Tra qualche giorno il Mug di Bologna ospiterà la prima edizione del Sales Summit, evento unico in cui i migliori venditori mettono in rete le competenze. Intervista al prof. Silvio Cardinali.
Tra qualche giorno, non appena sarà cessata l’allerta meteo per domani 19 settembre (data inizialmente prevista per l’inizio dell’evento e sospesa per motivi di sicurezza) Bologna ospiterà la prima edizione del Sales Summit (Mug – Magazzini Generativi, Via Emilia Levante, 9/F), un evento dedicato al confronto tra i professionisti della vendita che vogliono elevare le proprie competenze, scoprire nuove strategie di vendita e ampliare la propria rete di contatti. Il Summit è stato realizzato grazie alla collaborazione di SaleScience, Cdo Sales Community Lab e AAAgents, che corona un percorso iniziato nel Forum Commerciale (nato nel 2010 all’interno della Compagnia delle Opere) e che segna un decennio di crescita e innovazione per una solida community di imprenditori locali e nazionali che ha diffuso conoscenza e competenze nel settore vendite, ponendo le basi per il primo Sales Summit di quest’anno.
L’evento si concentrerà su due temi cruciali per il settore vendite: da una parte l’innovazione di processi e tecnologie, dall’altra il benessere in azienda dei dipendenti. I biglietti sono già in vendita sul sito salesummit.net, dove è possibile vedere il programma completo dell’evento, che può essere seguito anche in streaming. Ne abbiamo parlato con Silvio Cardinali, Professore Associato in Marketing e Sales Management presso la Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” dell’Università Politecnica delle Marche, nonché ispiratore del Summit e relatore.
Professore, dal 2020 ad oggi i processi di vendita hanno vissuto una vera e propria rivoluzione grazie ad una tecnologia delle informazioni sempre più accessibile a chi sovrintendente alle decisioni di spesa (capofamiglia, responsabile acquisti nelle aziende etc). Acquirenti più preparati determinano venditori più competenti e, di conseguenza, strategie commerciali in continua evoluzione: che risposta hanno dato le reti di vendita in termini di adattamento al cambiamento?
Solo negli ultimi anni, con l’affermarsi di nuovi modelli di acquisto e con l’evoluzione digitale, si è attivato un profondo processo di trasformazione che molti hanno definito Sales Transformation. Per le reti, che per quasi tutto il 900 erano state gestite allo stesso modo, è stato un salto notevole e per molti anche uno shock. Ma questa evoluzione ha spinto a ripensare i modelli con cui venivano e vengono gestite le attività commerciali e le reti di vendita. E così, la divisione commerciale si evolve da una funzione operativa – fai quello che ti viene detto – a strategica, in cui i “commerciali” danno il proprio contributo, non solo operativo, al percorso strategico di un’impresa. Inoltre, si passa da una divisione isolata, quella dei “commerciali esterni”, ad una fortemente integrata con produzione, magazzino e soprattutto con la funzione marketing. Ancora, cresce il ruolo di “intelligence” della funzione commerciale, e ciò significa considerare la conoscenza del mercato che proviene dalle vendite come una risorsa competitiva “in entrata”, in grado cioè di raccogliere costantemente informazioni dal mercato.
Che peso ha avuto e avrà la trasformazione digitale?
la trasformazione digitale non è solo guidata dalle innovazioni tecnologiche (come l’intelligenza artificiale), ma anche da un nuovo buyer digitalmente evoluto che spinge, da un lato, ad una revisione delle modalità di contatto verso una prospettiva multicanale e, dell’altro, ad una modifica delle sales operation, delegando le attività operative e ripetitive a “macchine” e quelle a valore aggiunto ad una nuova generazione di professionisti delle vendite. Un esempio significativo è l’adozione sempre più diffusa di strumenti come il CRM (ndr: Customer Relationship Management, software e applicazioni che aiutano le aziende a gestire, analizzare e ottimizzare le interazioni con clienti e prospect), che consente di monitorare il ciclo di vendita, le diverse interazioni, ma soprattutto di comprendere e prevedere le esigenze degli acquirenti.
Come è cambiato l’approccio delle reti commerciali alla vendita?
Un primo cambiamento è dal lato del recruiting, che oggi deve fare i conti con l’aumento della specializzazione dei profili commerciali, che adesso hanno identità professionali più diversificate, come ad esempio gli agenti on field, venditori inside, business developer, etc. Purtroppo, si tratta di profili che hanno diversi livelli di “scarsità” e pochi percorsi formativi in uscita. Inoltre, si soffre di una notevole “crisi di talenti”, figlia di una certa difficoltà ad attrarre le nuove generazioni verso la professione del venditore. Un altro importante cambiamento è relativo al rapporto con la tecnologia, una volta temuta da molti gestori di reti a causa dell’idea che “sostituirà me e i miei collaboratori e devo rifiutarla”. Invece, ora ci si rende conto che la tecnologia non è solo sostitutiva, ma soprattutto abilitante. Tuttavia, è necessario ricordare che il percorso verso la digitalizzazione non è né immediato né semplice. Secondo le stime di HBR del 2022, l’87% delle imprese aveva sperimentato un fallimento dei progetti di digital transformation. I casi di successo ci raccontano che la trasformazione va pianificata, che la tecnologia deve essere infusa nei processi (technology infusion) e non solo resa disponibile alla rete. La rete ne deve comprendere il valore nelle tasks quotidiane, deve migliorare la sua giornata lavorativa.
