L’assenza durevole di inflazione può trasformarsi in un grosso problema per l’Economia e per la remunerazione dei risparmi. Con la deflazione alle porte, chi ama le obbligazioni farebbe meglio a diversificare (con il supporto di un consulente finanziario) in valute diverse dall’Euro e dal Dollaro.
Negli ultimi due anni, complice l’arretramento stabile a livello zero dei tassi di interesse (anzi, a livello negativo…), si è fatta strada la consapevolezza di un profondo cambiamento nello stile di gestione dei propri risparmi, che insieme ad una generale incertezza sta lentamente facendo nascere, nei risparmiatori passivi di un tempo, la necessità di una trasformazione in “investitori attivi”, bisognosi anche di un più elevato tasso di informazione relativamente ai mercati, agli strumenti di investimento ed alla comprensione dei rischi ad essi legati.
Questo cambiamento è ancora in atto, non si è ancora pienamente realizzato, e ciò è dimostrato dalla grande massa di liquidità che staziona per molti mesi nei conti correnti delle famiglie prima di essere investita nel risparmio gestito (principale beneficiario di questo contesto, insieme agli ETF).
Ma è proprio vero che, in un mercato senza inflazione, non ci sia alcuna possibilità di evitare il ricorso a fondi comuni, sicav, gestioni patrimoniali e polizze per realizzare un buon portafoglio di investimento? La risposta è che esiste un modo alternativo di investire senza ricorrere al c.d. risparmio gestito, ma prima di approfondire la materia è bene ribadire alcuni concetti di base sull’inflazione e sui rischi derivanti da una sua assenza prolungata.
E’ noto che la stabilità dei prezzi permetta di avere una visione più sicura del prossimo futuro (sia in termini di investimenti che di attività economiche), e che una inflazione fuori controllo, invece, distrugge il potere d’acquisto e indebolisce l’economia. L’ideale è, pertanto, perseguire un “livello aureo” di inflazione per evitare che un contesto di inflazione inesistente si trasformi nel lungo periodo in un grosso problema, rappresentato dal disincentivo verso i consumi: perché comprare un telefonino oggi quando tra tre mesi costerà meno?
Negli ultimi 24 mesi, le principali banche centrali avevano individuato questo “livello aureo” di inflazione nel 2%, salvo accorgersi che non è affatto semplice da raggiungere. Così, la FED ha annunciato che perseguirà il raggiungimento un tasso di inflazione medio del 2 per cento nel corso di un certo periodo, in ciò rivelando che si potrà tollerare in futuro un tasso di inflazione superiore all’obiettivo del 2 per cento per un periodo altrettanto lungo.
Quest’ultimo scenario è certamente favorevole all’investimento in obbligazioni c.d. emergenti, e cioè quelle espresse nella valute di paesi che hanno una inflazione non ancora vicina al “livello aureo medio” tratteggiato dalla FED, ma in progressivo miglioramento rispetto alle soglie che possono creare preoccupazione.
Dal punto di vista operativo, i possibili titoli utili a definire un portafoglio di obbligazioni espresse in valute emergenti è bene che vengano scelti all’interno di un paniere di emittenti privi di rischio, e cioè BEI (o EIB, European Investment Bank, cioè Banca Europea degli Investimenti), BERS (in inglese EBRD, European Bank of Reconstruction and Development) e World Bank (Banca Mondiale), evitando le obbligazioni governative espresse nella stessa valuta (che hanno invece un rating molto basso). I vantaggi di questa scelta sono molteplici, e sono in grado di compensare, nel medio-lungo periodo, la tipica volatilità delle valute emergenti:
– rating massimo (stabilmente tripla A), in quanto le emissioni sono sovranazionali ed eliminano il c.d. Rischio Emittente, e cioè quello che chi ha emesso i titoli possa fallire mandando in default l’obbligazione;
– ritenuta fiscale dei rendimenti in misura agevolata (12.5% anziché 26.0%);
– cedole elevate, visibili sul conto bancario ad ogni scadenza, da reinvestire per aumentare il REN (rendimento effettivo netto) del portafoglio;
– quotazione ufficiale giornaliera;
– acquisto diretto nel mercato secondario (immissione nel deposito titoli);
– elevato risparmio nel costo di gestione del portafoglio (nessuna commissione di gestione, a differenza del risparmio gestito, e commissioni di negoziazione trattabili da banca a banca).
