L’abitazione è un bene che trascende dal tipico bisogno di “avere tetto sopra la testa” e che soddisfa le più disparate esigenze immateriali. Il trend positivo della casa vacanza potrebbe continuare anche nel 2023.
Nonostante i media tentino periodicamente di trascinare nuovamente l’opinione comune verso la paura del virus e delle sue varianti, la pandemia – o la sua fase più acuta e straordinaria – è fortunatamente finita, ma ha lasciato dietro di sé una scia di profondi cambiamenti negli stili di vita di tutte le popolazioni mondiali. Non fa eccezione l’Italia, naturalmente, ed il modo di vivere la propria casa degli italiani, per i quali l’abitazione è sempre stata il bene primario, capace di coniugare benessere e investimento finchè la lunghissima fase di crescita delle quotazioni non si è fermata, nel 2008, determinando una sensibile “correzione” di prezzi e costumi.
L’Italia è uno dei paesi avanzati con il più alto numero di proprietari di casa. Il 70,8% delle famiglie italiane, com’è noto, è proprietaria della casa in cui vive, il 20,5% vive in affitto e l’8,7% ha una casa in usufrutto o a titolo gratuito. Il 28% dei proprietari possiede la c.d. seconda casa, e molti di essi anche altri immobili di proprietà messi a reddito. Secondo il rapporto Federproprietà-Censis diffuso a Dicembre scorso (2022, “Gli italiani e la casa. Come cambieranno valori e funzioni della casa nell’Italia post-pandemia”), l’essere proprietario di casa non è una prerogativa dei ceti benestanti. Infatti, dividendo le famiglie italiane in cinque “quintili” in base alle fasce di reddito – ogni quintile è pari ad un quinto del campione complessivo, ossia al 20% – lo studio del Censis indica che ben il 55,1% di famiglie con minore disponibilità economica (primo quintile) è proprietario della casa in cui vive, e tale percentuale sale al 65,5% nel secondo quintile, al 72,4% nel terzo quintile, al 77% nel quarto quintile e all’83,9% nel quinto ed ultimo quintile, quello con migliore condizione economica.
Questa statistica, tutta italiana, dimostra come l’abitazione sia un bene che trascende dal tipico bisogno di “avere tetto sopra la testa”, asettico e funzionale, e che invece soddisfa i più disparati bisogni immateriali: rassicurare e dare rifugio a coloro che le abitano, proteggere la propria intimità, permettere lo sviluppo di relazioni sociali anche molto durature con i vicini, seguire la crescita dei propri figli all’interno di un ambiente protetto e, soprattutto negli edifici con diverse abitazioni, costruire vere e proprie comunità in cui è possibile persino scorgere valori e stile di vita comuni a tutti i suoi appartenenti.
La casa, pertanto, non è solo un luogo comodo confortevole dove trascorrerla propria vita extra-lavorativa, ma un “contesto” della persona che si evolve insieme ad essa, mutando nel tempo le finalità di utilizzo in base ad eventi familiari o collettivi; come è accaduto in occasione della pandemia, quando le restrizioni sociali causate dal dilagare del Covid-19 hanno trasformato le abitazioni in “luoghi di salvezza” e di riscoperta di vecchi stili di vita, ormai sepolti fino a quel momento dalla routine fatta di tempi lunghi fuori da casa e minor tempo da dedicare alla cura di se stessi e dei propri cari. Infatti, alcuni dei nuovi costumi imposti dalle restrizioni si sono ormai integrati nelle abitudini di molti italiani, i quali hanno scoperto un approccio meno frenetico del vivere la propria casa, che è continuato anche dopo il venir meno della fase di emergenza ed ha riunito all’interno della propria abitazione una molteplicità di funzioni che, invece, prima della pandemia si svolgevano in luoghi diversi.
E così, il 96,3% degli studenti oggi dichiara di svolgere attività di studio e formazione a distanza; l’89,3% degli italiani cucina in casa; l’84,5% utilizza la casa come luogo di incontro per amici o parenti al posto di locali, ristoranti e bar; il 78% trascorre in casa gran parte del proprio tempo libero, e svolge (43,7%) attività fisica al suo interno (strumenti di home fitness) o nell’area immediatamente limitrofa (camminata o jogging); il 47,1% svolge attività di lavoro in smartworking. Inoltre, l’87,2% degli italiani dichiara lo spazio in casa è adeguato a svolgere le varie funzioni familiari, confermando che le dimensioni abitative ereditate dai c.d. babyboomers – appartamenti ampi, superiori a 130 mq e con almeno 5 vani più doppi servizi – oggi consentono ai millennials di beneficiare di maggiori spazi entro cui svolgere diverse funzioni senza comprimere gli spazi personali degli abitanti.
I dati statistici del rapporto Federproprietà-Censis confermano quanto detto: il 62,3% degli italiani dispone di una casa con più di un bagno; l’84,9% ha una stanza che svolge solo la funzione di tinello, sala da pranzo o soggiorno; il 69,2% ha un box auto; il 91,9% un terrazzo, giardino, balcone o altro spazio aperto privato; il 57,3% una cantina. Come dicevamo, il 28% dei proprietari possiede almeno la c.d. seconda casa, per lo più adibita a casa vacanza. Questo segmento di mercato è uno di quelli che maggiormente ha beneficiato del cambiamento di costumi imposto dalla pandemia, ed oggi è ancora in fase crescente, sia pure in percentuale minore rispetto al boom del 2020 e 2021. Secondo l’Ufficio Studi Tecnocasa, infatti, nel 2022 il trend positivo del mercato della casa vacanza è cresciuto, poiché la possibilità di tornare a viaggiare liberamente fuori dai confini cittadini o regionali ha rilanciato il desiderio di avere una casa nelle più rinomate località di mare, montagna o lago.
C’è da dire che una grossa mano a questo segmento del mercato immobiliare è stata data dall’inflazione crescente, che ha spinto molte famiglie a smobilizzare parte dei risparmi per impiegarli nel mattone, al fine di preservarne il potere di acquisto. Alla casa vacanza da utilizzare per se stessi e per i propri familiari si è aggiunto il ritorno della casa acquistata per investimento nelle località turistiche, grazie al massiccio rientro dei turisti. Nella prima parte del 2022 la percentuale di acquisti di case vacanza si attesta al 7,3% sul totale delle compravendite. Si tratta di una percentuale in crescita rispetto allo stesso periodo del 2021, quando si arrivava al 6,4%, ma soprattutto rispetto al 2020 e al 2019, quando gli acquisti di casa vacanza si fermavano intorno al 5,5%.
La sensazione è che il mercato possa andare in questa direzione ancora per un po’, soprattutto considerando che l’inflazione dovrebbe diminuire ma restare piuttosto elevata fino a tutto il 2024 rispetto alle medie riscontrate dal 2011 al 2021.