Dicembre 7, 2023
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Qual è il futuro delle quotazioni del caffè? Il 2024 è una enigma

I prezzi del caffè sono risaliti in ottobre e novembre dopo un calo piuttosto prolungato. Il rimbalzo è dovuto al calo delle scorte e all’incertezza sul fenomeno meteorologico El Niño.

Di XTB Online Trading

Il mercato delle materie prime è legato soprattutto al petrolio, al gas o anche all’oro. È meno comune parlare del mercato del caffè, nonostante sia uno dei mercati delle materie prime più attivi al mondo, subito dopo il petrolio.

Il caffè in generale A volte è considerato un bene di lusso dal mercato e un bene essenziale dai consumatori. Il Brasile è leader indiscusso nel mondo, specializzato nel caffè Arabica (utilizzato principalmente nelle macchine per caffè espresso) ma è anche il secondo produttore mondiale di caffè di tipo Robusta (utilizzato principalmente per la produzione di caffè solubile). Tuttavia, i problemi di produzione in Brasile spesso causano notevoli aumenti del prezzo del caffè in tutto il mondo, mentre, d’altro canto, i buoni raccolti causano forti cali. Sebbene la domanda sia cresciuta dinamicamente e abbia segnato un leggero arresto dopo il 2020, abbiamo avuto due periodi in cui l’offerta ha superato di gran lunga la domanda. Erano gli anni 2014-2016 e 2020-2022.

Nonostante ciò, le scorte sui mercati tendono a ridursi e i prezzi del caffè sono attualmente a livelli relativamente elevati. Da dove viene questo? Il caffè non può essere conservato indefinitamente, come ad esempio l’oro. Nel mercato delle materie prime agricole, la capacità di stoccaggio è limitata: i prodotti agricoli, semplicemente, si deteriorano. Di conseguenza, nonostante l’enorme eccesso di offerta sul mercato negli ultimi anni, abbiamo assistito a un calo delle scorte di fine stagione, che sono ora vicine ai livelli più bassi degli ultimi 10 anni. Allora perché l’impennata dei prezzi, quando c’era un enorme eccesso di offerta sul mercato? Questo è dovuto ai prezzi bassi del caffè certificato e di alta qualità. Sebbene il Brasile sia il più grande produttore di caffè al mondo, i paesi dell’America Centrale sono all’avanguardia nella produzione del “miglior” caffè.

La mancanza di disponibilità di caffè per la fornitura è stato il problema che ha causato forti aumenti dei prezzi del caffè, prossimi a 250 centesimi per libbra nel 2022. Questi sono stati i livelli più alti in più di 10 anni. Era il 2011 che avevamo prezzi vicini ai più alti di sempre, intorno ai 300 centesimi per libbra. A metà degli anni Novanta era solo leggermente più alto. Le scarse scorte di caffè certificato sono il risultato di un raccolto eccessivo di caffè in tutto il mondo, che a un certo punto ha fatto scendere i prezzi al di sotto dei 100 centesimi per libbra. Si stima che il costo marginale della produzione di caffè nelle piantagioni più piccole sia pari ad almeno 120 centesimi per libbra. Con i prezzi bassi da anni, la produzione di caffè certificato è diminuita notevolmente.

Ma non è tutto. Dal 1° dicembre cambiano le regole per certificare il caffè nei magazzini ICE. Fino ad ora, il caffè rimasto troppo a lungo nei magazzini poteva ricevere una “penalità di vecchiaia”, che ammontava a pochi centesimi per libbra di caffè. Per evitare di vendere il caffè a importi inferiori, i commercianti lo ritiravano dai magazzini e lo hanno ricertificavano, vendendolo al di fuori del mercato contrattuale. Dal 1° dicembre tale pratica non sarà più consentita, e il caffè una volta certificato non potrà più passare. Molti partecipanti a questo mercato hanno ritirato le azioni dalla borsa negli ultimi mesi per evitare la penalità di vecchiaia, con conseguente massiccio calo delle azioni. Dopo il primo dicembre vedremo se il mercato è stato effettivamente così teso e se i titoli precedentemente ritirati torneranno sul mercato per l’ultima volta. Reuters stima che almeno 160.000 siano in attesa di certificazione, ovvero oltre la metà delle scorte attualmente disponibili.

Qual è il futuro dei prezzi del caffè? I prezzi del caffè sono risaliti in ottobre, anche se dopo un calo piuttosto prolungato. Il rimbalzo dei prezzi del caffè è dovuto al calo delle scorte e all’incertezza sul fenomeno meteorologico El Nino. Quest’ultimo tende a influenzare in modo significativo i cambiamenti in termini di temperatura e precipitazioni, che potrebbero esporre i raccolti di caffè a rese inferiori. D’altro canto, le previsioni al momento indicano una crescita quasi record della produzione di caffè brasiliano. Oltre a ciò, il Brasile sta esportando quasi la maggior quantità di caffè della storia, il che è in contrasto con il quadro di scorte di caffè estremamente basse. Tuttavia, gli speculatori hanno ridotto significativamente il numero di posizioni Short sul mercato, suggerendo un ulteriore rimbalzo dei prezzi. La stessa cosa dice la stagionalità del mercato del caffè, che di solito suggerisce prezzi più alti alla fine dell’anno.

Tuttavia, il prossimo anno è un enigma: si prevede una produzione globale estremamente elevata di 174 milioni di sacchi, con una domanda record che supera i 170 milioni di sacchi. Se questa immagine del mercato persiste, difficilmente gli aumenti continueranno. Tuttavia, se si dovesse verificare che la produzione di caffè in Brasile non riprendesse affatto, e che El Niño pagasse il suo “pedaggio” negativo, il mercato potrebbe essere vicino al deficit per la stagione 2023/2024. In tal caso, potrebbe risultare che i prezzi estremamente bassi del caffè sulla borsa ICE abbiano dimostrato che il mercato potrebbe effettivamente essere a corto di caffè, almeno della migliore qualità.

