Dicembre 3, 2024
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Mercati sotto pressione dopo l’arresto dei dirigenti dello sviluppatore cinese Evergrande

I mercati sono sotto pressione dopo l’arresto di alcuni dirigenti dello sviluppatore immobiliare cinese Evergrande. Pesa anche la possibile crisi politica derivante da una controversia sul bilancio federale degli Stati Uniti.

Di Walid Koudmani*

Il mercato azionario si trova attualmente in un panorama oscurato da un significativo afflusso di notizie negative,  che portano ad aumentare l’avversione al rischio

I recenti sviluppi di mercato comprendono le persistenti turbolenze nel settore immobiliare cinese, dal default di Evergrande e dalla preoccupante traiettoria dell’indice degli sviluppatori cinesi. Evergrande ha esteso il suo calo, raggiungendo livelli mai visti in quasi nove mesi. Questi eventi hanno portato notevoli preoccupazioni riguardo all’immenso peso del debito nel settore e alle potenziali implicazioni a lungo termine per la crescita economica della Cina. Ad aumentare la complessità c’è la detenzione dei dirigenti di Evergrande a causa del loro mancato rispetto degli obblighi nei confronti dei creditori. Questo aumenta ulteriormente l’incertezza che circonda il colosso immobiliare e i suoi effetti sul panorama finanziario, che potrebbero causare un effetto domino sui mercati globali.

Allo stesso tempo, si nota un’altra potenziale crisi politica derivante da una controversia sul bilancio federale USA. Sebbene la prospettiva di una chiusura del governo degli Stati Uniti non sia una novità – essendosi verificata 18 volte prima del 1977 – potrebbe esercitare un impatto negativo sulla crescita economica. Questo potrebbe comportare ritardi nella pubblicazione di dati macroeconomici cruciali, con stime che suggeriscono che ogni settimana di chiusura potrebbe portare a una contrazione dello 0,15% del PIL. Moody’s, la celebre agenzia di rating del credito, ha anche segnalato che un simile scenario potrebbe essere collegato a un declassamento del rating del credito degli Stati Uniti, il che risuona ulteriormente con le argomentazioni che hanno spinto Fitch a declassare gli Stati Uniti ad AA+.

In ogni caso, questa notizia potrebbe causare un’ulteriore destabilizzazione dell’attuale sentiment del mercato, poiché gli investitori stanno ancora cercando di prevedere le prossime decisioni delle banche centrali nonostante i dati poco chiari.

*Chief Market Analyst di XTB

Le “analisi con intervista” di P&F e Startup Fixing: GP2 Srl

GP2 Srl è una startup che opera nel settore delle infrastrutture e sviluppa soluzioni avanzate per la loro sicurezza e controllo. Il mercato di riferimento in Italia è molto ampio: più di 1,5 milioni di ponti, la cui sicurezza è tutta da verificare.

Intervista di Carlo Mauri e Alberto Villa

In occasione dell’investimento in una startup, gli investitori sono chiamati a valutare positivamente, in un’ottica fortemente speculativa, il business plan di una nuova azienda e ad investire su di essa, diventando così soci (Equity Crowdfunding), oppure prestando del denaro ai soci promotori, ad un tasso di interesse molto conveniente, diventando così dei finanziatori (Lending Crowdfunding). Entrambe le possibilità, in ogni caso, comportano una informazione finanziaria puntuale e prudente che i fondatori devono fornire agli investitori, cui va riservata la più ampia tutela allorquando si avvicinano alle piattaforme di Crowdfunding, dove il taglio medio dell’investimento è abbastanza accessibile a tutti e dove si può reperire una documentazione che generalmente dà molta enfasi alla potenziale crescita prospettica del valore dell’azienda. Con il modello di analisi e valutazione denominato “Startup Fixing”, gli investitori hanno uno strumento con cui effettuare delle comparazioni tra le varie proposte di Crowdfunding presenti nelle piattaforme autorizzate, e individuare il livello di credibilità del modello di business prospettato dai promotori di una startup.

L’azienda GP2 Srl è una startup che opera nel settore delle infrastrutture sviluppando soluzioni avanzate e tecnologiche per la loro sicurezza e controllo. Le infrastrutture, in Italia, oggi vivono un congenito stato di ammaloramento, aggravato dalla mancanza di un sistema di controllo adeguato e disciplinato a tutti i livelli e durante tutto l’arco di vita dell’infrastruttura. Infatti, il pericolo di crolli e danneggiamenti di infrastrutture, anche non necessariamente complesse, è confermato da gravi eventi che hanno segnato la storia di persone, luoghi e città, e comporta rischi diretti agli utenti che ne usufruiscono. In questo ambito nasce GP2, che ha come core business quello di ricercare, progettare e sviluppare processi, sistemi e impianti finalizzati all’identificazione, alla classificazione e, soprattutto, al monitoraggio della sicurezza di infrastrutture quali ponti, gallerie, immobili e strutture di protezione, tramite l’impiego delle più moderne tecnologie digitali.

Il mercato di riferimento, in Italia, è molto ampio, dal momento che nel nostro territorio nazionale esistono più di 1,5 milioni di ponti, solo per fare un esempio. Oltre a questo, il modello di valutazione Startup Fixing (vedi schede tecniche nelle foto sotto) individua un buon livello di credibilità generale del business plan e attribuisce all’azienda un rating sintetico di 4 stelle su 5, in quanto il rapporto tra rischio specifico e rischio generale del settore è pari a 9,9, sensibilmente superiore al benchmark di riferimento, previsto per le aziende in fase di startup, pari a 4. Anche il rendimento teorico*, ricavato dal modello in base alle informazioni fornite dall’azienda, è superiore alle aspettative di settore.

P&F ha intervistato l’ing. Paride Gregorini, responsabile R&D e della area commerciale di GP2.

Qual è l’organigramma attuale di GP2?
Oggi in azienda sono presenti tre funzioni principali, più alcune risorse in outsourcing. L’ing. Gianni Peluchetti è amministratore e direttore tecnico responsabile dello sviluppo dei sistemi e dei progetti, mentre il sottoscritto (ing. Paride Gregorini, ndr) è responsabile della ricerca e sviluppo e della area commerciale e sistema qualità. Poi è presente una segreteria amministrativa (funzione sviluppata dalla società partecipante SISPA Quality), e alcuni tecnici ed organizzazioni esterne per attività specifiche quali sviluppo software prove in campo e di laboratorio, etc.

Chi tra i fondatori ha avuto il ruolo di primo impulso?
L’ideazione del progetto ha preso parte dalle competenze dell’ing. Peluchetti in campo tecnico del monitoraggio delle infrastrutture, e me per quanto riguarda le competenze in campo organizzativo-gestionale.

In considerazione del particolare momento storico mondiale, quali sono le strategie che pensate di mettere in atto per farvi conoscere dai big internazionali del settore?
Le strategie per portare GP2 sul mercato sono diverse. Dai contatti diretti con possibili player del settore quali concessionari autostradali, enti ed amministrazioni pubbliche e aziende private, alla presenza sui social (Linkedin in particolare) e sui media, dalle partecipazione ad associazioni (Confindustria Brescia Club delle Startup) per finire al lavoro di intercettazione delle agevolazioni e finanziamenti del piano PNRR che verranno messi in campo sul tema dell’aggiornamento e monitoraggio del parco infrastrutturale nazionale (ponti, gallerie, scuole, edifici, etc.)

In tema di exit strategy, prevedete una possibile IPO in Borsa?
Al momento siamo ancora piuttosto lontani da un progetto di quotazione, che potrebbe essere uno degli obiettivi. Al momento abbiamo in essere una campagna di equity crowdfunding, momentaneamente conclusa sa dopo un primo round non all’altezza delle aspettative, e stiamo comunque valutando possibili partnership con strutture che, oltre ad apportare mezzi finanziari, possano facilitare lo sviluppo tecnico commerciale di GP2.

