Ottobre 6, 2024

Quanto costa vivere in Tunisia? Guida per pensionati e imprese in cerca di risparmio fiscale

Il paese nordafricano offre ai pensionati italiani un concreto miglioramento delle condizioni di vita e un clima favorevole. Non è un paese per giovani, a meno che non siano imprenditori.

di Marco d’Avenia

Vivere in Tunisia è davvero così conveniente? Da quando i media hanno fatto scoprire agli italiani che il costo della vita nel paese nordafricano è davvero basso, molti hanno iniziato a valutare di trasferirsi, soprattutto pensionati in cerca di un regime fiscale più vantaggioso. In questa guida analizzeremo i vantaggi e gli svantaggi di un trasferimento in Tunisia, meta tra le più vicine in termini geografici ma tra le più lontane dal pensiero comune dell’italiano medio, soprattutto se giovane ed in cerca di prima occupazione.

Lo stato che confina a ovest con l’Algeria e a est con la Libia presenta una situazione geopolitica abbastanza stabile, anche se di recente il presidente Kaïs Saïed ha intrapreso una serie di riforme che hanno suscitato polemiche da parte dei sindacati. Mettendo da parte questo aspetto, di certo non secondario, la Tunisia presenta un tasso di cambio molto interessante: 1 Euro vale infatti 3,39 dinari tunisini*. Questo vuol dire che un italiano con reddito in euro ha un potere d’acquisto superiore – non solo nominale, ma anche reale – rispetto a quello di un abitante della Tunisia, e questo fattore è molto importante allorquando si deve valutare la decisione di trasferirsi nel paese nord-africano. Peraltro, la distanza dall’Italia è davvero breve, e mediamente  raggiungere Tunisi da Fiumicino ha un costo base di circa 120 euro, a cui va aggiunta la tariffa variabile prevista per i servizi di viaggio (bagaglio, posto assegnato etc). Da Palermo, invece, Tunisi è raggiungibile con la nave al costo di circa 150 euro (450 euro imbarcando l’auto).

Per i pensionati che intendono migliorare le proprie condizioni di vita, è fondamentale esaminare il capitolo del “reddito importato” dall’Italia. La cosa funziona pressappoco in questo modo: il pensionato italiano deve richiedere il permesso di soggiorno e abitare effettivamente in Tunisia per almeno 6 mesi + 1 giorno all’anno. Deve poi aprire un conto bancario, sul quale farsi accreditare la pensione italiana che verrà corrisposta dall’Ente Italiano erogante al lordo, quindi senza ritenute alla fonte, poichè in virtù della convenzione fiscale essa sarà tassata non più dallo Stato Italiano ma da quello Tunisino. Su tale importo lordo, la Tunisia concede una detrazione dell’80%, e tassa con una aliquota media del 27% solo il 20% di esso, con un limite massimo del 5% della pensione lorda. In pratica, su una pensione italiana lorda annua di 20.000 euro il reddito imponibile sarà pari a 4.000 euro (20.000 meno l’80%) e l’imposta complessiva pari a 1.000 euro l’anno.

Nell’esempio considerato, così, al nostro pensionato rimangono 19.000 euro netti in tasca, con i quali coprire i costi della casa, dell’alimentazione, del trasporto, sanitari etc. Anche in relazione alla casa, la scelta della Tunisia fa immediatamente intuire la convenienza del cambio di paese e di valuta. Infatti, con un costo di molto inferiore a quello di qualsiasi città turistica italiana, è possibile abitare una casa abbastanza comoda affacciati sul mare nella costiera tunisina, tra le più belle del Nord Africa. A Tunisi, ossia nella capitale, c’è un ventaglio di opportunità davvero niente male. L’affitto di un bilocale in centro, ben fornito e già arredato, costa mediamente 250 euro al mese, mentre una casa con tre camere da letto 380 euro. Se si decide di acquistare, si spendono rispettivamente 50.000 euro fronte mare e 35-40.000 euro nelle strade più interne (bilocale) e tra 90.000 e 110.000 per un pentavani in centro.

