe essere tutt’altro che morbido.