Avete partecipato a bandi sul tema dell’innovazione?
Il nostro livello di innovazione è stato riconosciuto a livello nazionale, attraverso l’ammissione al bando Brevetti+ di Invitalia (contributo pari a 32.488 €) e al Voucher 3i di Invitalia per la presentazione ed estensione di brevetti (contributo pari a 23.600 €). Abbiamo avuto anche un riconoscimento dalla Regione Lombardia, con la ammissione al bando Brevetti 2021 (contributo pari a 11.360 €) ed al bando Archè 2020 (contributo pari a 51.521,63 €). Siamo stati scelti tra le 80 finaliste, su circa 200 partecipanti, al premio Connext 2021 di Confindustria, e a livello tecnico abbiamo ottenuto un brevetto nazionale del nostro sistema ICES (Infrastructural Control Electronic System). Infine, abbiamo depositato e sono in fase istruttoria altre quattro domande di brevetto, di cui una richiesta di estensione europea.

 

*DISCLAIMER
Il presente documento è rivolto a investitori professionali (ai sensi della Direttiva Mifid II) che investono per proprio conto e a soggetti professionali che investono per conto dei propri clienti. Il valore dell’investimento e/o dei redditi periodici derivanti è soggetto a fluttuazioni anche di grande entità, con conseguente variazione al rialzo o al ribasso, ed è possibile che non si riesca a recuperare l’importo originariamente investito. Le informazioni contenute nel presente documento non devono essere considerate offerte o raccomandazioni di acquisto o vendita né sollecitazione di offerte di acquisto o di vendita di titoli e/o di partecipazioni societarie, né attività di consulenza di investimento. Prima di ogni investimento, si raccomanda di esaminare la documentazione fornita dalle fonti ufficiali e/o dagli organi di controllo che vigilano sulla commercializzazione in Italia, nonché la relazione annuale o semestrale e lo Statuto, disponibili presso i collocatori e le piattaforme di investimento.
ProjectBi Srl, proprietaria del marchio e del software Startup Fixing, e l’editore di Patrimoni & Finanza non si assumono alcuna responsabilità relativamente all’accuratezza e alla completezza delle informazioni economiche e patrimoniali fornite dai responsabili della Società esaminate, essendo loro responsabilità fornire dati veritieri al pubblico indistinto e al mercato.
ProjectBi Srl, proprietaria del marchio e del software Startup Fixing, e l’editore di Patrimoni & Finanza non si assumono alcuna responsabilità in merito ad eventi, circostanze, condizioni di mercato che si verifichino successivamente alla data di redazione dello stesso o in seguito alla disponibilità di informazioni ad oggi non conosciute e che potrebbero portare involontariamente ad errate interpretazioni.

Startup Fixing, un rating la settimana: Seffiline Srl

Una startup generalmente non ha una storia di mercato, per cui la decisione di investire richiede molta cautela in più rispetto ad un “normale” investimento azionario. Ecco la scheda di valutazione, con relativo rating, su Seffiline,  redatta da Startup Fixing.

In occasione dell’investimento in una startup, gli investitori sono chiamati a valutare, in un’ottica fortemente speculativa, una idea nata dalla mente di altri soggetti, e ad investire su di essa, diventando così soci (Equity Crowdfunding) oppure prestando del denaro ai soci promotori – ad un tasso di interesse generalmente conveniente rispetto a quello offerto nei mercati regolamentati dalle aziende c.d. emergenti – ed essere così dei finanziatori (Lending Crowdfunding). Entrambe le possibilità determinano necessariamente una informazione finanziaria puntuale e prudente, che i fondatori della startup devono fornire agli investitori. Soprattutto agli investitori retail, cui va riservata la più ampia tutela allorquando si avvicinano alle piattaforme di Crowdfunding e si imbattono nella tipica enfasi che nella documentazione viene attribuita alla rapida crescita prospettica del valore dell’azienda.

Startup Fixing” è un metodo di valutazione delle aziende in fase di startup che può essere applicato in ogni contesto di mercato, nazionale ed estero, grazie alle sue caratteristiche di semplicità e “universalità”, e consente di scartare automaticamente qualunque progetto i cui dati ufficiali dichiarati dai fondatori-promotori determinino una risposta negativa alle seguenti due domande:
1) il rendimento netto atteso è superiore al benchmark di riferimento?
2) il costo per l’ingresso nel capitale della startup sconta adeguatamente il rischio specifico per questo tipo di investimento, tenendo conto che si tratta di un rischio superiore a quello previsto per le aziende già presenti nel mercato azionario di riferimento?
Solo con due risposte entrambe affermative Startup Fixing consente di analizzare positivamente l’ipotesi di un investimento, da valutare tenendo conto dei limiti e delle cautele che ogni investitore-risparmiatore deve osservare nella composizione del proprio portafoglio complessivo, in funzione della esperienza e competenza acquisita in materia di investimenti e in base al proprio livello sopportazione del rischio.

SEFFILINE Srl

Nota metodologica – Il modello di valutazione Startup Fixing esprime la probabilità che un ipotetico investitore possa realizzare se si verificano tutte le previsioni del business plan redatto a cura della società, e attribuisce un punteggio positivo o negativo alla stima del livello di rischio che i soci fondatori implicitamente attribuiscono al proprio progetto rispetto al livello di rischio del comparto azionario di riferimento: ad un maggiore rischio specifico attribuito rispetto al rischio riscontrabile nei titoli di aziende già quotate in borsa nel medesimo comparto, corrisponde una valutazione più attendibile verso le informazioni contenute nel business plan, poiché l’osservazione di questo principio di prudenza determina una sensibile “correzione” al ribasso del valore di Pre-money, e quindi una riduzione del costo, proporzionale al maggior rischio assunto, che gli investitori dovranno sostenere per acquisire una partecipazione societaria alla startup.

Il livello di rischio scontato nella determinazione del valore Pre-Money viene analizzato attraverso l’adozione del metodo di attualizzazione dei flussi di cassa (DCF), assumendo come parametri noti il valore Pre-money stesso e quello dei flussi di cassa indicati nel piano industriale. Se il valore ricavato attraverso il DCF è sufficientemente maggiore rispetto al tasso espressione del rischio di mercato del settore di riferimento (grandezza conosciuta), il modello rileva un ulteriore elemento di attendibilità del business plan, che in tal modo dimostra di aver implicitamente tenuto conto dell’elevato rischio specifico che caratterizza le fasi di startup.

Il rendimento ipotizzato da Startup Fixing viene espresso al netto degli effetti fiscali, ed è determinato sulla base sia delle performance aziendali dichiarate nei documenti ufficiali che dell’orizzonte temporale considerato per l’exit strategy dall’investimento. Il giudizio complessivo viene espresso attraverso un rating sintetico, individuato da una scala di valori (“stellette”) da 1 a 2 assegnate ad alcuni parametri qualitativi, con un massimo complessivo pari a 5.

Analisi dell’azienda – la  società  Seffiline Srl opera  nel campo Medicale (in particolare nella Medicina estetica) e secondo la nomenclatura di Damodaran è inseribile all’interno della categoria “Drugs-Biotecnology”. L’attività principale svolta dall’azienda riguarda la ricerca, sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi, strumenti e apparecchiature altamente innovative rivolte alla terapia rigenerativa dei tessuti umani. Svolge inoltre attività di ricerca scientifica e formazione medica, e detiene alcuni diritti di privativa su proprietà intellettuale: brevetto guida registrato in Italia e patent-pending all’estero, marchio figurativo e denominativo registrati in Italia e all’estero, depositato design industriale per la guida. All’atto della redazione dell’ultimo business plan conosciuto, la società dichiarava un valore di pre-money complessivo pari a 2.997.620 euro.