Immobiliare, aumentano gli acquisti per investimento. Aumenta lo sconto in trattativa

Lo sconto medio in trattativa è pari all’8,1%, in aumento rispetto al 2022. Cresce la forbice tra prezzo richiesto e prezzo finale. La percentuale di acquisto di case vacanza rimane alta.

Di Fabiana Megliola

L’Ufficio Studi Tecnocasa ha analizzato le compravendite nel primo semestre del 2023. Lo studio rileva che nel 66,5% dei casi le compravendite sono state realizzate da famiglie (coppie e coppie con figli), mentre il 33,5% degli acquirenti è single. Rispetto agli ultimi anni si registra una costante contrazione della percentuale di compravendite da parte di famiglie, aumenta infatti la componente di acquirenti single.

Focalizzando l’analisi solo sugli acquisti da parte di famiglie, si evidenzia come la tipologia più scambiata sia il trilocale, scelto nel 33,9% dei casi. Al secondo posto si piazzano le soluzioni indipendenti e semi-indipendenti che si stabilizzano al 23,3%. Le tipologie indipendenti hanno evidenziato un netto aumento di richieste e di compravendite in seguito alla comparsa della pandemia, nella prima parte del 2021 infatti avevano raggiunto quota 26,5%, ma a partire dal 2022 si registra un rallentamento di questa tendenza, si resta comunque al di sopra delle percentuali che si registravano prima dell’arrivo del virus. Alta anche la percentuale di acquisto di 4 locali, che nella prima parte dell’anno sfiora il 19%.

Gli acquisti per investimento salgono al 20,2%. Si tratta della percentuale più alta registrata negli ultimi anni, determinata anche dall’aumento dei tassi di inflazione che spinge più persone a investire i propri risparmi sul mercato del mattone. La percentuale di acquisto di case vacanza rimane alta (8,8%), sostanzialmente uguale a quella registrata nella prima parte del 2022, ma più alta di quelle registrate negli anni precedenti, in particolare nel 2019 e nel 2020 quando non si superava il 6,7%. L’arrivo della pandemia, infatti, ha evidenziato un netto aumento di richieste e di compravendite di case vacanza. La maggior parte delle operazioni riguarda comunque l’acquisto dell’abitazione principale (71%), seppur in calo rispetto agli anni precedenti.

Relativamente all’accesso al credito, nel primo semestre del 2023 il 51,7% delle famiglie ha comprato senza l’ausilio di un mutuo bancario, percentuale nettamente più alta rispetto a quelle registrate negli anni precedenti. L’aumento dei tassi sui mutui ha determinato un importante calo della percentuale di acquisti con mutuo, che nel 2021 arrivava al 54%, nella prima parte del 2022 si attestava al 52,9%, mentre nel primo semestre del 2023 è scesa al 48,3%.  

Nel primo semestre del 2023, a livello italiano, lo sconto medio in trattativa applicato alle compravendite, rispetto a un anno fa, ha registrato un aumento portandosi a -8,1%. Si amplia, quindi, la forbice tra quanto richiesto dalla proprietà e il prezzo finale di compravendita. Oggi siamo in una fase di transizione del mercato che, da un periodo di forte euforia, entra in uno di maggiore riflessione. Tuttavia, le percentuali cambiano se si analizzano le diverse tipologie immobiliari. A seconda della vetustà dell’immobile si registra un ribasso maggiore per le tipologie usate (-8,2%) rispetto a quelle ristrutturate (-6,8%) e nuove (-4,7%). Le prime, infatti, quasi sempre necessitano di interventi di riqualificazione e, di conseguenza, si tratta maggiormente sul prezzo alla luce anche degli ulteriori costi che si dovranno poi sostenere per rimodernare l’abitazione. Ribassi più importanti, intorno all’11%, si evidenziano per l’acquisto degli immobili a uso investimento che contano sul potere di acquisto dell’acquirente. In base alle tipologie scambiate si riscontra una contrazione superiore alla media per i monolocali (-10,6%) e per le soluzioni popolari (-10,3%). Sale lo sconto medio in trattativa per le soluzioni seminterrate (-10,4%), per quelle disposte su più livelli (-9,0%) e per quelle posizionate a piano terra (-8,4%). I piani alti e gli ultimi piani hanno ribassi più contenuti (-7,7% e -7,4%). Risultato abbastanza prevedibile visto che si tratta di tipologie sempre piuttosto ambite e poco presenti sul mercato. I dati indicati mostrano dunque coerenza con il quadro immobiliare che si sta disegnando.  

ETHENEA: segnali negativi sopravvalutati, non ci aspettiamo una recessione nel 2023

La politica monetaria dovrà rimanere restrittiva per un periodo più lungo. L’economia globale continua a rallentare a causa della politica monetaria restrittiva e dell’inflazione.

“Al momento non è possibile prevedere eventuali tagli dei tassi. Le banche centrali potrebbero iniziare a ridurli rapidamente, se l’orientamento monetario restrittivo dovesse causare una recessione. Una tale eventualità non rientra tuttavia ancora nel nostro scenario di riferimento”. È l’analisi di Michael Blümke, Portfolio manager Ethenea Independent investors.

