Novembre 3, 2024

ETHENEA: in Europa l’inflazione non raggiungerà l’obiettivo del 2% nel 2024

La Fed probabilmente ha scelto di combattere la recessione piuttosto che l’inflazione. Il ristagno economico in Europa riduce i margini di manovra della Bce.

“Nella seconda metà del 2023 l’inflazione è scesa rapidamente, ma è decisamente troppo presto per puntare su una disinflazione senza intoppi verso l’obiettivo del 2% fissato dalle banche centrali. Sebbene non vi siano più shock di approvvigionamento legati alla pandemia, le tensioni geopolitiche, il protezionismo e le misure fiscali in corso continuano a esercitare una pressione inflazionistica“. È l’analisi di Michael Blümke, portfolio manager di ETHENEA Independent Investors.

Anche se i dati più recenti dagli Stati Uniti indicano una crescita più debole e un calo dell’inflazione per via della politica monetaria restrittiva, non vi sono segnali di un’imminente recessione. La tendenza disinflazionistica è proseguita: l’inflazione complessiva è scesa al 3,1%, grazie al calo dei prezzi dell’energia, ma l’inflazione di fondo è rimasta al 4%, a causa della continua pressione sui prezzi nei settori dei servizi e degli affitti. Il rallentamento dell’inflazione è uno sviluppo positivo, ma riteniamo improbabile un rapido ritorno all’obiettivo del 2%, alla luce della solidità del mercato del lavoro, della resistenza dei consumatori e della politica fiscale espansiva dovuta all’anno elettorale. A dicembre, la Fed ha lasciato invariata la sua politica monetaria, ma ha sorpreso i mercati con toni accomodanti e ha persino annunciato di aver iniziato a discutere di tagli dei tassi. In vista delle prossime elezioni presidenziali statunitensi, sospettiamo che, nel valutare se combattere l’inflazione o evitare una recessione, i banchieri centrali abbiano scelto la seconda opzione. Con le attuali proiezioni di crescita e i tre tagli dei tassi previsti, a fronte dei sei attesi dal mercato nel 2024, l’inflazione non raggiungerà sicuramente il 2%.

La crescita dell’Eurozona è rimasta deludente nel quarto trimestre 2023, nonostante un leggero miglioramento a novembre. A dicembre, l’attività economica del settore privato si è contratta per il settimo mese consecutivo, facendo aumentare il rischio di una recessione tecnica nella seconda metà dell’anno. La debolezza della domanda globale si ripercuote sull’intera Eurozona e la produzione industriale è scesa ai minimi dal 2020. Più che un crollo economico, i dati segnalano un ristagno dell’economia. La crescita continuerà a rallentare e rimarrà debole anche nella prima metà del 2024. A novembre, la pressione sui prezzi è scesa al 2,4% su base annua, ma nel settore dei servizi è rimasta elevata, al 4%. L’inflazione di fondo è passata dal 4,2% al 3,6% su base annua. Dato che questo valore è ancora nettamente superiore all’obiettivo e che gli indici PMI continuano a segnalare un aumento della pressione sui costi e della crescita dei salari nell’intera Eurozona, il processo di disinflazione può dirsi tutt’altro che concluso.

Il ciclo di rialzo dei tassi della Bce è terminato. Tuttavia, la Presidente dell’istituto ha sottolineato che, a differenza della Fed, la Bce non è ancora pronta a discutere di tagli dei tassi. Anche in questo caso, il mercato è molto più ottimista riguardo ai futuri tagli dei tassi, scontandone fino a sei. Per le autorità europee la posta in gioco è alta: abbassare i tassi troppo presto in un contesto di inflazione persistente e stimoli fiscali costanti sarebbe un errore, mentre mantenere la politica restrittiva troppo a lungo potrebbe causare una recessione economica ancora più grave. Di fatto, la fase finale del percorso verso l’obiettivo del 2% d’inflazione sarà la più complessa e potrebbe richiedere ulteriori sofferenze economiche.

la ripresa dell’economia cinese è proseguita a un ritmo moderato nel quarto trimestre, trainata dai consumi interni. L’economia si trova ancora in un contesto deflazionistico: sia l’inflazione complessiva che i prezzi alla produzione sono negativi su base annua (-0,5% e -3%). Nell’ultimo trimestre, la situazione del credito è migliorata grazie alle ampie misure governative volte a stimolare la crescita del credito. Nell’ultima riunione dell’anno, in dicembre, il Politburo si è impegnato a promuovere la ripresa economica. La politica fiscale sarà senz’altro lo strumento principale per farlo nel 2024, ma non vi sono segnali di ampi stimoli fiscali, bensì di ulteriori misure mirate. La politica monetaria fornirà un sostegno flessibile ed efficace, ma cauto. Naturalmente, le prospettive della Cina sono un po’ più favorevoli rispetto agli ultimi mesi, ma la ripresa rimarrà graduale e il settore immobiliare continuerà ad avere problemi e a offuscare le prospettive economiche anche nel 2024.

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