Giudizio – Relativamente a Seffiline Srl, il rapporto tra il rischio specifico e il rischio generale del settore è pari a 1,23, superiore pertanto al valore di benchmark previsto per aziende che si trovano in fase First stage. Anche il rendimento teorico, ricavato in base ai dati dichiarati, è superiore alle aspettative, e si attesta al 491,9%. L’azienda ha una exit strategy ben definita; tuttavia, la presenza di finanziamenti presso terzi penalizza lievemente il rating complessivo, suggerendo all’investitore maggiore cautela. Si riscontra da parte dell’azienda un’adeguata attribuzione di rischio specifico, che supera ampiamente il rischio sistemico presente nel comparto azionario. Pertanto, il valore di Pre-money sconta una sufficiente correzione dei valori, grazie alla quale l’investitore potrebbe valutare positivamente l’ingresso nel capitale dell’azienda.

Sulla base dei dati in possesso, il metodo Startup Fixing consente di attribuire a Seffiline Srl un rating sintetico pari a 5 stelle, poichè:
1) in relazione anche al suo stadio di sviluppo, l’azienda ha sufficientemente considerato nel calcolo del Pre-money un adeguato livello di rischio specifico (due stelle);
2) un ipotetico investitore, se l’azienda raggiungerà i suoi obbiettivi, potrà beneficiare di una exit strategy già al quarto anno mediante cessione dell’intera azienda ad un acquirente professionale con elevata propensione ad accettare elevati rischi (una stella);
3) l’investitore dovrebbe beneficiare di un rendimento di gran lunga superiore al minimo benchmark di riferimento (una stella);
4) esistono brevetti che tutelano la proprietà intellettuale (una stella).

SEFFILINE Srl – VALUTAZIONE SINTETICA DELL’AZIENDA
– Rating Sintetico: 5 stelle
– Ratio del Rischio: 1,23
– Valore Teorico Investimento: 10.000,00 euro
– Rendimento Netto Teorico atteso: 39.185,00 euro (49.185,00 euro exit capital)
– Rendimento teorico espresso in percentuale: 491,9%

DISCLAIMER
Il presente documento è rivolto a investitori professionali (ai sensi della Direttiva Mifid II) che investono per proprio conto e a soggetti professionali che investono per conto dei propri clienti. Il valore dell’investimento e/o dei redditi periodici derivanti è soggetto a fluttuazioni anche di grandissima entità, con conseguente variazione al rialzo o al ribasso, ed è possibile che non si riesca a recuperare l’importo originariamente investito. Le informazioni contenute nel presente documento non devono essere considerate offerte o raccomandazioni di acquisto o vendita né sollecitazione di offerte di acquisto o di vendita di titoli e/o di partecipazioni societarie, né attività di consulenza di investimento. Prima di ogni investimento, si raccomanda di esaminare la documentazione fornita dalle fonti ufficiali e/o dagli organi di controllo che vigilano sulla commercializzazione in Italia, nonché la relazione annuale o semestrale e lo Statuto dell’azienda emittente, disponibili presso i collocatori e le piattaforme di investimento.
ProjectBi Srl, proprietaria del marchio e del software Startup Fixing, e l’editore di Patrimoni & Finanza non si assumono alcuna responsabilità relativamente all’accuratezza e alla completezza delle informazioni economiche e patrimoniali fornite dai responsabili della Società esaminate, essendo loro responsabilità fornire dati veritieri al pubblico indistinto e al mercato.
ProjectBi Srl, proprietaria del marchio e del software Startup Fixing, e l’editore di Patrimoni & Finanza non si assumono alcuna responsabilità in merito ad eventi, circostanze, condizioni di mercato che si verifichino successivamente alla data di redazione dello stesso o in seguito alla disponibilità di informazioni ad oggi non conosciute e che potrebbero portare involontariamente ad errate interpretazioni.

Startup Fixing, un rating la settimana: Homepal a Better Place Srl

L’investimento in una startup richiede molta cautela, poiché l’azienda generalmente non ha una “storia” di mercato. Non è il caso di Homepal, che ha già condotto con successo due round di raccolta. Ecco la sua scheda di valutazione redatta da Startup Fixing.

In occasione dell’investimento in una startup, gli investitori sono chiamati a valutare, in un’ottica fortemente speculativa, una idea nata dalla mente di altri soggetti, e ad investire su di essa, diventando così soci (Equity Crowdfunding) oppure prestando del denaro ai soci promotori – ad un tasso di interesse generalmente conveniente rispetto a quello offerto nei mercati regolamentati dalle aziende c.d. emergenti – ed essere così dei finanziatori (Lending Crowdfunding). Entrambe le possibilità determinano necessariamente una informazione finanziaria puntuale e prudente, che i fondatori della startup devono fornire agli investitori. Soprattutto agli investitori retail, cui va riservata la più ampia tutela allorquando si avvicinano alle piattaforme di Crowdfunding e si imbattono nella tipica enfasi che nella documentazione viene attribuita alla rapida crescita prospettica del valore dell’azienda.

Per evitare l’assunzione inconsapevole di maggiori rischi da parte degli investitori, bisogna adottare dei metodi accessibili a tutti per razionalizzare al massimo il processo di investimento, e permettere ai risparmiatori di fare scelte che escludano del tutto quegli elementi emozionali  di valutazione capaci di portare fuori strada. “Startup Fixing” è un metodo di valutazione che può essere applicato in ogni contesto di mercato, nazionale ed estero, grazie alle sue caratteristiche di semplicità e “universalità”. Esso, infatti, permette delle comparazioni tra le varie proposte di investimento in startup e aiuta ad comprendere, in pochi passaggi, la credibilità del modello di business prospettato dai soci promotori, il tutto nel rispetto del principio fondamentale della Finanza: ad alti rendimenti corrispondono alti rischi.

Il metodo Startup Fixing consente di scartare automaticamente qualunque progetto i cui dati ufficiali dichiarati dai fondatori-promotori determinino una risposta negativa alle seguenti due domande:
1) il rendimento netto atteso* è superiore al benchmark di riferimento?
2) il costo per l’ingresso nel capitale della startup sconta adeguatamente il rischio specifico per questo tipo di investimento, tenendo conto che si tratta di un rischio superiore a quello previsto per le aziende già presenti nel mercato di riferimento?
Solo con due risposte entrambe affermative Startup Fixing consente di analizzare positivamente l’ipotesi di un investimento, da valutare tenendo conto dei limiti e delle cautele che ogni investitore-risparmiatore deve osservare nella composizione del proprio portafoglio complessivo, in funzione della esperienza e competenza acquisita in materia di investimenti e in base al proprio livello sopportazione del rischio.