Quale sarà l’impatto dell’IA sulle strategie e sui processi di vendita, e soprattutto quali saranno, se ce ne sono, i limiti di applicazione dell’IA sulla attività del personale addetto alle vendite?
In parte sarà, in parte è già stato, la maggior parte degli strumenti che utilizziamo quotidianamente sono integrati con l’IA. Dal lato dei manager, l’IA consentirà un maggior successo nelle strategie di vendita, offrendo la capacità di prevedere le esigenze future ma soprattutto un supporto decisionale critico per i manager e i responsabili di vendita, permettendo di prendere decisioni più informate e in tempo reale, basate su evidenze concrete ed aggiornate. Dal lato dei venditori, l’IA può potenziarli specialmente nei contesti in cui la relazione personale e la capacità di leggere le dinamiche umane sono fondamentali per il successo delle vendite.
Quali sono vantaggi e svantaggi dell’IA nella funzione di vendita?
L’aiuto dell’IA va in due grandi direzioni. La prima è quella che chiamiamo Automation: realizzare in maniera efficiente ed economica attività routinarie, dall’invio di una mail allo sviluppo di cadenze di contatto o alla gestione integrata dei vari touch point (mail, telefono, social ecc); la seconda è quella che chiamiamo Augmentation: attività tipica delle AI generativa come il supporto nella redazione di un testo commerciale, la predizione delle personalità di un cliente, fornendo i suggerimenti per un migliore contatto oppure stimare le intenzioni di acquisto per focalizzare l’attenzione sui clienti che realmente sono interessati (questi vengono chiamati dati di intento o INTENT DATA). Nonostante questi vantaggi, l’adozione dell’IA nei processi di vendita presenta alcuni limiti significativi, come le barriere legate ai costi di implementazione, la complessità tecnica per le piccole e medie imprese e la necessità di un cambiamento culturale all’interno dell’organizzazione, che spesso si scontra con resistenze da parte del personale, preoccupato per il potenziale impatto sull’occupazione e sulla natura del proprio ruolo. Inoltre va posta una particolare attenzione agli impatti ed ai risvolti di natura etica che – malgrado ci si stia lavorando anche a livello internazionale – è un tema ancora largamente inesplorato e non regolamentato.
Teme che il ricorso alla tecnologia possa determinare una riduzione notevole delle risorse umane nelle reti vendita? E se sì, in che misura?
L’aspettativa è che IA sostituirà una parte importante delle tasks di un venditore, c’è chi parla di un 30%. Sostituirà pertanto quasi totalmente alcune attività che il personale commerciale non dovrà più fare perché quella sua task non crea più valore per il cliente, per l’impresa e magari non è più economicamente sostenibile. L’IA, infatti, può automatizzare una serie di attività ripetitive e operative, come l’inserimento dei dati e la gestione dei contatti, permettendo ai venditori di focalizzarsi su aspetti relazionali e strategici della vendita. La conseguenza sarà che dovrà fare altro – di solito attività a più alto valore cognitivo – e dovrà imparare ad interagire e saper gestire nuovi strumenti, in alternativa rischia di essere estromesso da nuove opportunità professionali. Infatti, la riduzione del personale sarà più evidente nelle vendite standardizzate, dove l’IA può sostituire parte dell’interazione umana, ad esempio, tramite chatbot nelle vendite online B2C. Tuttavia, nelle vendite complesse, come il B2B, la componente umana resta essenziale per creare fiducia e gestire trattative delicate. Quindi, piuttosto che eliminare i venditori, la tecnologia trasformerà le loro competenze, potenziandone il ruolo di consulenti strategici.
Che tipo di risultati si aspetta da questa edizione del Sales Summit di Bologna, sia sotto l’aspetto accademico che sotto il profilo di applicazione nelle attività produttive delle reti?
Il summit è una grande opportunità di confronto e mi aspetto un impatto verso due direzioni. Il primo è quello di incentivare l’interazione fra il mondo accademico (poco attivo in questo ambito commerciale) e le imprese, che invece manifestano esigenze emergenti in termini di stimoli per nuova conoscenza e nuovi modelli gestionali. Da questo punto di vista l’Università Politecnica delle Marche è fra le più riconosciute per l’attenzione e la rilevanza internazionale fin da quando alla fine degli anni ‘80 l’attuale rettore – prof. Gian Luca Gregori – ha attivato un filone di studi sull’argomento. Il secondo è relativo al tema, quello del benessere delle reti commerciali, che vorremmo inserire nell’agenda delle imprese italiane. Lo studio presentato da Salesience.it rappresenta il primo in Italia su questo ambito.