Febbraio 7, 2025

La Bce taglierà i tassi nel 2024, obiettivo 2% nel 2025. Sulla Fed c’è troppo ottimismo

Nel 2024 in Europa possibile un taglio di 100 punti base a partire da giugno. L’economia USA è ancora  robusta, e i quattro tagli dei tassi ipotizzati per il prossimo anno sono troppo ottimistici.

Di Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager ETHENEA

Nessuna sorpresa dalla riunione del Consiglio direttivo della BCE che ha deciso – al pari di FED e BoE – di mantenere invariati i tassi di interesse di riferimento; sebbene si ritenga che l’inflazione, pur essendo diminuita negli ultimi mesi, potrebbe tornare a registrare un temporaneo incremento nel breve periodo.

Tale decisione è la naturale conferma di alcune indicazioni molto chiare di Christine Lagarde, che aveva recentemente sottolineato come la banca centrale possa ora vedere nitidamente con quanta forza e rapidità stanno avendo effetto i rialzi dei tassi del passato. Infatti, il tasso di inflazione è sceso in maniera sorprendente negli ultimi mesi: il tasso principale è sceso al 2,9% in ottobre e il tasso di base (esclusi i componenti energetici e alimentari più volatili) al 3,6%. Dal nostro punto di vista, è chiaro che il ciclo di rialzi dei tassi si è concluso a settembre. Il rapido calo dell’inflazione e un’economia stagnante fanno supporre che l’obiettivo di inflazione del 2% possa essere raggiunto già nel 2025. Nella sua ultima proiezione di settembre 2023, la BCE vede un’inflazione leggermente superiore al suo obiettivo nel 2025, ma questa previsione potrebbe modificarsi con le nuove proiezioni che sono state pubblicate durante le  recenti riunioni.

Gli accordi salariali del passato, alcuni dei quali sono durati diversi anni, continueranno a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi anche in futuro. Al contrario, i prezzi dell’energia sono diminuiti in modo significativo, compensando efficacemente gli aumenti salariali. Alla fine, tuttavia, la banca centrale può dimostrarsi paziente. I timori per una ripresa dell’inflazione sono forti, dopo l’esperienza del 2022. I calcoli preliminari mostrano che il tasso di inflazione a novembre è sceso al livello più basso dall’estate 2021. Successivamente, tuttavia, gli effetti base causeranno un leggero aumento dei prezzi a breve termine. In ogni caso, nel 2024 arriveranno i tagli dei tassi. A nostro avviso, è realistico ipotizzare un taglio di 100 punti base a partire da giugno.

Com’è noto, nella sua riunione anche la Federal Reserve ha lasciato i tassi invariati per la terza riunione consecutiva (forchetta 5,25-5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni); ma i membri della banca centrale hanno paventato la possibilità di tre tagli – cioè di 75 punti base – nel corso del 2024, aprendo la strada alla svolta (il cosiddetto pivot) della FED. Se si realizzerà questa previsione, i tassi scenderanno nella forchetta 4,5-4,75%, mentre nel 2025 arriverebbero al 3,5-3,75%. Un fattore chiave di tale decisione è stato il rallentamento dell’inflazione, cui il presidente della FED, Jerome Powell, ha fatto riferimento anche nel suo recente discorso allo Spelman College di Atlanta. Il tasso di inflazione generale era già al 3,2% a ottobre. Questo forte rallentamento, che non era stato previsto dal mercato, ha portato a un rapido calo dei rendimenti lungo l’intera curva dei rendimenti. Anche l’inflazione core, quella cui la FED preferisce riferirsi, ha rallentato a circa il 3,5%. Powell aveva recentemente osservato che l’inflazione core degli Usa è cresciuta solo del 2,5% annuo negli ultimi sei mesi, appena al di sopra dell’obiettivo di inflazione del 2% fissato dalla banca centrale. Questa “sfumatura” fa ben sperare per i prossimi mesi.

Le parole che il presidente della FED ha pronunciato in riunione sono molto interessanti. Powell, infatti, ha detto che “siamo al picco o vicini al picco di questo ciclo” di strette monetarie, e a dispetto di chi scommette già su imminenti tagli ai tassi ha aggiunto: “siamo pronti a ulteriori restrizioni, nel caso in cui fossero appropriate” e “manterremo la politica restrittiva fino a quando non saremo fiduciosi nel ritorno dell’inflazione al 2%”. C’è da dire che i recenti movimenti del mercato, legati a un massiccio calo dei rendimenti lungo tutta la curva, e l’aspettativa di quattro tagli dei tassi nel 2024, nutrita immediatamente prima della riunione, sarebbe comunque troppo ottimistica, nonchè in contrasto con gli interessi della FED, poiché le condizioni finanziarie meno restrittive rendono più difficile per la banca centrale rallentare una economia statunitense che appare ancora troppo robusta.

Volker Schmidt

All’inizio di dicembre, peraltro, Powell aveva già sottolineato che le speculazioni su un allentamento della politica monetaria erano premature e che la FED era pronta ad aumentare ulteriormente i tassi, se necessario. A nostro avviso, la Fed vuole tenersi aperta la possibilità di nuovi aumenti, ma è molto improbabile che questo accada, visto il basso livello di inflazione. In ogni caso, l’orientamento della FED a continuare a combattere l’inflazione era stato completamente ignorato dai mercati, per cui la comunicazione più severa da parte della banca centrale americana ne è una naturale conseguenza, soprattutto adesso che l’attenzione si sta gradualmente spostando dal livello dei tassi alla durata della stretta.

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