Nota metodologica – Il modello di valutazione Startup Fixing considera due direttrici di analisi. La prima consiste nell’attribuire una congrua valutazione sulla possibile reddittività che un ipotetico investitore potrebbe realizzare se si verificassero in futuro tutti i risultati previsti nel business plan redatto a cura della società; la seconda direttrice è rappresentata dalla stima del livello di rischio che i soci fondatori implicitamente attribuiscono al proprio progetto rispetto al livello di rischio del comparto azionario di riferimento. Ciò significa che, se i soci fondatori attribuiranno al proprio progetto una maggiore rischiosità specifica rispetto allo spettro di rischio riscontrabile nei titoli di aziende già quotate quotate in borsa nel medesimo comparto, le informazioni contenute nel business plan verranno giudicate più attendibili dal modello, poiché l’applicazione di questo principio di prudenza determina una sensibile “correzione” al ribasso del valore di Pre-money, e quindi una riduzione del costo, proporzionale al maggior rischio assunto ad un normale investimento azionario, che gli investitori dovranno sostenere per acquisire una partecipazione societaria alla startup.
Il livello di rischio scontato nella determinazione del valore Pre-Money, così come dichiarato nel business plan dai soci fondatori, è espresso dal tasso di attualizzazione implicito ricavato attraverso l’adozione del metodo di attualizzazione dei flussi di cassa (DCF), assumendo come parametri noti il valore Pre-money stesso e quello dei flussi di cassa indicati nel piano industriale. Se il valore ricavato attraverso il DCF è sufficientemente maggiore rispetto al tasso espressione del rischio di mercato del settore di riferimento (grandezza conosciuta), il modello rileva un ulteriore elemento di attendibilità del business plan, che in tal modo dimostra di aver implicitamente tenuto conto dell’elevato rischio specifico che caratterizza le fasi di startup.
Il rendimento* ipotizzato da Startup Fixing viene espresso al netto degli effetti fiscali, ed è determinato sulla base sia delle performance aziendali dichiarate nei documenti ufficiali che dell’orizzonte temporale considerato per l’exit strategy dall’investimento.
Il giudizio complessivo viene espresso attraverso un rating sintetico, individuato da una scala di valori (“stellette”) da 1 a 2 assegnate ad alcuni parametri qualitativi, con un massimo complessivo pari a 5.

HOMEPAL  A BETTER PLACE S.r.L. – Analisi dell’azienda Homepal  A Better Place S.r.l. è uno dei principali operatori proptech in Italia, ed è operativo nell’ambito dei servizi immobiliari (Operations & Services, secondo la classificazione di Damodaran). L’azienda ha già effettuato con successo due round di raccolta fondi per complessivi 5 milioni di euro – uno nel 2018 ed un altro nella primavera del 2021, quest’ultimo con l’ingresso di circa 600 nuovi investitori – e non esclude di effettuarne altri nel prossimo futuro. Il suo modello di business si fonda prevalentemente sulla possibilità di permettere l’incontro tra domanda e offerta superando l’intermediazione degli agenti immobiliari. Fino ad oggi, il suo collocamento presso gli investitori è avvenuto attraverso la piattaforma Mamacrowd, e all’atto della redazione dell’ultimo business plan conosciuto (16 Febbraio 2021), la società dichiarava un valore di Pre-money complessivo pari a 19.808.497.

Giudizio – Relativamente ad Homepal A Better Place S.r.l., il rapporto tra il rischio specifico e il rischio generale del settore è 2,2, superiore pertanto al valore di benchmark 2 previsto per aziende che si trovano in fase Second stage. Anche il rendimento teorico*, ricavato in base ai dati dichiarati, è superiore alle aspettative e si attesta al 69,7%*. Tuttavia, l’assenza di brevetti, l’esistenza di finanziamenti e la mancanza di una exit strategy chiaramente definita penalizzano lievemente il rating complessivo, suggerendo all’investitore maggiore cautela e un supplemento di informazioni prima di investire.


La performance prospettica* relativa all’incremento di valore dell’azienda lungo l’arco temporale considerato per la exit strategy (4 anni) supera la soglia minima di rendimento* considerata congrua dal modello Startup Fixing per la forma di investimento in Equity; inoltre, si riscontra da parte dell’azienda un’adeguata attribuzione di rischiosità specifica, che supera ampiamente il rischio sistemico presente nel comparto azionario. Pertanto, il valore di Pre-money sconta una sufficiente correzione dei valori, grazie alla quale l’investitore potrebbe valutare positivamente l’ingresso nel capitale dell’azienda, in caso di futuri round di raccolta, a parità di prospettive e di valori economico-finanziari.

HOMEPAL  A BETTER PLACE S.r.L. 
VALUTAZIONE SINTETICA DELL’AZIENDA
Rating Sintetico: 3 stelle
Ratio del Rischio: 2,2
Valore Teorico Investimento: 10.000,00 euro
Rendimento Netto Teorico atteso*: 6.971,00 euro
Rendimento teorico espresso in percentuale*: 69,71%

 

*DISCLAIMER
Il presente documento è rivolto a investitori professionali (ai sensi della Direttiva Mifid II) che investono per proprio conto e a soggetti professionali che investono per conto dei propri clienti. Il valore dell’investimento e/o dei redditi periodici derivanti è soggetto a fluttuazioni anche di grande entità, con conseguente variazione al rialzo o al ribasso, ed è possibile che non si riesca a recuperare l’importo originariamente investito. Le informazioni contenute nel presente documento non devono essere considerate offerte o raccomandazioni di acquisto o vendita né sollecitazione di offerte di acquisto o di vendita di titoli e/o di partecipazioni societarie, né attività di consulenza di investimento. Prima di ogni investimento, si raccomanda di esaminare la documentazione fornita dalle fonti ufficiali e/o dagli organi di controllo che vigilano sulla commercializzazione in Italia, nonché la relazione annuale o semestrale e lo Statuto, disponibili presso i collocatori e le piattaforme di investimento.
ProjectBi Srl, proprietaria del marchio e del software Startup Fixing, e l’editore di Patrimoni & Finanza non si assumono alcuna responsabilità relativamente all’accuratezza e alla completezza delle informazioni economiche e patrimoniali fornite dai responsabili della Società esaminate, essendo loro responsabilità fornire dati veritieri al pubblico indistinto e al mercato.
ProjectBi Srl, proprietaria del marchio e del software Startup Fixing, e l’editore di Patrimoni & Finanza non si assumono alcuna responsabilità in merito ad eventi, circostanze, condizioni di mercato che si verifichino successivamente alla data di redazione dello stesso o in seguito alla disponibilità di informazioni ad oggi non conosciute e che potrebbero portare involontariamente ad errate interpretazioni.

Investire in Startup è questione di metodo, non di emozioni. In arrivo il tool di rating Startup Fixing

L’investimento in startup non può essere dettato solo dalle preferenze di natura emozionale, ma da un metodo razionale e replicabile per qualunque progetto di Equity Crowdfunding. A Settembre disponibile il tool di rating Startup Fixing dell’italiana ProjectBI.

Le recenti ricerche sui criteri di scelta adottati da chi ha investito in startup attraverso le piattaforme di Crowdfunding hanno rivelato che le loro preferenze sono dettate prevalentemente da elementi emozionali, i quali spesso consentono di “superare” persino il naturale sentimento di prudenza che si prova generalmente quando si acquistano azioni nei mercati regolamentati e che guida le nostre scelte. Infatti, è importante essere sempre informati sulle prospettive dell’azienda di cui diventiamo azionisti, ed la circostanza che i titoli siano quotati ufficialmente non deve costituire un deterrente verso la conoscenza di tutti gli elementi utili.

In buona sostanza, si tratta di un processo razionale – almeno così dovrebbe essere, nella maggior parte dei casi – che dà priorità al metodo, e relega l’emotività ad elemento del tutto secondario. Nel campo dell’Equity Crowdfunding, invece, si ha la sensazione che le scelte vengano dettate prevalentemente  da elementi emozionali o irrazionali, come l’interesse per un tema di importanza collettiva (clima, energie alternative, biotecnologie etc) oppure per le applicazioni informatiche di largo consumo. La  stessa Consob, sull’argomento, ha segnalato questa criticità nel suo sito dedicato all’Educazione Finanziaria “…il preponderante elemento emozionale nelle scelte di investimento in startup poste in essere dai risparmiatori, soprattutto non professionali, e il rischio di truffe, sono da tenere in considerazione prima di un investimento…..”.

Pertanto, è necessario uscire dalla “logica emozionale”, ma per farlo correttamente serve un metodo razionale di scelta e replicabile in tutti i progetti dell’Equity Crowdfunding. Su queste basi, la collaborazione di professionisti specializzati in diversi settori della finanza aziendale ha portato allo sviluppo di Startup Fixing, un tool di analisi che racchiude e sintetizza diverse discipline e competenze. Il tool è stato sviluppato da ProjetBI srl, che è essa stessa una startup innovativa italiana già conosciuta per aver creato nel 2018 (per conto di  Giuffrè Editore) la app “Indicatori di allerta”, finalizzata ad individuare precocemente segnali di crisi aziendale alla luce anche della riforma sulla Crisi d’impresa.