L’economia globale continua a rallentare a causa della politica monetaria restrittiva e dell’inflazione ancora elevata. Il commercio internazionale risente delle tensioni geopolitiche e delle restrizioni commerciali. L’Fmi ha lasciato invariate al 3% proprie previsioni di crescita globale per il 2023, rivedendole leggermente al ribasso al 2,9% per il prossimo anno. Mentre la stima per gli Usa è stata lievemente alzata, quelle relative a Europa e Cina sono state abbassate. I rispettivi indicatori anticipatori confermano questo quadro. Malgrado un leggero aumento dei tassi di disoccupazione, in termini storici le condizioni sui mercati del lavoro restano tese.

L’inflazione complessiva è tendenzialmente in calo, ma in un contesto caratterizzato dall’affievolirsi degli effetti di base, da mercati del lavoro robusti, da salari reali in aumento e dal perdurante supporto fiscale bisognerà attendere ancora prima che l’indice dei prezzi scenda ai livelli obiettivo delle banche centrali. “I tassi di riferimento delle economie avanzate restano tenacemente ai massimi storici o in prossimità di tali livelli”, conclude Blümke. “Tuttavia, poiché aumentano i segnali indicanti che il tasso d’interesse neutrale (ovvero il tasso al quale la politica monetaria non è né espansiva né restrittiva) sarà probabilmente più elevato rispetto ai tempi pre-pandemia, la politica monetaria dovrà rimanere restrittiva per un periodo più lungo”.

Mercato immobiliare negativo nel breve periodo, ma positivo nel lungo termine

L’impatto dello scenario macroeconomico è sfavorevole per l’immobiliare nel breve periodo, ma la visione nel medio-lungo periodo rimane positiva. Banche iper-selettive e mutui acquisto casa in calo del 36,3%.

“Come prevedibile, l’aumento dei tassi di interesse, unito all’incremento dei prezzi degli immobili, ha determinato una contrazione delle transazioni nell’ultima parte del 2022 e nei primi mesi del 2023, con un rallentamento della domanda a fronte di un’offerta stabile. Uno scenario che potrebbe prolungarsi nell’ultima parte dell’anno, soprattutto se i tassi di interesse verranno mantenuti su alti livelli per almeno altri 12/18 mesi”, commenta Dario Castiglia (nella foto), CEO & Founder di RE/MAX Italia.

Secondo le analisi riportate nel Real Estate DATA HUB, l’impatto sull’immobiliare dello scenario macroeconomico sembrerebbe tendenzialmente sfavorevole nel breve periodo, anche se il Centro Studi di RE/MAX Italia conferma una visione positiva nel medio-lungo periodo grazie alla probabile stabilizzazione dei tassi di interesse. “Le dinamiche del mercato immobiliare dei prossimi mesi, ovviamente, saranno fortemente condizionate dagli interventi di politica monetaria che andranno a influenzare le decisioni degli investitori e l’andamento del Real Estate in termini di numero di transazioni, volumi, rendimenti e prezzi”, aggiunge Castiglia.

La visione positiva di RE/MAX Italia trova fondamento nel primo semestre 2023, dove si osserva un maggior dinamismo rispetto allo stesso periodo del 2022, anche se il contesto economico generale fa prevedere una maggiore volatilità del mercato nel medio-lungo termine. Secondo l’analisi degli immobili transati, si conferma la preferenza degli acquirenti per i trilocali (40,32% sul totale). Seguono i bilocali (22,90%) e i quadrilocali (18,81%). Si registra anche un aumento degli immobili transati con cinque o più locali rispetto all’anno precedente. Stabili i monolocali, che rappresentano circa il 3% del totale. Le regioni che trainano il mercato immobiliare si confermano essere la Lombardia al Nord, seguita da Veneto e Piemonte; il Lazio al Centro, insieme ad Emilia-Romagna e Toscana; la Puglia al Sud, con la Campania. Nelle Isole il maggior numero di immobili transati si registra in Sicilia. Confrontando i primi tre trimestri del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, si nota un declino della domanda diffuso su tutta la Penisola.

Analizzando tempi di vendita e locazione, i giorni di mercato risultano essere in continua riduzione, con tempi minori al Nord rispetto al Sud. Nel terzo trimestre del 2023 sono necessari in media circa 6 mesi e mezzo per concludere una transazione. L’andamento dei prezzi rivela complessivamente un trend di crescita nel lungo periodo. Nel breve, il primo trimestre 2023 registra prezzi al metro quadro più alti del 2,40% rispetto al primo trimestre 2022 e del 1,10% rispetto al primo trimestre 2021. Decresce il secondo trimestre 2023, che osserva un -1,08% rispetto alla media dei prezzi del 2022 e un +3,45% rispetto allo stesso periodo del 2021. Prosegue il trend nel terzo trimestre, che segna un -7,09% rispetto all’anno precedente. Si ricorda che il 2022 aveva registrato una sensibile crescita dei prezzi, mentre il confronto con il 2021 restituisce una decrescita più contenuta, pari al -1,89%. La base dati fa riferimento ai soli immobili esistenti, escludendo le nuove costruzioni e le nude proprietà.

Relativamente al mercato creditizio, dai dati riportati nel report Banche e istituzioni finanziarie – II trimestre 2023 – pubblicato da Banca d’Italia a fine settembre, le famiglie italiane hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 10.521 milioni di euro nel secondo trimestre 2023. Rispetto allo stesso trimestre del 2022 si registra una diminuzione delle erogazioni pari a -33,3%, per un controvalore di oltre 5.2 miliardi di euro. In particolare, l’importo medio finanziato è aumentato del 2,56%, passando da 121.802 euro del quarto trimestre 2022 a quasi 124.923 euro. Il 92,16% dei mutui erogati nel primo semestre è finalizzato all’acquisto; in diminuzione le seconde case e le surroghe. Tra chi richiede un mutuo, diminuisce il numero dei coniugati, mentre aumentano celibi, nubili e pensionati, segnale di maggior prudenza da parte delle famiglie. La fascia di età predominante è quella dei giovani dai 18 ai 34 anni.

