I mercati europei sapranno gestire lo shock delle elezioni francesi?
L’ombrello dell’UE limita le ripercussioni dei cambiamenti di governo in Francia. Le banche centrali ridurranno gradualmente i tassi di interesse reali. Ancora positivi sulle mid-small cap italiane.
di Andrea Scauri, gestore azionario Italia presso Lemanik
L’aumento dell’incertezza geopolitica, che passa anche dalle elezioni in Francia, continuerà a mettere in discussione la narrativa “Goldilocks” (cioè di un ciclo economico equilibrato) e ad aumentare la volatilità dei mercati nel breve periodo. Tuttavia, riteniamo che le possibili ricadute dei cambiamenti di governo in Francia siano gestibili dai mercati, grazie a un assetto istituzionale europeo più solido rispetto al passato. I mercati azionari globali hanno chiuso il mese di giugno in territorio leggermente positivo, con i mercati azionari statunitensi che hanno toccato nuovi massimi grazie alla performance dei “Magnifici 7“. Al contrario, i mercati azionari europei hanno faticato dopo l’esito delle elezioni europee e lo shock delle elezioni anticipate in Francia. Anche i mercati azionari sudamericani sono stati deboli a causa dei persistenti venti contrari sul fronte macroeconomico e delle transizioni politiche.
Nelle elezioni per il nuovo Parlamento europeo, abbiamo assistito a un aumento del numero di deputati dei partiti di destra e conservatori, con un indebolimento dei Verdi. Le implicazioni economiche più importanti potrebbero essere che il sostegno alle politiche di transizione verde potrebbe essere leggermente diluito, anche se il PPE rimane il partito più forte dell’Ue e quindi con spazio per confermare gli attuali obiettivi della politica energetica europea. Il Presidente francese Macron ha sorpreso i mercati sciogliendo il Parlamento a seguito dei risultati delle elezioni europee a livello nazionale e ha indetto nuove elezioni, dove al primo turno si è affermato il Rassemblement National di Marine Le Pen. L’aumento dell’incertezza politica che ne è derivato, unito ai crescenti rischi che ciò possa danneggiare le finanze pubbliche francesi, ha portato il differenziale di rendimento dell’OAT decennale francese rispetto alla Germania a 84 pb (+35 pb), il livello più alto degli ultimi 12 anni, con il rendimento dell’OAT decennale al 3,28%, mentre il rendimento del Bund è sceso di 22 pb al 2,4%. L’incertezza politica in Francia ha avuto un impatto anche sugli spread di altri paesi periferici: lo spread BTP-Bund è salito di 30 pb a 160 pb, con il 10Y al 4%.
Come ampiamente previsto, la Commissione europea ha proposto al Consiglio l’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia (e di altri sei Paesi). Non vediamo alcun impatto rilevante a breve termine dalla richiesta di procedura d’infrazione. Lo sforzo per il bilancio italiano non è significativo ed è in gran parte già previsto nel percorso programmatico del governo, che tuttavia ha margini di manovra limitati. Giudichiamo positivamente le dichiarazioni del Ministro dell’Economia Giorgetti (nella foto), che ha rafforzato il concetto di “percorso di cautela” e “selettività” sulla finanza pubblica.
Negli Stati Uniti, l’ufficio di bilancio del Congresso ha pubblicato nuove proiezioni che indicano che il deficit federale dovrebbe essere di 1,9 trilioni di dollari, pari al 6,7% del Pil, nell’attuale anno fiscale 2024. Questa proiezione è superiore di oltre 400 miliardi di dollari rispetto alle previsioni di febbraio. Inoltre, si prevede che il deficit si ridurrà solo marginalmente nei prossimi anni, raggiungendo un minimo del 5,5% del Pil nel 2027, prima che l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dei costi di servizio del debito lo riportino verso il 7% del Pil entro un decennio. Anche se riteniamo che i tassi rimarranno strutturalmente più alti rispetto al recente passato, la riduzione del costo del debito ci sembra l’unica strada politicamente percorribile per gestire la crescita del debito pubblico, motivo per cui ci aspettiamo che la Fed riduca i tassi il prima possibile. Questo scenario è favorevole alle azioni nel medio termine.
Il nostro scenario di base prevede una crescita economica modesta che non sfoci in una recessione, con un miglioramento in Europa e un rallentamento della velocità di crescita negli Stati Uniti (in particolare dei consumi) e le banche centrali che ridurranno gradualmente i tassi di interesse reali, prima la Bce, poi la Fed. In questo contesto continuiamo a essere costruttivi sulle mid-small cap italiane: storicamente, queste hanno sovraperformato, in media, all’inizio del ciclo di riduzione dei tassi. I temi chiave del nostro portafoglio rimangono il Green capex, con titoli come Danieli e Prysmian che beneficeranno di un ciclo di investimenti a lungo termine nei rispettivi settori, e la transizione energetica, dove confermiamo il nostro posizionamento sempre su Prysmian.