Ai fondatori di ProjectBI Carlo Mauri (Commercialista, Revisore ed Analista finanziario) e Roberto Massucco (Ingegnere Gestionale specializzato in sistemi informatici di analisi finanziaria) si è presto unito Alberto Villa, consulente finanziario autonomo, che ha portato il suo contributo di esperienza nella  formazione di assets d’investimenti, rendendo fruibile il tool agli investitori professionali e permettendo loro di beneficiare del set informativo che mette in evidenza, per tutte le proposte d’investimento in startup o in PMI innovative, l’intrinseca rischiosità ed il possibile rendimento atteso.

La fonte dei dati che alimentano il sistema di Startup Fixing sono gli stessi documenti obbligatori presenti  e pubblicamente consultabili nelle diverse piattaforme di Equity Crowdfunding. In particolare, vengono selezionati ed archiviati i dati economico-finanziari presenti nei business plan e nei bilanci. Le informazioni quantitative archiviate nel database passano alla successiva fase di analisi, dalla quale si genera finalizzata una scheda di valutazione sintetica relativa al progetto proposto sulla piattaforma. “Il fulcro di Startup Fixing – spiega Carlo Mauri – si fonda sulla coerenza tra rischio e rendimento, che deve rispettare il postulato fondamentale di ogni scelta di investimento finanziario, e cioè che ad un maggior rendimento corrisponde sempre un maggior rischio”. “Pertanto – aggiunge Mauri – abbiamo individuato dei criteri che ci consentono di apprezzare gli sviluppi del progetto in chiave prospettica, basandoci esclusivamente sulle informazioni di carattere economico e finanziario presenti nei business plan, senza apportare alcuna modifica od integrazione. In particolare, grazie al tool di Startup Fixing, siamo in grado di determinare il rendimento netto teorico atteso, assumendo che la vendita delle quote della startup si realizzerà nell’ultimo anno indicato all’interno del progetto”.

In sintesi, il tool Startup Fixing (che sarà disponibile in rete da Settembre) adotta come criterio di valutazione il metodo universalmente utilizzato per questo tipo di investimenti, denominato “Venture Capital Method”. Per quanto riguarda la verifica dell’adeguatezza del c.d. valore di Pre-Money, dichiarato nel business plan del progetto, al valore futuro dell’azienda, il tool Startup Fixing applica un tasso di attualizzazione implicito derivante dal metodo di attualizzazione dei flussi di cassa (DCF). “In ogni progetto di startup – spiega Carlo Mauri – il rischio maggiore è rappresentato dal valore di Pre-Money, che viene attribuito dagli stessi soci del progetto e, quindi, sconta la possibilità di essere un po’ troppo generoso. Se il valore determinato con il metodo DCF è sufficientemente maggiore rispetto al tasso espressione del rischio del settore di riferimento (che è una grandezza conosciuta), questo significa che chi ha redatto il business plan ha tenuto debitamente conto dell’elevato rischio specifico che inevitabilmente caratterizza progetti di questa natura”. La risultante finale di questo processo di analisi è un rating sintetico, che attribuisce un numero di “stelle” (da 1 a 5) quale espressione qualitativa del giudizio di Startup Fixing in funzione di alcuni parametri fondamentali. Più precisamente, il rating sarà più elevato:

– se il rendimento netto teorico atteso supera (o meno) il benchmark di rendimento predeterminato per questo tipo d’investimenti;
– se il business plan espone la presenza di almeno un brevetto, rendendo più difendibile l’azienda (e i suoi azionisti) dalla concorrenza;
– se la startup non beneficia di finanziamenti da parte di terzi;
– se il valore Pre-Money di partenza, autodeterminato dai fondatori della startup/Pmi, sconta adeguatamente il livello di rischio specifico del progetto in misura tale da ridurre lo stesso valore Pre-money ad un livello più conveniente per l’investitore.

Oggi le startup e le Pmi innovative godono di una particolare attenzione non solo da parte delle autorità italiane ed europee – basti pensare alle generose disposizione in materia fiscale per gli investitori, recentemente emanate dal nostro Governo – ma sempre di più anche da parte degli investitori e dei loro consulenti, e la forte crescita della raccolta fatta negli ultimi due anni lo testimonia. La tendenza ad investire nella c.d. economia reale viene sollecitata sempre più spesso dalle Istituzioni, e si ritiene che nel giro di qualche anno anche il settore delle startup e del Crowdfunding, con le dovute limitazioni in relazione ai profili di rischio, farà parte dei portafogli di tutti i risparmiatori, ma sia le nuove aziende che i futuri distributori (banche, reti, piattaforme indipendenti) dovranno dotarsi di uno strumento di analisi preventiva come Startup Fixing.

JPMorgan e Pimco scommettono sui bond degli emittenti in odore di upgrade

Alcune tra le maggiori case d’investimento di Wall Street stanno scommettendo su quelle società emittenti pronte a riconquistare rating di qualità grazie all’accelerazione della ripresa economica europea.

La pandemia, per l’industria della finanza mondiale, non smette di creare opportunità a quasi un anno e mezzo dal suo inizio. In particolare, le maggiori banche quotate a Wall Street hanno lanciato una scommessa potenzialmente redditizia sui bond di società emittenti che stanno beneficiando della ripresa economica post pandemica e che potrebbero vedere aggiornato positivamente il proprio rating debitorio. Pacific Investment Management Co. e JPMorgan Chase, per esempio, hanno affermato pubblicamente che l’acquisto delle obbligazioni di società in odore di upgrade ha il potenziale per far crescere i profitti già dal 2022. E sulla scia di una pandemia che ha visto un numero record di aziende con buoni fondamentali cadere nel territorio “Junk”, la strategia – nota come investimento “rising star” (stella nascente) – sembra molto promettente.

Pimco, celebre società di investimento specializzata nei fondi obbligazionari, prevede fino a 200 punti base di sovraperformance nei tre anni medi necessari ad un emittente per uscire dal ratingspazzatura”. Come hanno fatto Smurfit Kappa Group Plc e Stellantis NV, le quali hanno risollevato il rating di obbligazioni pari a 12,5 miliardi di euro e hanno già fatto il salto di qualità quest’anno. Gli strateghi di JPMorgan prevedono che il conteggio dello stock di debito delle “rising star” raggiungerà la cifra record di 30 miliardi di euro nel 2021, e comprenderà quasi un decimo dei titoli classificati BB.

Secondo una nota di Madhubala Sriram, strategist di JP Morgan, mentre la campagna di vaccinazione coinvolge tutti i paesi e la crescita economica sembra destinata ad accelerare, l’attenzione dei gestori si sposterà sempre più verso il ciclo di aggiornamento dei rating e gli emittentirising star” come Valeo SA e ArcelorMittal SA. In generale, si pensa che gli investitori in emittenti di questa categoria possono ottenere rendimenti interessanti in un momento in cui stanno lottando contro l’inondazione di liquidità generata dalle banche centrali che spingono ancora i rendimenti verso i minimi storici.

“Dato che le valutazioni del debito governativo e corporate “investment grade” sono meno interessanti, è il momento di diversificare abbandonando l’indicizzazione passiva e concentrandosi davvero sulla selezione dei bond dal basso verso l’alto, trovando le ‘stelle nascenti’”, ha affermato Eve Tournier, responsabile della gestione del portafoglio crediti europeo presso Pimco. Del resto, le obbligazioni con rating BB, che sono il gradino più alto dell’universo di bond con rating “spazzatura”, rendono circa il 2%, ed è circa quattro volte quello che rendono le obbligazioni investment grade BBB, secondo i dati dell’indice Bloomberg Barclays.