Ecco un elenco di paesi ritenuti interessanti dai maggiori gestori di portafogli specializzati in economie emergenti (per ciascuno di essi un esempio di titoli con rating AAA su cui poter investire), raccomandando di evitare accuratamente il “fai da te” e di studiare attentamente, con l’ausilio di un consulente finanziario, il peso da attribuire a ciascuno di essi all’interno di questo ipotetico portafoglio.
TURCHIA – buoni fondamentali macro-economici, distensione geo-politica con USA ed inflazione in forte discesa nei prossimi 2 anni fanno prevedere un notevole apprezzamento delle obbligazioni ed un buon recupero della valuta. Rimane una buona volatilità dovuta all’indebitamento privato in USD, ma il fenomeno è in riduzione grazie al nuovo corso di politica monetaria del governo turco ed alla distensione del clima geo-politico che ha determinato, nell’estate del 2018, il crollo della Lira.
– EIB TF Ap26 Try 11.00% – Isin XS1807207581* (Lira Turca) https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1807207581&market=MOT&lang=it
– EIB TF Ap24 Try 10.50% – Isin XS1059896016* (Lira Turca) https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1059896016&market=MOT&lang=it
MESSICO – L’imminente accordo commerciale USA-MEX-CAN (c.d. NAFTA) ha stabilizzato il cambio e attribuisce oggi al Peso Messicano lo status di “valuta forte” all’interno del panorama di quelle c.d. emergenti.
– EIB TF Lg27 Mxn 6.50% – Isin XS1588672144* (Peso Messicano) https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1588672144&market=MOT&lang=it
RUSSIA – L’economia russa è strettamente dipendente dal petrolio, per cui se i prezzi del greggio crollano, anche il rublo dovrebbe scendere, e viceversa. l’intervento veloce da parte della Banca centrale russa, che ha lasciato crollare il rublo nel 2018 ed ha alzato i tassi di interesse per evitare un’inflazione eccessiva, hanno permesso all’economia del paese di assorbire il forte ribasso del prezzo del greggio. Il biennio 2019-2020 si prospetta migliore, dal momento che non ci sono in vista fattori in grado di destabilizzare l’economia, di influenzare i tassi di cambio o di modificare l’inflazione.
– EIB TF Fb22 Rub 6.75% – Isin XS1947924921* (Rublo Russia) https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1947924921&market=MOT&lang=it
SUDAFRICA – La Banca centrale sudafricana ha tagliato di recente i tassi di 25 punti base portando il costo ufficiale del denaro al 6.50%, e questa mossa potrebbe non rimanere isolata. Al momento il mercato sconta un’ulteriore riduzione nei tassi entro la fine del 2019, e se le previsioni della banca centrale per l’economia sudafricana non appaiono particolarmente esaltanti (+ 0.6% la crescita attesa nel 2019) l’inflazione non appare un problema.
– EIB TF Fb23 Zar 7,25% – Isin XS1179347999* (Rand Sudafricano) https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1179347999&market=MOT&lang=it
INDONESIA – L’Indonesia è un Paese con inflazione sotto il livello target, con profilo di rischio investment grade, e a livello geopolitico non si intravedono grandi problemi. Di qui, ne consegue che le preoccupazioni riguardo questo Paese emergente, formulate nel recente passato quando la valuta (come tutte le altre emergenti) si è indebolita, sono eccessive, ed oggi rimetterla in portafoglio è una buona opportunità.
– EIB TF Gen25 Idr 5.75% – Isin XS1757690992* (Rupia Indonesiana, quotato alla borsa di Berlino) https://www.boerse-berlin.com/index.php/Bonds?isin=XS1757690992
– EBRD TF Dc22 Idr 6.45% – Isin XS1734550897* (Rupia Indonesiana , quotato alla borsa di Berlino) https://www.boerse-berlin.com/index.php/Bonds?isin=XS1734550897
INDIA – A influenzare negativamente le valute dei mercati emergenti, compresa quella indiana, è stata nel corso della prima parte del 2019 l’escalation della guerra commerciale USA-Cina. Nonostante questo, la rupia indiana sembra recupere bene le perdite conseguite contro il dollaro e, grazie all’emissione di obbligazioni sovrane in valuta estera, dovrebbe rafforzarsi per tutto il 2020. L’unico rischio potrebbe essere quello di doversi appoggiare pesantemente alle emissioni di valuta forte come mezzo di recupero, per cui è meglio attribuire un peso molto moderato all’interno di un portafoglio ideale di valute emergenti.
– EBRD TF Fb23 Inr 6.00% – Isin XS1766853367* (Rupia Indiana) https://www.borsaitaliana.it/borsa/caratteristiche/view.html?isin=XS1766853367&market=MOT&lang=it
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