Settembre 17, 2024

USA, dubbi sui dati ufficiali di crescita economica. I conti non tornano

“Mistero” dei dati sulle entrate fiscali USA, che sono in caduta verticale: con la piena occupazione i redditi dovrebbero generare un aumento delle entrate fiscali, non una diminuzione…

Di Maurizio Novelli*

Negli Stati Uniti, lo scenario in corso evidenzia due circostanze preoccupanti:  le insolvenze ufficialmente registrate dai tribunali americani crescono, ma le perdite accusate dal sistema finanziario sono sempre ferme a livelli infimi, semplicemente perché le banche non contabilizzano i NPL (non performing loan, ndr) e le perdite sui crediti.

E la Cina? In Cina le cose non vanno diversamente, poiché la seconda economia mondiale non è messa così diversamente dalla prima (USA). Diciamo che i problemi sono gli stessi ma in settori differenti, con un’importante distinzione: la Cina ha risparmio interno (come il Giappone negli anni 90) per gestire la Balance Sheet Recession, mentre gli Stati Uniti dipendono dal risparmio di Giappone ed Europa per finanziare tutto il leverage che hanno in circolazione. Di conseguenza, se tutto il risparmio occidentale deve rimanere in America per finanziare il debito pubblico e privato USA, il resto dell’economia mondiale non può crescere. Questo è il principale motivo per il quale BOJ non può modificare la politica monetaria e deve, suo malgrado, operare come succursale della FED, stampando JPY che vengono venduti per acquistare USD e sottoscrivere debito USA.

Nonostante questo QE “indiretto”, la liquidità mondiale in USD è comunque in contrazione. La grande abbuffata di debito fatta nell’era del QE sta iniziando a scricchiolare da tutte le parti e non dipende solo dai tassi d’interesse più alti, dipende anche da cosa ha spregiudicatamente finanziato (dal private Equity al Venture Capital e alle aziende quotate in borsa che non hanno mai fatto utili), con i soldi quasi gratis. Da qui la domanda: a cosa servono gli asset finanziari, in particolare le borse e il credito, che non rispecchiano più l’andamento dell’economia reale e i fondamentali delle società?

In questo senso, occorre fare una netta distinzione tra “narrazione” e realtà. Infatti, il termine “narrazione” è stato coniato negli ultimi mesi per evidenziare silenziosamente che la realtà è forse diversa. Ogni giorno ricevo decine e decine di papers di ricerca e centinaia di pagine di analisi sull’ultimo decimale dell’inflazione, sul centesimo di variazione del Pil e sulle prospettive di variazione micro decimale dei tassi decennali; ed anche ricerche settimanali sulle previsioni del livello dei FED Funds a 3/6 mesi (sempre sbagliate) e sulle parole, virgole e punti utilizzati nei verbali della FED. E poi migliaia di analisti che producono altrettante migliaia di pagine di analisi – già inutili a fine giornata – dove il futuro del mondo sembra essere definito in previsioni sempre “politicamente corrette” e poco sorprendenti, tutte finalizzate a definire “normale” tutto quello che ci accade intorno da mesi, ma che normale non lo è affatto.

Migliaia di persone, pertanto, analizzano l’economia per dire che non succede mai nulla e che tutto rimane sempre nella “normale distribuzione statistica” degli eventi, anche nelle difficoltà attuali, dove tutti sono pronti a intravedere gli inizi di un nuovo bull market non appena i “modesti” problemi strutturali attuali verranno risolti. Nel frattempo, qualora nessuno se ne fosse accorto, le istituzioni governative hanno iniziato a mascherare la crisi massaggiando in modo sempre più evidente i dati macro. Per esempio, nessuno riesce a capire come è possibile che le entrate fiscali del governo USA siano in caduta verticale, nonostante la piena occupazione e l’economia che (sulla carta) continua a crescere: tutte le volte che questo è accaduto l’economia era in recessione. Se c’è la piena occupazione, dovrebbe essere normale che i redditi generati vengano tassati e procurino un aumento delle entrate fiscali, non una diminuzione.

Il mistero non è stato risolto, ma i dubbi sulla veridicità dei dati USA crescono ogni mese che passa. Il partito Repubblicano ha accusato l’amministrazione Biden di taroccare i dati sul mercato del lavoro e sull’economia per fini elettorali: nulla di più probabile. Ma cosa dire dell’economia UK che, pur attraversando la peggiore crisi dagli anni 70 con caduta verticale dei redditi reali, impennata dei costi di finanziamento sui mutui (90% dei mortgage UK sono a tasso variabile), crisi dei fondi pensione, Brexit e una inflazione tra la più alta dei paesi occidentali, non “riesce” ad evidenziare un PIL in recessione?

Recentemente il governo cinese ha ordinato ai media di non enfatizzare le notizie negative sull’economia e i dati pubblicati sono sottoposti a “restrizioni” sui dettagli di composizione per “ragioni di sicurezza nazionale”. Alcuni economisti troppo “indipendenti” sono anche finiti in carcere. La stessa cosa è stata applicata per le aziende quotate che sono “sensibili” per la sicurezza nazionale. Quindi a cosa servono asset finanziari che non rispecchiano più l’andamento dell’economia reale? Le risposte sarebbero molteplici, e non certo positive.

*Gestore del fondo Lemanik Global Strategy Fund

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