Roman Gaiser

In ogni caso, servirà una selezione spietata e attenta. Infatti, la strada per il recupero del rating superiore potrebbe essere più complicata per alcuni emittenti, poiché la variante delta del virus minaccia di capovolgere i progressi raggiunti dalla campagna di vaccinazione. Tuttavia, il quadro generale delle valutazioni sta migliorando e gli utili societari stanno tornando ai livelli pre-pandemia. Le aziende hanno anche adottato misure per sostenere i propri bilanci, come la riduzione dei costi, la vendita di attività non essenziali o la raccolta di capitale. secondo Roman Gaiser, responsabile del reddito fisso e dell’alto rendimento EMEA presso Columbia Threadneedle Investments, anche compagnie aeree come Deutsche Lufthansa AG e British Airways, di proprietà di IAG SA, dovrebbero essere in grado di recuperare la strada persa un anno fa, grazie alla ripresa robusta dei viaggi. “Probabilmente il mercato vedrà una discreta quantità di stelle nascenti nei prossimi 18 mesi, e ci aspettiamo più stelle nascenti che angeli caduti”, ha detto Gaiser.

Mario Cribari: senza la BCE, debito italiano coerente con un rating “B”

Il debito mostruoso dell’Italia non giustifica tassi a 10 anni così bassi. I mercati stanno anticipando troppo presto il ritorno alla normalità che si verificherà solo nel 2022, mentre i mercati azionari hanno pochi spazi di rialzo e sono esposti al rischio di una correzione significativa.

 “Le aspettative sul futuro sono quelle di una ripresa economica forte la cui durata dipenderà però dalla strutturalità degli stimoli fiscali. Questo sarà accompagnato da una probabile fine della deflazione che, se associato al controllo sui tassi di interesse, condurrà al ritorno di moda dei real asset. Le valute dei paesi più a rischio, col debito più alto e fondamentali traballanti, andranno incontro a svalutazione, a favore di quelle dai fondamentali più forti”, spiega Mario Cribari, Partner e responsabile della strategia e ricerca di BlueStar Investment Managers.

Italia e Svizzera rappresentano i casi estremi di questo scenario. La prima è artificialmente tenuta in vita dalla Bce, visto che con l’indebitamento mostruoso che sta accumulando dovrebbe avere un rating non superiore a “B” e quindi un rendimento a 10 anni ben superiore a quello attuale irrisorio. All’opposto c’è la Svizzera, che pur di restare nella comfort zone della tripla A preferisce adottare restrizioni Covid-19 più leggere. Non meraviglia quindi che il franco non si schiodi dal suo valore di forza anche in momenti favorevoli. A rischio strutturale anche il dollaro, la cui supremazia assoluta potrebbe essere messa in dubbio”.

Secondo Cribari, i mercati stanno anticipando troppo in fretta un ritorno alla normalità che, nella migliore delle ipotesi, si verificherà solo nel 2022. Tra i rischi principali ci sono quelli legati alla respirazione artificiale con cui si tengono in vita alcuni Stati e aziende in difficoltà, al ridimensionamento valutario anche del dollaro e a frequenti flash crash azionari, cioè crolli improvvisi dei prezzi dei titoli amplificati dai sistemi di trading automatizzato. Finora, i mercati sono saliti grazie agli interventi-ponte di stati e banche centrali, nell’aspettativa che il peggio per la pandemia fosse finito e che un vaccino sarebbe presto arrivato. La velocità di inoculazione e accettazione di questi ultimi non è tuttavia così scontata e alcuni interventi strutturali di lungo termine sono lontani dalla loro implementazione. Due casi per tutti: il recovery fund europeo, per il quale passerà molto tempo prima che venga effettivamente messo in atto, e il nuovo stimolo fiscale americano, ancora non pervenuto nel penoso teatrino politico in atto nel paese. 

“I mercati azionari hanno sperimentato da marzo 2020 uno dei migliori rally degli ultimi 45 anni, sottolinea Cribari. “Vi sono tuttavia una serie di elementi che depongono in favore di una correzione significativa. Al rischio economico e pandemico si aggiunge in effetti un livello di compiacenza molto alto, valutazioni ai massimi storici, aspettative sulla crescita degli utili abbondantemente a doppia cifra e un livello di speculazione retail simile a quanto visto nel 1999. Il rapporto prezzo-utili si trova il 25% sopra la media storica degli ultimi 25 anni su stime degli utili globali per il 2021 già molto elevate (crescita tra il 20% e il 35%). La correlazione inversa tra tassi e multipli spiega in parte tale eccesso e, se tutto va bene, le aspettative sugli utili potrebbero anche essere confermate. Ciò non lascia tuttavia spazio a errori o, d’altra parte, a significativi potenziali di rialzo”.

Il livello di partecipazione del segmento retail in questo momento è molto alto. L’euforia legata a una serie di Ipo (Initial public offering) delle ultime settimane dell’anno (Airbnb, Snowflake, Doordash, Palantir), con rialzi vicini o superiori al 100% nel primo giorno di quotazione, riporta la memoria al boom delle dot-com. Questa situazione rischia di provocare, anche per un nonnulla, dei flash crash violenti sui mercati. Ciò non toglie che nel contesto attuale vi è una necessità implicita per i gestori di dover assumere livelli crescenti di rischio a cui consigliamo però di affiancare strumenti di protezione dinamica.

Mario Cribari

“Un mix bilanciato tra titoli growth e value e tra difensivi e ciclici resta la nostra strategia per il 2021”, conclude Cribari. “Più nel dettaglio, sono interessanti gli emergenti di qualità, in ambito sia azionario che obbligazionario. Un occhio di riguardo particolare va alla Cina, pronta a scalfire definitivamente la supremazia americana a livello economico, tecnologico e finanziario. A livello settoriale puntiamo invece su tematiche come difesa, sicurezza, tecnologia innovativa, farmaceutica e biotecnologia, nuovo consumo asiatico e occidentale, sostenibilità ambientale. Sull’obbligazionario restiamo sotto-ponderati, mentre stiamo aumentando la componente di materie prime, infrastrutture e oro”.

Amanti delle obbligazioni alla ricerca dell’inflazione. Come avvicinarsi ai portafogli alternativi al risparmio gestito

L’assenza durevole di inflazione può trasformarsi in un grosso problema per l’Economia e per la remunerazione dei risparmi. Con la deflazione alle porte, chi ama le obbligazioni farebbe meglio a diversificare (con il supporto di un consulente finanziario) in valute diverse dall’Euro e dal Dollaro.  

Negli ultimi due anni, complice l’arretramento stabile a livello zero dei tassi di interesse (anzi, a livello negativo…), si è fatta strada la consapevolezza di un profondo cambiamento nello stile di gestione dei propri risparmi, che insieme ad una generale incertezza sta lentamente facendo nascere, nei risparmiatori passivi di un tempo, la necessità di una trasformazione in “investitori attivi”, bisognosi anche di un più elevato tasso di informazione relativamente ai mercati, agli strumenti di investimento ed alla comprensione dei rischi ad essi legati.

Questo cambiamento è ancora in atto, non si è ancora pienamente realizzato, e ciò è dimostrato dalla grande massa di liquidità che staziona per molti mesi nei conti correnti delle famiglie prima di essere investita nel risparmio gestito (principale beneficiario di questo contesto, insieme agli ETF).

Ma è proprio vero che, in un mercato senza inflazione, non ci sia alcuna possibilità di evitare il ricorso a fondi comuni, sicav, gestioni patrimoniali e polizze per realizzare un buon portafoglio di investimento? La risposta è che esiste un modo alternativo di investire senza ricorrere al c.d. risparmio gestito, ma prima di approfondire la materia è bene ribadire alcuni concetti di base sull’inflazione e sui rischi derivanti da una sua assenza prolungata.