Una villetta con piscina, poi, si trova agevolmente a 110-120.000 euro. A Sousse, Djerba, Monastir o Hammamet, incantevoli città sul mare, l’affitto scende a 200-300 euro. Per chi già percepisce una pensione in Italia, pertanto, pianificare il proprio tenore di vita in Tunisia sarà un gioco da ragazzi. Chi invece vuole trasferirsi nel paese nordafricano per lavorare, allora farebbe bene ad avere un quadro chiaro della situazione retributiva locale. Il portale “Altra Tunisia”, attivo da 10 anni nel suggerire agli italiani le dritte giuste per organizzare la loro nuova vita nel paese, ha condotto un’inchiesta sul tema. In Tunisia, infatti, ci sono molte ditte italiane legate a doppio filo con l’Italia, che ricercano figure madrelingua da inserire nel loro organico, anch’esso formato da migranti nostrani. Ad esempio, la retribuzione in un call center varia dai 600 ai 1200 dinari tunisini netti (da 182 euro a 364 euro), giusto il minimo sindacale per condurre uno stile di vita meno che dignitoso anche per i tunisini. Queste condizioni non sembrano strizzare l’occhio a chi vuole farsi assumere da dipendente, pertanto sembra che la migliore opzione per avvantaggiare la propria situazione economica in Tunisia sia quella di mettersi in proprio per stabilire lì una nuova attività imprenditoriale o delocalizzare quella presente in Italia. Occhio, però, perché la burocrazia è complessa e piuttosto lenta.

Capitolo viabilità: come muoversi in Tunisia? La rete ferroviaria tunisina si estende per un totale di 2152 km, supportati numerose aziende pubbliche o private che si occupano dei trasporti urbani, suburbani, interurbani e turistici tramite autobus e minibus. Puntando il nostro focus sulla capitale Tunisi, il prezzo mensile di un abbonamento ai trasporti che copra l’intera città costa solo 45 dinari, l’equivalente di 13,32 euro. Una tariffa davvero vantaggiosa soprattutto per chi ha tanto tempo libero e vuole visitare le meraviglie di questa metropoli dalle origini antichissime, come ad esempio la Medina, il Suq (mercato storico) o la moschea di Al-Zaytouna. Per chi vuole invece spostarsi con l’auto, la benzina costa mediamente 0,74 euro al litro, mentre il diesel 0,65 euro al litro, valori che in Italia determinerebbero un vero e proprio assalto alle stazioni di rifornimento.

Passiamo infine al carrello della spesa: quanto costa mangiare in Tunisia? Ebbene, nel paese nordafricano c’è un vero e proprio culto della cucina, e i prezzi dei prodotti alimentari più comuni sono molto al di sotto di quelli italiani ed europei. Nel dettaglio, un litro di latte costa 0,41 euro, 12 uova 1,1 euro, 1 kg di carne di manzo 8,70 euro, una confezione di pane in cassetta da 125 g. costa circa 0,03 euro, 1 kg di riso 0,92 euro, 1 kg di pomodori 0,64 euro, mentre un etto di formaggio locale lo si paga 0,90 euro. Inoltre, una cena per due persone in un ristorante medio, con tre portate, costa 18 euro, un cappuccino al bar 0,75 euro, un caffè 0,50 (idem per una Coca Cola).

A conti fatti, il pensionato italiano da 20.000 euro annui, cui rimane intatto il 95% della pensione lorda, può mettere da parte fino a 5.000 euro l’anno, e tutto questo senza farsi mancare nulla. L’impresa di servizi che delocalizza in Tunisia parte o tutta l’attività aziendale ha un trattamento di tutto favore. Infatti, le imprese che producono impiegando manodopera locale ed esportano interamente la produzione all’estero godono per i primi dieci anni di attività di una tassazione ridotta con aliquota del 10%, che diventa il 30% dall’undicesimo anno in poi (ma sono previste riduzioni al 10% per i settori agricolo, medicale, artigiano, istruzione e formazione). In ogni caso, anche dopo il decimo anno il risparmio delle circa 800 aziende italiane presenti in Tunisia è notevole rispetto al nostro Paese, dove oggi la pressione fiscale complessiva alle imprese fa fatica a scendere al di sotto del 50%.

*Cambio TND/EUR applicato alla data di scrittura dell’articolo pari a 3,39 Dinari tunisini per ogni Euro

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