Le PMI della Space Economy italiana alla prova dell’Equity crowdfunding
Relativamente allo spazio cosmico, nei tempi più recenti si sono aperte importanti opportunità commerciali che hanno dato vita a quella che oggi viene comunemente definita come “Space Economy”.
Di Carlo Mauri – Analista Finanziario
In passato, le grandi scoperte legate alla navigazione oceanica hanno aperto le porte all’Era Moderna, e la diffusione delle reti ferroviarie ha dato inizio alla Rivoluzione Industriale prima in Europa e poi sul continente americano. Oggi, allo stesso modo, la rapida crescita delle conquiste civili e commerciali dello spazio sta aprendo una nuova era storica, quella Spaziale. Infatti, insieme alle note al pubblico, come Space X di Elon Musk, esistono altre realtà molto meno conosciute in diverse regioni del mondo.
L’Italia, per esempio, rivela – non senza sorpresa di quanti abitualmente la sottovalutano – di essere leader in questo settore, grazie ad alcune grandi aziende nazionali e ad una nutrita schiera di piccole e medie imprese di elevato livello tecnologico che hanno iniziato a popolare il settore. Molte di loro sono dei c.d. spin-off universitari oppure sono state sviluppate in “acceleratori”, altre sono nate come costole di aziende che operano in settori tradizionali. Insomma, nel “Quinto Dominio“- come viene definito lo spazio dopo gli elementi della Terra, del Mare, del Cielo e del Cyberspazio – l’Italia conta moltissimo, ed il suo tessuto imprenditoriale del settore è strutturato in modo reticolare, con al centro i big e le Agenzie Spaziali (A.S.I. e E.S.A.).
La classificazione in cui viene normalmente suddivisa la Space Economy italiana segue le caratteristiche specifiche di due tipologie di aziende, e cioè quelle che operano nel c.d. Upstream, e quelle del Downstream. Nel primo comparto sono inserite tutte le aziende che operano nella filiera degli apparati e delle strutture orbitanti, in primis naturalmente i satelliti. Oltre ai c.d. lanciatori (in cui l’Italia gioca un ruolo chiave in partnership con altre agenzie ed aziende internazionali si pensi per esempio al Vettore “Vega”), l’Italia è anche protagonista della produzione di nano satelliti inseriti in orbita bassa e della produzione di apparati come, per esempio, quelli di rilevamento radar.
Nel comparto Upstream ha avuto grande rilevanza il programma satellitare “Copernicus”, con i suoi 6 satelliti “Sentinel” finalizzati a monitorare l’ambiente terrestre. Inoltre, a breve sarà immessa in orbita la costellazione di satelliti italiani “Iride” di ultima generazione, con un potere di risoluzione nell’osservazione terrestre elevatissima. Nel secondo comparto, ossia quello “Downstream”, si collocano tutte quelle aziende che impiegano i dati satellitari per erogare servizi agli utilizzatori finali. Il comparto si divide a sua volta in due ambiti: a) Earth Observation (E.O.), in cui l’osservazione terrestre è rivolta ai servizi verso l’Agricoltura, per il controllo dei raccolti in ottica di ottimizzazione delle risorse agricole, verso la Protezione Civile (con azione di supporto nei contesti di emergenze e crisi di carattere umanitario), verso i cambiamenti climatici -attraverso il monitoraggio di tutti i parametri ambientali quali temperatura, condizione di ghiacci livello delle acque etc – ed anche in campo energetico, attraverso la selezione delle aree più adatte alla produzione di energie rinnovabili ed il controllo di siti sensibili quali le centrali nucleari. Inoltre, l’E.O. ha importanti applicazioni in campo sanitario ed in campo assicurativo in relazione alla misura del rischio in caso di catastrofi ambientali; b) sistemi satellitari di navigazione (Global Navigation Satellite System – GNSS), che operano per la sicurezza e la logistica dei trasporti marittimi e terrestri.
Riguardo le dimensioni del mercato italiano, secondo l’Osservatorio della Space Economy del Politecnico di Milano in Italia sono state identificate nel 2023 ben 163 aziende, con un fatturato complessivo di circa 230 milioni di euro ed un incremento del 15% in più rispetto al 2022. La maggior parte delle aziende opera anche i settori diversi dalla Space Economy ma ad essa comunque collegati, e solo circa un 15% delle aziende svolge attività esclusivamente nel campo spaziale. Molte di loro sono connesse in rete e occupano un piccolo ma determinante spazio nella filiera.
La diffusa presenza di molte PMI, alcune anche di piccole dimensioni ma tutte con un elevato contenuto innovativo, ha fatto emergere la necessità del settore di poter finanziare rapidamente progetti di ricerca e sviluppo con la corretta calibrazione temporale, poiché le loro attività producono ritorni economici significativi nel lungo periodo e ciò deve avvenire assicurando alle PMI del settore spaziale un ciclo finanziario che non permetta l’uscita di flussi di cassa tipici del denaro concesso a prestito, con i relativi oneri finanziari. Per questo motivo, queste aziende costituiscono l’ambiente ideale per l’applicazione dell’Equity Crowdfunding. Dal lato degli investitori, che diventano soci a tutti gli effetti, il loro contributo finanziario può trovare interessante e rilevanti occasioni di guadagno con multipli anche a due cifre, tenendo conto che tutte le previsioni concordano nel ritenere che il settore della Space Economy avrà una crescita senza precedenti nei prossimi anni e senza dimenticare che in presenza di Start Up e PMI innovative gli investitori individuali possono godere di detrazioni di imposta di almeno il 30% di quanto investito.
Insomma, la Space Economy italiana ha tutte le caratteristiche per produrre importanti risultati. Vi sono però anche dei fattori che limitano la crescita di questo settore. Il primo è rappresentato dalla scarsità delle risorse umane impiegate, fatte di tecnici ed ingegneri aereospaziali, per i quali vi è in atto un grande sforzo da parte del mondo universitario ed in particolare dalle facoltà di ingegneria aerospaziale, le quali comunque incontrano un grande interesse da parte dei giovani. il secondo sono le dimensioni spesso molto piccole delle PMI, che impediscono sia il facile accesso a strumenti di finanziamento strutturato, per esempio fondi europei, sia un debole potere contrattuale verso la clientela, spesso costituita da grandi aziende, multinazionali o addirittura agenzie spaziali. Su questo punto, una soluzione che deve essere portata a conoscenza delle aziende sarebbe quella di sviluppare tra loro contratti di rete che permettono di strutturarsi meglio sia a livello funzionale, organizzativo e finanziario, al fine di potersi confrontare in modo adeguato con le grandi aziende clienti. Nonostante queste difficoltà, gli investitori dovrebbero prendere in considerazione, nelle scelte di investimento ed in proporzione alle quote di portafoglio, il settore della Space Economy, che è ancora poco conosciuto ma, anche per questo motivo, molto promettente.