E’ noto che la stabilità dei prezzi permetta di avere una visione più sicura del prossimo futuro (sia in termini di investimenti che di attività economiche), e che una inflazione fuori controllo, invece, distrugge il potere d’acquisto e indebolisce l’economia. L’ideale è, pertanto, perseguire un “livello aureo” di inflazione per evitare che un contesto  di inflazione inesistente si trasformi nel lungo periodo in un grosso problema, rappresentato dal disincentivo verso i consumi: perché comprare un telefonino oggi quando tra tre mesi costerà meno?

Negli ultimi 24 mesi, le principali banche centrali avevano individuato questo “livello aureo” di inflazione nel 2%, salvo accorgersi che non è affatto semplice da raggiungere. Così, la FED ha annunciato che perseguirà il raggiungimento un tasso di inflazione medio del 2 per cento nel corso di un certo periodo, in ciò rivelando che si potrà tollerare in futuro un tasso di inflazione superiore all’obiettivo del 2 per cento per un periodo altrettanto lungo.

Quest’ultimo scenario è certamente favorevole all’investimento in obbligazioni c.d. emergenti, e cioè quelle espresse nella valute di paesi che hanno una inflazione non ancora vicina al “livello aureo medio” tratteggiato dalla FED, ma in progressivo miglioramento rispetto alle soglie che possono creare preoccupazione.

Dal punto di vista operativo, i possibili titoli utili a definire un portafoglio di obbligazioni espresse in valute emergenti è bene che vengano scelti all’interno di un paniere di emittenti privi di rischio, e cioè BEI (o EIB, European Investment Bank, cioè Banca Europea degli Investimenti), BERS (in inglese EBRD, European Bank of Reconstruction and Development)  e World Bank (Banca Mondiale), evitando le obbligazioni governative espresse nella stessa valuta (che hanno invece un rating molto basso). I vantaggi di questa scelta sono molteplici, e sono in grado di compensare, nel medio-lungo periodo, la tipica volatilità delle valute emergenti:

– rating massimo (stabilmente tripla A), in quanto le emissioni sono sovranazionali ed eliminano il c.d. Rischio Emittente, e cioè quello che chi ha emesso i titoli possa fallire mandando in default  l’obbligazione;

– ritenuta fiscale dei rendimenti in misura agevolata (12.5% anziché 26.0%);

– cedole elevate, visibili sul conto bancario ad ogni scadenza, da reinvestire per aumentare il REN (rendimento effettivo netto) del portafoglio;

– quotazione ufficiale giornaliera;

– acquisto diretto nel mercato secondario (immissione nel deposito titoli);

– elevato risparmio nel costo di gestione del portafoglio (nessuna commissione di gestione, a differenza del risparmio gestito, e commissioni di negoziazione trattabili da banca a banca).

Ecco un elenco di paesi ritenuti interessanti dai maggiori gestori di portafogli specializzati in economie emergenti (per ciascuno di essi un esempio di titoli con rating AAA su cui poter investire), raccomandando di evitare accuratamente il “fai da te” e di studiare attentamente, con l’ausilio di un consulente finanziario, il peso da attribuire a ciascuno di essi all’interno di questo ipotetico portafoglio.

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TURCHIA – buoni fondamentali macro-economici, distensione geo-politica con USA ed inflazione in forte discesa nei prossimi 2 anni fanno prevedere un notevole apprezzamento delle obbligazioni ed un buon recupero della valuta. Rimane una buona volatilità dovuta all’indebitamento privato in USD, ma il fenomeno è in riduzione grazie al nuovo corso di politica monetaria del governo turco ed alla distensione del clima geo-politico che ha determinato, nell’estate del 2018, il crollo della Lira.

– EIB TF Ap26 Try 11.00% – Isin XS1807207581* (Lira Turca)                                     https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1807207581&market=MOT&lang=it

– EIB TF Ap24 Try 10.50% – Isin XS1059896016* (Lira Turca)                   https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1059896016&market=MOT&lang=it

MESSICO – L’imminente accordo commerciale USA-MEX-CAN (c.d. NAFTA) ha stabilizzato il cambio e attribuisce oggi al Peso Messicano lo status di “valuta forte” all’interno del panorama di quelle c.d. emergenti.

– EIB TF Lg27 Mxn 6.50% – Isin XS1588672144* (Peso Messicano)                                                  https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1588672144&market=MOT&lang=it

RUSSIA – L’economia russa è strettamente dipendente dal petrolio, per cui se i prezzi del greggio crollano, anche il rublo dovrebbe scendere, e viceversa. l’intervento veloce da parte della Banca centrale russa, che ha lasciato crollare il rublo nel 2018 ed ha alzato i tassi di interesse per evitare un’inflazione eccessiva, hanno permesso all’economia del paese di assorbire il forte ribasso del prezzo del greggio. Il biennio 2019-2020 si prospetta migliore, dal momento che non ci sono in vista fattori in grado di destabilizzare l’economia, di influenzare i tassi di cambio o di modificare l’inflazione.

– EIB TF Fb22 Rub 6.75% – Isin XS1947924921* (Rublo Russia)                          https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1947924921&market=MOT&lang=it

SUDAFRICA – La Banca centrale sudafricana ha tagliato di recente i tassi di 25 punti base portando il costo ufficiale del denaro al 6.50%, e questa mossa potrebbe non rimanere isolata. Al momento il mercato sconta un’ulteriore riduzione nei tassi entro la fine del 2019, e se le previsioni della banca centrale per l’economia sudafricana non appaiono particolarmente esaltanti (+ 0.6% la crescita attesa nel 2019) l’inflazione non appare un problema.

– EIB TF Fb23 Zar 7,25% – Isin XS1179347999* (Rand Sudafricano)                    https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1179347999&market=MOT&lang=it

INDONESIA – L’Indonesia è un Paese con inflazione sotto il livello target, con profilo di rischio investment grade, e a livello geopolitico non si intravedono grandi problemi. Di qui, ne consegue che le preoccupazioni riguardo questo Paese emergente, formulate nel recente passato quando la valuta (come tutte le altre emergenti) si è indebolita, sono eccessive, ed oggi rimetterla in portafoglio è una buona opportunità.

– EIB TF Gen25 Idr 5.75% – Isin XS1757690992* (Rupia Indonesiana, quotato alla borsa di Berlino) https://www.boerse-berlin.com/index.php/Bonds?isin=XS1757690992

– EBRD TF Dc22 Idr 6.45% – Isin XS1734550897* (Rupia Indonesiana , quotato alla borsa di Berlino)                 https://www.boerse-berlin.com/index.php/Bonds?isin=XS1734550897

INDIA – A influenzare negativamente le valute dei mercati emergenti, compresa quella indiana, è stata nel corso della prima parte del 2019 l’escalation della guerra commerciale USA-Cina. Nonostante questo, la rupia indiana sembra recupere bene le perdite conseguite contro il dollaro e, grazie all’emissione di obbligazioni sovrane in valuta estera, dovrebbe rafforzarsi per tutto il 2020. L’unico rischio potrebbe essere quello di doversi appoggiare pesantemente alle emissioni di valuta forte come mezzo di recupero, per cui è meglio attribuire un peso molto moderato all’interno di un portafoglio ideale di valute emergenti.