Alla luce del contesto macroeconomico, i tassi dovrebbero aver toccato l’apice della crescita e, a meno di ulteriori scossoni legati all’andamento dell’economia, sono attesi stabili e in leggero ribasso a partire dal 2024. Le politiche di credito degli istituti tuttavia restano iper-selettive, e se analizziamo i volumi di mutuo in questo secondo trimestre 2023 notiamo un calo del -36,3% delle operazioni a supporto di un acquisto immobiliare, segno che la contrazione continua a coinvolgere, come già fatto nel precedente trimestre, questa tipologia di finanziamenti. Cambia invece la situazione legata alle operazioni di sostituzione e surroga, che salgono del 45,2%.

Berkshire Hathaway tra i titoli “Garp” su cui puntare nel 2024

Tra i titoli azionari più promettenti secondo l’approccio GARP (Growth at a reasonable price) troviamo Paylocity, Berkshire Hathaway, ResMed, Alphabet/Google e Assa Abloy.
 
Di Christian Schmitt*
 
La suddivisione binaria dell’universo azionario in titoli value growth è molto diffusa, ma comporta due problemi principali. Per gli investitori value, che si concentrano sulla ricerca di azioni che vengono scambiate ben al di sotto di quello che viene percepito come il valore corretto, il pericolo più grande è la cosiddetta trappola del valore, che si verifica quando l’azienda ha persistenti problemi sui fondamentali e, di conseguenza, il titolo mantiene permanentemente un prezzo basso o addirittura continua a perdere valore mentre gli utili diminuiscono.

L’investitore growth, che si concentra sulla forte crescita fondamentale attesa e spesso non pone particolare attenzione sulla valutazione, corre invece il rischio che il prezzo dei titoli cali drasticamente se non vengono centrate le aspettative di crescita. Per evitare i punti deboli dei due approcci e sfruttarne i punti di forza, con il fondo Ethna-DYNAMISCH evitiamo di investire in società a basso costo prive di crescita strutturale o, al contrario, in quelle che mostrano una crescita rapida, ma con valutazioni che rispecchiamo aspettative esagerate per il futuro. Il punto di equilibrio è costituito dalle aziende che crescono strutturalmente, ma hanno una valutazione ragionevole, che le rende un punto di ingresso interessante rispetto alle loro prospettive di crescita future. Questo approccio è noto anche come investimento GarpGrowth at a reasonable price (crescita a un prezzo ragionevole).

Di seguito, cinque titoli presenti nel portafoglio azionario Ethna-DYNAMISCH che soddisfano questi requisiti e offrono prospettive interessanti da qui alla fine del 2024.

Berkshire Hathaway. Probabilmente non servono presentazioni, quanto piuttosto un momento di riconoscimento per il gigantesco conglomerato di Warren Buffett. Per quasi 60 anni, Berkshire Hathaway ha perseguito una strategia di capitalizzazione di incredibile successo, utilizzando i flussi di cassa costanti delle sue attività (assicurative) per effettuare ulteriori investimenti, famosi per lo stile di investimento value, che si sono spesso rivelati degli ottimi affari. Sebbene lungo il suo percorso abbia consolidato molte grandi aziende, Berkshire detiene ancora un massiccio portafoglio di investimenti in società quotate, per ben 379 miliardi di euro. A giugno 2023, Berkshire risultava un grande azionista, se non il maggiore, di Apple, Bank of America, American Express, Coca-Cola, Kraft Heinz, Moody’s, Occidental Petroleum e Mitsubishi. E l’elenco potrebbe continuare. Con una liquidità straripante di 130 miliardi di euro, investita prevalentemente in buoni del Tesoro a breve termine con rendimenti superiori al 5%, Berkshire beneficia anche dell’attuale contesto di tassi di interesse elevati.

Paylocity fornisce soluzioni software su cloud per la gestione delle risorse umane e delle buste paga. Finora l’azienda controlla soltanto una piccola quota, a cifra singola, di un mercato potenziale enorme e questo le conferisce un grande margine di crescita. L’azienda sta crescendo rivoluzionando i modelli di business tradizionali del settore, sta entrando in segmenti di mercato contigui e amplia costantemente la propria offerta di servizi. Sebbene Paylocity mostri i tassi di crescita tipici di una giovane società tecnologica disruptive, sta già generando profitti, con margini paragonabili a un’azienda matura del cloud computing. Inoltre, Paylocity beneficia del contesto di tassi d’interesse in aumento – cosa piuttosto insolita per un titolo growth – poiché investe i fondi amministrati per conto dei clienti in titoli overnight, quindi negoziati a cavallo della chiusura dei mercati. Pertanto, l’attuale contesto di tassi di interesse elevati si rivela positivo per i bilanci di Paylocity.

ResMed è leader di mercato nelle apparecchiature respiratorie per pazienti affetti da apnea ostruttiva del sonno (Osa), una forma di respirazione disturbata durante il sonno che può portare a gravi malattie cardiovascolari. Il titolo è stato recentemente sottoposto a un’enorme pressione a causa del successo del nuovo farmaco dimagrante GLP-1, dal momento che l’obesità è un importante fattore di rischio per l’Osa. Questa pressione appare però esagerata: in primo luogo, l’obesità è solo uno dei molteplici fattori di rischio; in secondo luogo, nella stragrande maggioranza dei casi i pazienti continuano ad aver bisogno di un dispositivo respiratorio anche dopo una significativa perdita di peso; infine, il mercato dei dispositivi respiratori per il trattamento dell’Osa ha resistito a molteplici scossoni in passato (ad esempio, la chirurgia bariatrica). A nostro parere, invece, tutto questo ha un potenziale effetto netto positivo per ResMed, dato che la quota di pazienti OSA che potrebbe venire meno sarà probabilmente controbilanciata da un tasso più elevato di diagnosi di apnea ostruttiva, visto che un maggior numero di persone in sovrappeso entrerà nel sistema sanitario per il loro interesse verso GLP-1, che consente di individuare casi di OSA non diagnosticati. Questo crea un profilo di rischio/rendimento del titolo molto interessante.

