Il Finanziamento delle liti aiuta le PMI ad affrontare le controversie nazionali ed internazionali e mitigare il rischio di soccombenza. Per i privati, un aiuto nei contenziosi economicamente più impegnativi.
A cura di Davide de Vido, avvocato del foro di Treviso e CEO di FIDEaL dell’economia
Le Piccole e Medie Imprese (PMI) rappresentano la spina dorsale italiana, costituendo la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale nazionale. Esse, infatti, sono circa 4,4 milioni, ossia il 94% del numero totale di aziende presenti sul territorio, impiegano oltre 15 milioni di persone (circa l’81% della forza lavoro del settore privato), generano circa il 65% del valore aggiunto al costo dei fattori (VAF) del Paese e sono responsabili di oltre l’80% delle esportazioni italiane. In altri termini, le PMI italiane rappresentano una risorsa preziosa per il Paese e il loro successo è fondamentale per la crescita e la competitività dell’economia nazionale, nonché per il suo livello occupazionale.
Tra i diversi rischi che interessano le imprese e che possono ostacolarne l’attività e lo sviluppo – in particolare per le aziende che hanno una forte propensione all’esportazione – vi è senz’altro quella del contenzioso legale. Le aziende potrebbero infatti essere coinvolte in complessi e costosi contenziosi giudiziali o arbitrali di natura commerciale (violazioni contrattuali o controversie con fornitori e clienti), societaria (riferiti ad esempio alla responsabilità degli amministratori o revisori oppure controversie tra soci o tra soci e la società oppure ancora tra società all’esito di operazioni straordinarie d’impresa M&A Transaction), inerenti la proprietà intellettuale, inerenti la violazione delle regole della concorrenza e del mercato da parte di terzi (c.d. controversie Antitrust) e, persino, inerenti la disciplina degli investimenti eseguiti per avviare delle attività all’estero etc.
Anche in relazione ai privati esistono alcune categorie di contenzioso di natura individuale ma di grande impatto economico nella vita familiare. Si pensi alle cause risarcitorie per danni alla persona (es. assicurazioni per i gravi incidenti stradali causati da terzi) o ai casi di “malasanità” da cui derivano danni gravissimi fino al decesso del congiunto (c.d. danno tanatologico), in particolare dell’unico portatore di reddito familiare. Per tutti costoro si apre la possibilità di dover sostenere contenziosi civili complessi, costosi e di lunga durata, che spesso scoraggiano gli aventi diritto; in special modo quelli appartenenti alle fasce di reddito più sfavorite – ma non sufficientemente basse per accedere all’istituto del Gratuito Patrocinio a spese dello Stato, per i quali l’accesso alla giustizia civile comporta costi di ingresso (contributo unificato, spese legali, perizie tecniche, periti di parte) proibitivi e impossibili da sostenere se non ricorrendo all’indebitamento.
Relativamente alle imprese, i contenziosi legali generano dei costi diretti, relativi all’assistenza legale e/o tecnica e alle spese amministrative per l’accesso alla giustizia, e indiretti, quali gli appostamenti di bilancio (fondi rischi ed oneri) contro il rischio di soccombenza, connaturato per definizione ad ogni contenzioso. Non tutte le PMI possiedono la forza economica per fare fronte a tali costi, vuoi perché spesso non dispongono delle risorse finanziarie necessarie per farvi fronte, vuoi perché in un dato momento hanno l’esigenza di destinare queste risorse alla crescita e non alla gestione di un contenzioso. Queste situazioni si possono tradurre o in una difesa inadeguata o, ancor peggio, in una ipotesi di denegata giustizia perché le imprese, ob torto collo, optano per non perseguire e difendere i loro diritti.
In questo contesto, oggi le PMI possono fare affidamento su di un nuovo ed innovativo strumento strategico, in grado di fornire loro il supporto finanziario e l’expertise necessari per perseguire i loro diritti in giudizio: il Litigation Funding, noto in Italia come finanziamento delle liti. Si tratta di una operazione giuridico-economica in cui uno o più finanziatori investono in un contenzioso (stragiudiziale, giudiziale o arbitrale) di un terzo, nel quale non hanno alcun interesse, assumendosi i costi della lite e il conseguente rischio d’insuccesso, ossia il rischio di perdere l’investimento e di dovere pagare le spese processuali alla controparte. In cambio, ma solo ed esclusivamente nel caso in cui la lite abbia esito positivo, i finanziatori otterranno una quota dei proventi derivanti dall’esito della causa, mentre in caso di insuccesso il finanziato non dovrà restituire nulla al finanziatore, né corrispondergli alcun prezzo per il servizio.
Come funziona il Litigation Funding? A prescindere dalla forma giuridica del finanziatore (fondo autorizzato, fondazione, trust, associazione di scopo etc), Il processo di litigation funding in genere si svolge come segue:
a) la parte interessata presenta la sua richiesta al finanziatore;
b) la richiesta deve includere una dettagliata descrizione della controversia, le sue probabilità di successo e i costi previsti;
c) il finanziatore valuta la richiesta e, in caso di parere positivo, propone un contratto che definisce i termini dell’investimento, tra cui l’importo del finanziamento, la quota dei proventi spettante al finanziatore etc;
d) il finanziatore si fa carico dei costi legali e delle altre spese connesse alla controversia;
e) a seconda dell’esito giudiziario della causa, in caso di successo il finanziatore riceve una quota dei proventi ottenuti in giudizio e in caso di insuccesso perde il proprio investimento, tenendo la parte finanziata sgravata da qualunque obbligo economico.
I vantaggi del litigation funding sono numerosi sia per le PMI che per i privati. Le PMI, infatti:
– potranno perseguire i propri diritti legali anche contro avversari più grandi e patrimonializzati, senza dover preoccuparsi delle ingenti spese legali;
– potranno trasferire il rischio di perdite finanziarie associate al contenzioso al finanziatore, tutelando anche la propria stabilità finanziaria e concentrandosi sulle proprie attività principali, delegando la gestione finanziaria del contenzioso al finanziatore;
– nelle controversie transnazionali, dove le barriere linguistiche, culturali e legali possono ostacolare l’accesso alla giustizia, i finanziatori con esperienza specifica possono fornire alle PMI la conoscenza e l’assistenza necessarie per navigare le complesse sfide di queste controversie.
I privati, invece, potranno trovare copertura finanziaria per le spese tecnico-legali e per quelle di accesso alla Giustizia – per le cause di fascia alta il solo contributo unificato può superare i 2.000 euro – ed affrontare così ad armi pari avversari del calibro di compagnie assicurative o aziende ospedaliere.