– EBRD TF Fb23 Inr 6.00% – Isin XS1766853367* (Rupia Indiana)                https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1766853367&market=MOT&lang=it

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* N.B. Le informazioni pubblicate nel presente articolo non devono essere considerate una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento, ne raccomandazioni personalizzate ai sensi del Testo Unico della Finanza, trattandosi unicamente di informazione standardizzata rivolta al pubblico indistinto. Le eventuali raccomandazioni fornite tengono conto unicamente delle caratteristiche degli strumenti finanziari oggetto della raccomandazione e devono essere intese a mero titolo di esempio generale, non conoscendosi alcuna informazione relativa alle conoscenze ed esperienze, alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento dei singoli lettori, i quali soltanto potranno adattare il contenuto dell’articolo alla specifica situazione personale in corrispondenza con il proprio personale profilo di rischio.

Principi di Finanza Elementare: le obbligazioni ed il rischio emittente

Non è difficile scegliere un titolo su cui investire, è sufficiente esaminare il suo rating e conoscere il suo emittente.

Finita piuttosto presto la tanto temuta fase di rialzo dei tassi di interesse (mentre scriviamo, Agosto 2019 – gli USA hanno già esaurito la fase rialzista e Trump sollecita la FED ad abbassare i tassi per stimolare l’Economia), in Europa – spread o non spread – viviamo ancora in uno scenario di tassi di breve termine prossimi allo zero che non accenna a finire. Molti investitori, di fronte a questo scenario che dura ormai da quattro anni, hanno compreso che, per ricavare un rendimento dai propri investimenti, è necessario cambiare le proprie abitudini.

Per comprendere meglio lo scenario, facciamo un esempio preso a prestito dalla vita di ogni giorno. Se a colazione sono abituato a bere succo di mela verde, e le mie adorate mele verdi non si trovano più neanche a pagarle a peso d’oro, devo fare una scelta: rinunciare, oppure cambiare frutto da cui ricavare la mia preziosa spremuta quotidiana.
Potrei sempre optare per un buon cappuccino, ma nella sostanza la questione rimane la stessa: devo cambiare abitudini.

Allo stesso modo, nell’amministrazione dei nostri risparmi, oggi, è accaduto qualcosa che ci ha costretto ad abbandonare le vecchie abitudini del tasso fisso remunerativo, per cui è più importante di prima avere una guida. Il buon tasso di interesse di breve periodo, al pari delle mele verdi del nostro esempio, è quasi scomparso, e non si sa quando farà ritorno. Anzi, a giudicare dalla situazione attuale (calo dei consumi e bassa inflazione), gli amati interessi a cui eravamo abituati da generazioni potrebbero tardare molti anni prima di riapparire.

Ciò detto, introduciamo alcuni concetti che ci permetteranno di rendere semplice i principi di Investimento Elementare. Per cominciare, enunciamo quella che appare come una banale ovvietà: “Il denaro, prima di essere speso nell’acquisto di un bene o di essere investito in qualunque strumento finanziario, è liquido e disponibile”.

Fino a ieri, lo status di “liquidità” del denaro era visto, dalla generazione dei patrimonials©[1] (cioè i “figli del miracolo economico italiano” degli anni ‘50-’60, quelli che viaggiavano con i BOT al 15.00% annuo…) come nefasto, improduttivo e inopportuno: “…ma come…dovrei lasciare i soldi sul conto e non percepire alcun interesse…???”.
Oggi la liquidità – dovrebbero insegnarlo anche alla scuola materna – è invece un asset talmente strategico che, se usato con saggezza, permette di poter accettare i c.d. rischi “sostenibili” (che non sono folli né imprevedibili), anche per i risparmiatori poco avvezzi al rischio ma oggi orfani del tasso di interesse. Anche perchè, i risparmiatori abituati a comprare obbligazioni hanno imparato, ormai da tempo, a fare i conti con il cosiddetto rischio emittente.

Cos’è il “rischio dell’emittente”? In poche parole, è il rischio legato all’acquisto di un titolo emesso da un’azienda (o da uno stato) economicamente debole e, quindi, ritenuto scarsamente affidabile al momento di pagare gli interessi o restituire il capitale.

Per meglio comprendere ciò di cui scrivo mi ricollego ad una delle regole auree del saper investire in maniera semplice: “Compro un titolo obbligazionario = divento creditore di chi lo ha emesso”. In pratica, se compro un’obbligazione dello Stato Italiano (es. un BTP, buono del tesoro poliennale) a 5 anni, io PRESTO il mio denaro all’Italia per una durata massima di 5 anni, durante i quali, ogni anno, prendo gli interessi stabiliti dal regolamento di quella emissione di BTP (es. 1.50% annuo o 0.75% semestrale). Alla scadenza del quinto anno, se non ho venduto prima il titolo (è sempre possibile sul c.d. mercato secondario, alla quotazione ufficiale del giorno in cui lo vendete), lo Stato mi restituirà in unica soluzione tutto il capitale prestato.

Non è un caso, infatti, che lo chiamino Prestito Obbligazionario: l’obbligazione che abbiamo comprato è esattamente un prestito che noi facciamo all’emittente, un vero e proprio titolo di credito nei confronti dello Stato (ma potrebbe essere anche un’azienda privata come ENEL, ENI etc).

Per maggiore chiarezza, facciamo l’esempio inverso, e ipotizziamo di volerci indebitare per 5 anni al tasso del 5.00% annuo allo scopo di acquistare un’auto nuova che costa 10.000,00 euro, ma la finanziaria presso cui abbiamo ottenuto il prestito, anziché concordare il pagamento di rate comprensive del capitale e degli interessi (e restituire tutto poco alla volta con somme mensili sempre uguali), ci fa pagare per tutta la durata (i 5 anni) piccole rate con i soli interessi, e ci chiede il capitale prestato (i 10.000,00 euro) solo al quinto anno, in unica soluzione. In questo caso, sarà necessario mettere da parte, a riserva, ogni anno una somma che ci consentirà, tra 5 anni, di poter pagare tutto l’ammontare in un’unica soluzione, senza affanno o (come succede con il debito pubblico) senza bisogno di doversi indebitare nuovamente per pagare il debito precedente.

L’obbligazione funziona esattamente così, per cui comprenderete bene che dobbiamo acquistare soltanto quelle per le quali il rimborso del capitale (che è la parte più grande del prestito, e ti viene restituita solo alla fine) è sicuro e non ci crea alcuna “ansia da mancato rimborso”. Come sapere in anticipo se l’emittente dell’obbligazione che intendiamo acquistare è affidabile, ed il rimborso del capitale al termine (o la sua vendita nel mercato secondario) è certo?

Grazie a due elementi: il buon senso (vostro e del vostro consulente patrimoniale), ed il Rating. Relativamente al primo, esso corre in aiuto per guidarci lungo i meandri del mondo delle obbligazioni. Infatti, il rating è un giudizio sulle capacità di una società di pagare o meno i propri debiti, che viene espresso da un soggetto esterno e (si suppone) indipendente da chi emette il titolo: l’agenzia di rating.  Questa valuta la solvibilità di un soggetto che emette obbligazioni; in altri termini attribuisce un giudizio circa la sua capacità di far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori. Tale giudizio è sottoposto a revisione periodica, e tutti possono controllarlo, essendo pubblico.

Gli stati sono i maggiori emittenti in assoluto; le agenzie di rating valutano e classificano i loro titoli in base alla loro capacità di mantenere gli impegni e, durante la vita di un titolo, in base agli sviluppi della propria economia e ai rischi intervenuti relativamente a certe scelte del Governo. I titoli con un rating pari a “AAA” sono nella fascia massima di solvibilità e sicurezza, mentre quelli con rating “CCC”, per esempio, hanno una probabilità del 16.0% di non rimborsare il capitale (1 probabilità su 6)…

Una roba semplice, reperibile su Google in un decimo di secondo. In fondo, la Finanza, prima ancora che una materia di numeri, è sempre stata una questione di buon senso.

[1] Gruppo di individui nati tra il 1950 ed il 1965, ognuno dei quali è a capo di un patrimonio familiare, tra beni mobili ed immobili, superiore a 750.000 euro.

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