Alphabet/Google. La mission di Google di “organizzare le informazioni del mondo” è forse quanto di più aderente si possa immaginare per qualsiasi azienda. YouTube, Gmail, Chrome, così come Google Search, Google Maps, Google Drive, Google Foto sono diventati parte integrante della vita di molte persone. Con questo immenso database di informazioni, Google è in prima linea nella corsa all’intelligenza artificiale generativa (e alle sue opportunità di monetizzazione). Sebbene la maggior parte dei servizi di Google generi ricavi principalmente attraverso la pubblicità, che è una funzione di crescita positiva dell’utilizzo di Internet, l’azienda ha anche una sostanziale esposizione non pubblicitaria, ad esempio, servizi cloud per aziende, Google Play e vendite di hardware, così come alcuni gioiellini nascosti nel suo portafoglio di venture capital, ad esempio Waymo, la società per la guida autonoma. 

La svedese Assa Abloy combina l’esperienza manifatturiera con la tecnologia. L’azienda produce serrature elettromeccaniche che si aprono tramite tessera, scansione biometrica o Pin ed è leader di mercato con la più ampia base installata di serrature, che proteggono alcuni degli edifici più sensibili per la sicurezza, tra cui il Parlamento europeo a Bruxelles. La scala è importante, perché porta con sé il vantaggio di significative vendite aftermarket, che rappresentano circa due terzi del fatturato annuale, con elevati margini di profitto. Mentre la crescita dell’azienda è legata alla crescita del settore immobiliare, soprattutto commerciale, la quota sostanziosa delle vendite aftermarket ne riduce la ciclicità. Con una capitalizzazione di mercato di circa 23 miliardi di euro, Assa Abloy è una delle maggiori aziende industriali scandinave.

* Portfolio manager di Ethenea Independent Investors

Basterà il conflitto in Medio Oriente a far tornare l’oro alla tendenza rialzista?

Le politiche restrittive delle banche centrali e le vendite degli ETF hanno prodotto una discesa del prezzo dell’oro, ma permane la sensazione di ipercomprato. Possibile una correzione.

Di Walid Koudmani*

Meno di un mese fa, aveva senso domandarsi se l’oro avrebbe raggiunto i 2.000 dollari l’oncia. In quel momento, infatti, l’oro stava testando l’area dei 1.800 dollari ed era al minimo da marzo di quest’anno. Un evento geopolitico inaspettato, sotto forma di conflitto in Medio Oriente, ha riportato l’oro sotto l’attento controllo degli investitori, e ad un certo punto si è avvicinato al livello indicato. In teoria, adesso sarebbe più corretto chiedersi quando l’oro sarà in grado di raggiungere nuovi massimi, al di sopra dei 2.100 dollari. Ciò cambia l’ottica dal breve al medio-lungo periodo.

Il 2022 è stato un anno record per gli acquisti di oro da parte delle banche centrali. L’inizio di quest’anno è stato solido, ma alla fine la domanda da parte delle istituzioni ufficiali è diminuita in modo significativo. Oltre a questo, stiamo assistendo a un’ulteriore svendita di oro dai depositi degli ETF, che hanno rappresentato gran parte della domanda di investimenti per i lingotti luccicanti negli ultimi anni. Anche il caro dollaro e la crescita economica limitata nei paesi asiatici – principalmente Cina e India – hanno fatto sembrare negativa la domanda di preziosi. D’altro canto, un’offerta piuttosto elevata sotto forma di estrazione e recupero ha portato per diversi anni a un eccesso di offerta estremamente elevato sul mercato dell’oro.

La pandemia di Covid ha stimolato un’azione rapida e significativa da parte delle banche centrali di tutto il mondo. I bilanci delle banche centrali sono diventati così gonfiati che il mercato non sapeva cosa fare con così tanta liquidità; da qui i fortissimi guadagni del mercato azionario, ma anche l’aumento dei prezzi dell’oro e il loro mantenimento a livelli molto alti. Sono state solo le riduzioni di bilancio delle banche centrali (nessun rinnovo del debito o addirittura la vendita di obbligazioni sul mercato) a far sì che l’oro iniziasse a perdere sensibilmente. A ciò si aggiunge la svendita degli ETF o lo scarso interesse degli speculatori nel mercato dei futures e delle opzioni. Ora che l’inflazione non è più un problema, le banche centrali stanno riducendo i bilanci e i tassi di interesse sono alti, giustificando rendimenti elevati, l’oro non dovrebbe essere a livelli così alti.

Per quanto tempo il rischio è in grado di mantenere alto il prezzo dell’oro? Osservando una serie di eventi mondiali diversi negli ultimi quasi 40 anni, si può vedere che l’elevata volatilità nel mercato dell’oro persiste circa 20 sessioni dopo che si è verificato un determinato fattore di rischio. Sono trascorse ormai più di due settimane dall’inizio del conflitto tra Israele e Palestina. Sebbene non vi sia stato ancora un ingresso di terra dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, il mercato ha già smesso di preoccuparsi del conflitto. Naturalmente non è escluso che si verifichi comunque un’escalation, ma l’impatto di tali eventi sul mercato dell’oro è netto neutrale nel medio e lungo termine. Le prospettive per l’economia, l’inflazione e, in ultima analisi, i tassi di interesse saranno necessarie per ulteriori prezzi.

