L’evasione aumenta nelle crisi. Cos’è l’Hugo Effect e perchè favorisce l’economia informale

Due economisti di Ca’ Foscari e Harvard hanno studiato un nuovo metodo per misurare l’economia informale, coniando l’Hugo Effect per spiegare il carattere anticiclico dell’evasione.
“Quando la popolazione soffre, quando il lavoro manca, quando il commercio è nullo, il contribuente recalcitra all’imposta, lascia passare le scadenze, e lo Stato spreca molto denaro in spese di costrizione e di riscossione. Quando il lavoro abbonda, quando il paese è felice e ricco, l’imposta si paga facilmente e costa poco allo Stato”. Così scriveva Victor Hugo ne I Miserabili, ambientato nella Francia di circa 200 anni fa. Oggi, quell’intuizione dello scrittore ispira uno studio sull’evasione fiscale e in suo onore nasce lo “Hugo Effect”. Lo hanno coniato gli economisti Francesco Pappadà dell’Università Ca’ Foscari Venezia e Kenneth S. Rogoff di Harvard.
In uno studio pubblicato dalla rivista economica del National Bureau of Economic Research i due studiosi propongono un nuovo metodo per misurare l’economia informale (attività economiche in grado di generare reddito, nonostante la scala ridotta della loro dimensione, le tecnologie semplici e lo scarso capitale iniziale – es.: artigiani, lavoratori a domicilio, piccoli commercianti, gestori di chioschi, venditori ambulanti, lustrascarpe, intrattenitori di strada, etc) nei paesi dell’Unione Europea scoprendo che l’andamento dell’evasione fiscale è anticiclico: l’evasione cresce nella recessione e cala in periodi di boom economico. “I metodi tradizionali per misurare l’economia informale ci mostrano un andamento relativamente piatto nel corso del tempo. Viceversa, il nostro metodo riesce a catturarne la volatilità, che va di pari passo con il Pil e la disoccupazione – spiega Francesco Pappadà, ricercatore al Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari -. Le autorità monetarie e fiscali dovrebbero considerare di più l’economia informale e le possibili conseguenze del suo comportamento anticiclico”.
La misura dell’economia informale nei vari paesi restituisce un quadro negativo per l’Europa meridionale. Grecia e Italia, nell’ordine, hanno mostrato un’evasione media tra il 1999 e il 2020 del 36 e 31 per cento del prodotto interno lordo, secondo le stime (prudenziali) della misura EVADE sviluppata da Pappadà e Rogoff. Questa misura si basa sul confronto tra versamenti dell’Iva e consumi: se il gettito Iva non corrisponde a quello ipotizzabile dalla mole di consumi, significa che l’economia ha trovato strade ‘informali’ per muoversi. Osservando l’andamento nel corso degli anni, emerge chiaramente la corrispondenza tra i picchi di evasione e le annate di recessione economica dei paesi. L’aumento dell’evasione fiscale durante periodi di recessione, fanno notare gli autori della ricerca, può spiegarci perché paesi come Grecia, Italia e Spagna abbiano potuto reggere dal punto di vista sociale e politico periodi prolungati di crisi. L’Hugo Effect è anche stato quantificato: per una diminuzione del Pil dell’1%, l’economia informale aumenta dello 0,6%.