È questa la fine dei rialzi dei tassi? La FED prenderà la sua decisione sui tassi il 1° novembre. Si prevede piuttosto un mantenimento dei tassi invariati e un possibile aumento a dicembre, anche se le dichiarazioni dei banchieri centrali statunitensi non forniscono risposte chiare. L’economia sembra essere forte, anche se chiaramente in fase di rallentamento. Tuttavia, esiste una forte possibilità che la FED prima o poi si renda conto degli enormi rischi associati ad eccessivi aumenti dei rendimenti. Questi stanno costringendo gli Stati Uniti a pagare tassi di interesse giganteschi su un debito gigantesco di oltre 33 trilioni di dollari. L’economia ha bisogno di tassi di interesse più bassi per evitare un crollo, anche se il rischio di un’inflazione elevata rimane ancora piuttosto alto.

Cosa ci aspetta allora nel mercato dell’oro? Sembra che l’oro sia attualmente ipercomprato: tassi di interesse elevati, ulteriore riduzione dei bilanci, fondamentali deboli sotto forma di bassa domanda o addirittura un dollaro costoso. Tutto ciò non parla a favore dell’oro. Inoltre, l’oro ha reagito con la crescita al recente conflitto geopolitico in Medio Oriente. Tutto ciò parla a favore di una possibile correzione. D’altro canto, guardando al lungo termine, sembra che gli investitori crederanno ancora una volta nell’oro e nelle sue proprietà di protezione contro l’inflazione o altri problemi economici o geopolitici. Le statistiche chiariscono che uno o due anni dopo l’ultimo rialzo della FED, l’oro sta salendo. Ecco perché c’è la possibilità che gli speculatori sfruttino la recente condizione di ipercomprato per abbassare il prezzo dell’oro in modo da avere l’opportunità di assumere una posizione più ampia e a lungo termine in un secondo momento, e l’oro dovrebbe addirittura raggiungere nuovi massimi storici quando la mossa delle principali banche centrali sarà quella di tagliare i tassi di interesse.

* Chief Market Analyst di XTB

“Intelligenza patrimoniale”: l’esperienza dei family office per governare il patrimonio familiare

E’ uscito il nuovo libro di Giovanni Cuniberti, che svela ai detentori di patrimonio come proteggere, gestire e far crescere la propria ricchezza nel tempo grazie a nuove competenze e ai Family Office.

Oltre 10 mila miliardi è la ricchezza privata degli italiani, quasi quattro volte il debito pubblico nazionale e cinque volte il PIL. Lo studio della Banca d’Italia e dell’Istat del 2023 denominato “La ricchezza dei settori istituzionali in Italia” mostra come le famiglie italiane dispongono della ricchezza netta più alta in Europa con un rapporto di 8,7 volte il reddito disponibile.

Il “tesoro” delle famiglie italiane è il frutto della cultura contadina italiana, in particolare di quelle generazioni che nell’immediato dopoguerra hanno saputo ricostruire e rilanciare il Paese avendo una naturale propensione al sacrificio e al risparmio e mantenendo comportamenti più parsimoniosi di quelli attuali, con una forte vocazione verso l’immobiliare, sempre preferito ad altre tipologie di investimento (il 60% dei patrimoni degli italiani viene infatti investito in immobili, con poca liquidità disponibile). Allo stesso tempo, l’Italia è l’unico Paese europeo che dagli anni ’90 ha visto diminuire il reddito medio: solo negli ultimi dieci anni, lo sviluppo della ricchezza degli italiani è cresciuta del 30% in meno rispetto a quella americana. Questo perché la ricchezza non genera altra ricchezza se il capitale rimane fermo, e pertanto un approccio passivo sul proprio patrimonio non è mai una soluzione redditizia.

Consulenza patrimoniale

Per comprendere meglio lo scenario italiano, basti pensare al concetto di inflazione, ossia al costante aumento dei prezzi che determina la riduzione del potere di acquisto della moneta: quando l’inflazione cresce, il valore reale di tutte le grandezze monetarie diminuisce. Questo significa che mantenere la liquidità ferma per un certo periodo porta con buona probabilità a impoverirsi. Invece, per gestire il patrimonio nella sua interezza è fondamentale che il risparmiatore possa essere consigliato nelle scelte in modo trasversale, ovvero su diversi livelli, mobiliare, immobiliare e gestione dei rischi.

Analizzare approfonditamente il proprio patrimonio, affrontare e superare la paura di perdere tutto, pianificare e impostare le priorità, creare un bilancio patrimoniale complessivo, conoscere gli strumenti che servono per raggiungere gli obiettivi, diversificare il rischio, proteggere la ricchezza e far prosperare il capitale, trovarsi preparati davanti a un potenziale “cigno nero” ed essere in grado di cavalcarlo, limitare al minimo l’azzardo morale, considerare i quattro asset su cui operano i gestori (beni reali, azioni, obbligazioni, liquidità) analizzandone al meglio rischi e benefici. Sono alcune delle nozioni e delle teorie sviluppate nel nuovo libro del Prof. Giovanni CunibertiIntelligenza Patrimoniale. I principi per governare il patrimonio famigliare” (180 pagine, Ediz. Libri d’Impresa), che intende fare riflettere sull’importanza di curarsi del proprio patrimonio e stimolare una presa di coscienza che includa comportamenti opportuni, nuove competenze, ma soprattutto la riscoperta di valori familiari, con l’obiettivo di raggiungere un maggior controllo sulla propria ricchezza e di saper scegliere come gestire il patrimonio familiare, magari costruito con abnegazione e fatica da più generazioni.

Intelligenza Patrimoniale” significa muoversi ragionando sulla diversificazione e sulla consapevolezza delle scelte di gestione, adottando pertanto un approccio sistemico, più contemporaneo, alla gestione del denaro che fa leva su aspetti multidisciplinari, dalla psicologia fino all’intelligenza artificiale. Sono le competenze messe a frutto nei c.d. Family Office, strutture olistiche e indipendenti che gestiscono i patrimoni abbracciando l’intera area della governance, garantendo ai nuclei familiari il pieno controllo. In Italia è un modello adottato principalmente dalle grandi famiglie imprenditoriali, e se ne contano circa 200 tra Single Family Office (strutture organizzate per la gestione di una singola famiglia), Multi Family Office (organizzati per la gestione di un gruppo definito di famiglie) o studi consulenziali composti da pool di professionisti che offrono i loro servizi a diverse famiglie patrimonializzate.

Dal punto di vista storico, il primo Family Office della storia risale al 1882, quando John D. Rockefeller decise di creare una società di professionisti con il compito di gestire e amministrare le operazioni imprenditoriali e le crescenti necessità di investimento della sua famiglia. A oggi, si stima che negli Stati Uniti esistano oltre 4.000 Family Office che gestiscono circa 1.000 miliardi di dollari. L’Europa, con una quota di mercato del 20% (contro il 75% degli Stati Uniti), accusa un certo ritardo principalmente legato a ragioni culturali.

Lemanik: sempre più vicino il picco sui tassi di interesse

Elevata appetibilità dei rendimenti obbligazionari, in particolare sui finanziari. La forte reazione dei mercati al sell-off di settembre è un forte indizio che il picco sui tassi possa essere già stato raggiunto.

Di Alessandro Cameroni, gestore obbligazionario di Lemanik
 
Mercati obbligazionari sulle montagne russe nelle ultime settimane. Pertanto, come interpretare il significativo sell-off di settembre, seguito dal veemente rimbalzo di inizio ottobre?

L’incertezza dei mercati è dovuta ai dubbi sul comportamento che le Banche Centrali, Fed in testa, adotterebbero in caso di persistenza inflattiva accompagnata da un sensibile indebolimento della crescita. Per quanto gli scenari macro siano sfidanti il favorevole andamento di queste due variabili, con spinte deflattive in corso e crescita che mantiene elevati livelli di resistenza, potrebbe rendere superfluo scoprire le carte. La forte reazione dei mercati al sell-off di settembre è un forte indizio che il picco sui tassi possa essere già stato raggiunto. Le stesse Banche Centrali, dopo aver enfatizzato la necessità di dover tenere i tassi alti per un lungo periodo di tempo (per quanto ce lo dirà l’andamento dell’inflazione) stanno già “ammorbidendo” il tenore dei loro messaggi prendendo tempo per valutare gli effetti della stretta.

Alessandro Cameroni

Con cosa si confronta l’investitore? Nel contesto macro, che grazie anche ad un mercato del lavoro in piena occupazione resta favorevole, il livello di appetibilità dei tassi è non solo molto elevato, ma accompagnato da tassi reali positivi che non vedevamo da lunghissimo tempo. L’opportunità di investimento è molto interessante sia sui governativi, ma anche sulle componenti di credito, che abbinano elevati carry alla qualità del rendimento offerto. In particolare i subordinati finanziari sono espressione del settore che più beneficia della fase di tassi elevati, come evidenziato dalla solidità delle metriche e dalla generazione di utili; rendimenti attraenti sono accompagnati da spazi di compressione del premio al rischio, con potenzialità di ritorni interessanti. In particolare il focus è sulle principali  realtà bancarie europee che, sotto l’attento controllo della BCE, stanno mantenendo livelli di capitalizzazione molto elevati e prossimi ai massimi, con crediti deteriorati invece ancora vicini ai minimi storici.

Eurovita, a giorni il passaggio delle polizze a Cronos Vita. Ecco i dettagli per i titolari

Il passaggio del portafoglio polizze di Eurovita alle cinque compagnie assicurative che ne hanno permesso il salvataggio avverrà in due fasi.

Dopo gli alterni sviluppi dei mesi scorsi, che hanno tenuto i titolari delle polizze di Eurovita con il fiato sospeso, a fine ottobre è atteso il completamento della cessione del ramo di azienda di Eurovita S.p.A. a Cronos Vita Assicurazioni; quest’ultima, com’è noto, è una compagnia assicurativa costituta dalle cinque principali compagnie di assicurazione italiane, ossia Generali, Unipol-Sai, Poste Vita, Intesa San Paolo Vita ed Allianz. Tale passaggio, necessario per ristabilire i parametri di solidità patrimoniale previsti e perseguiti dalle autorità di vigilanza con grande tempismo, è volta a salvaguardare i diritti dei clienti che detengono oggi polizze di Eurovita e che, finalmente, potranno riscattare il capitale maturato dopo il blocco deciso dal provvedimento IVASS nr. 159483/23 del 30 giugno 2023.

Cronos Vita Assicurazioni, tuttavia, è solo il veicolo utilizzato dalle cinque compagnie per gestire, in primissima battuta, il probabile flusso straordinario di richieste di riscatto, ottimizzando le tempistiche di acquisizione e soprattutto le modalità di lavorazione degli ordini, che non sarà priva di possibili complicazioni amministrative. Infatti, a decorrere dal 1° novembre non potrà più essere accettata modulistica Eurovita, ma dovrà essere utilizzata esclusivamente la modulistica Cronos Vita, che sarà resa pubblica sul sito e sui vari portali della compagnia contestualmente all’avvio dell’attività della Newco. La documentazione Eurovita potrà essere accettata, entro e non oltre il 30 novembre, solo per gli ordini e le richieste che erano già pervenute alla compagnia prima della cessione del ramo d’azienda, e che hanno finalità di integrazione a completamento delle pratiche.

Contestualmente al ripristino della facoltà di riscatto, verranno a decadere le deroghe relative alla sospensione del pagamento dei premi ricorrenti. Pertanto, i clienti potranno versare in un’unica soluzione le rate di premio non corrisposte durante il periodo di blocco dei riscatti, però senza l’applicazione di interessi di ritardato pagamento. Invece, allo scopo di snellire le procedure interne durante la delicata fase di passaggio e di consentire ai titolari dei contratti una maggiore elasticità, le procedure di messa in insolvenza e riduzione, nonché le relative comunicazioni di sollecito arretrati, verranno ripristinate a partire da gennaio 2024.

La nuova società sarà detenuta da Generali Italia, Intesa Sanpaolo Vita, Poste Vita e Unipol-Sai ciascuna per il 22,5% e da Allianz per il restante 10%. Essa acquisirà l’intero portafoglio polizze di Eurovita, senza alcuna modifica contrattuale, e gestirà il portafoglio per ritrasferirlo entro due anni alle imprese azioniste. In questa prima fase, per evitare complicazioni amministrative e tempi di attesa lunghi per i clienti, le procedure operative e i sistemi utilizzati per lo svolgimento dell’operatività ordinaria non cambieranno rispetto a quelli in uso oggi, e le uniche modifiche apportate saranno esclusivamente quelle relative al cambio del brand – c.d. Rebranding – e della modulistica. Pertanto, il Sito Eurovita e i portali myinsurance, myportfolio, myEurovita e myFrontEnd verranno chiusi il 31 ottobre per manutenzione e torneranno ad essere raggiungibili il 1° novembre, mentre il portale myacademy sarà chiuso la mattina del 31 ottobre e verrà riaperto il 2 novembre.

Alla riapertura, tutti i portali così “rebrandizzati” torneranno ad essere raggiungibili tramite il nuovo sito internet www.cronosvita.it, con le credenziali per l’accesso alla Home Insurance che resteranno immutate. Il sito www.eurovita.it resterà attivo come pagina informativa dell’operazione realizzata e come rinvio al sito istituzionale della newco (le email saranno tutte modificate cambiando il dominio da “eurovita.it” a “cronosvita.it, così come gli indirizzi pec). Invece, i riferimenti IBAN utilizzati per l’operatività potrebbero subire modifiche in ragione del cambio societario, mentre i riferimenti postali dei service utilizzati dalla Compagnia non subiranno cambiamenti, eccetto il destinatario che risulterà Cronos Vita Assicurazioni S.p.A, la quale sarà tenuta a trasmettere a tutti i clienti, entro 10 giorni dalla cessione del ramo d’azienda, la comunicazione recante il completamento dell’operazione.

Contesto di medio periodo positivo per i mercati azionari e obbligazionari USA

Vista la tendenza disinflazionistica Usa in corso, vi è un’alta possibilità che i tassi di interesse si trovino al picco. Nel contesto attuale in portafoglio puntiamo sul settore finanziario, industriale e chimico.

Di Filippo Garbarino*

Negli USA si conferma la tendenza disinflazionistica in corso, essendo l’inflazione scesa dal 9% al 3% (e quindi non lontana dal target del 2% della Federal Reserve); per cui c’è meno urgenza di ulteriori interventi monetari restrittivi, e vi è un’alta possibilità che sia il Federal Funds Rate che i tassi di interesse di mercato siano vicini ad un picco. Tali fattori contribuiscono a creare un contesto di medio periodo positivo per i mercati azionari e obbligazionari.

La recente volatilità dei mercati (sia azionari che obbligazionari) è stata determinata principalmente dal forte aumento dei tassi di interesse dei bond governativi USA, incrementati di circa 75bps nel corso del terzo trimestre (bond decennale), attestandosi ai livelli più alti degli ultimi 16 anni. La tendenza al rialzo dei tassi ha tre cause: in primis la resilienza dell’economia USA, confermata da Pil in crescita, livelli di occupazione che si mantengono elevati e vendite al dettaglio che denotano ottimismo da parte dei consumatori, fattori che potrebbero costringere la Federal Reserve a mantenere tassi alti per un lungo periodo. In secondo luogo, dal prezzo del petrolio in aumento, che potrebbe generare inflazione. Infine, da aspettative di elevati deficit fiscali Usa, i quali aumenterebbero l’offerta di bond governativi sui mercati.

L’aumento dei tassi di interesse, oltre a causare una correzione dei mercati azionari e obbligazionari, ha anche rafforzato il dollaro USA. Il movimento dei tassi potrebbe però essere alle battute finali, poiché solitamente i tassi di interesse dei bond governativi raggiungono il loro picco in concomitanza con l’ultimo intervento al rialzo della Federal Reserve. E questo potrebbe favorire i mercati azionari e obbligazionari. Durante l’ultimo trimestre, nel fondo abbiamo aperto nuove posizioni in Mettler Toledo (sanità), Rollins (servizi per le imprese) e LVMH (beni di consumo). A livello settoriale, il portafoglio non ha banche e petroliferi, settori considerati troppo rischiosi. Il portafoglio è sovrappeso sul settore finanziario, industriale e chimico. I tecnologici sono leggermente sottopesati, con nessuna esposizione sul settore hardware.

*Filippo Garbarino (nella foto), gestore del fondo Lemanik Global Equity Opportunities