E’ difficile stimare adesso quando la ripresa economica darà i suoi frutti, e quando sarà possibile riprendere il trend di crescita globale che ci accompagna da decenni, però è possibile stilare un elenco di probabili eventi che ci porteremo dietro per tutto il 2020. Approccio prudente agli investimenti, ecco perché.
La diffusione della malattia polmonare causata dal Coronavirus sta tenendo in pugno il mondo più di qualsiasi altro evento dalla fine del secondo Dopoguerra. Infatti, la chiusura su vasta scala di attività di produzione e distribuzione industriale, dei maggiori servizi pubblici e le restrizioni alla circolazione di persone – tutte misure tipiche del più classico scenario di guerra – sono ormai una realtà quotidiana in decine di paesi; ad eccezione della Cina, dove tutto sarebbe nato, e dove l’economia e la vita pubblica al di fuori della provincia più colpita (Hubei) sembrano tornare alla normalità. Allo stesso modo, le soluzioni adottate dai governi di tutto il mondo per contenere la pandemia sono stati senza precedenti nella storia, sia riguardo agli enormi pacchetti fiscali sia ai massicci aiuti di politica monetaria delle banche centrali.
I prezzi del petrolio e dei metalli industriali sono letteralmente crollati, mettendo in profonda crisi i paesi produttori ed esportatori. Tuttavia, il crollo del prezzo del petrolio era cominciato prima dell’emergenza, allorquando l’Arabia Saudita aveva iniziato una guerra dei prezzi dopo il fallimento delle trattative su un nuovo taglio della produzione di petrolio nell’ambito dell’OPEC Plus.
Relativamente alla crescita e all’indebitamento globalE, anche prima del Covid19 l’economia mondiale era alle prese con una crescita debole e debiti stellari, che adesso stanno diventando più grandi. La questione, ovviamente, preoccupa molto, anche perché gli imponenti pacchetti fiscali in fase di attuazione non sembrano essere veri e propri pacchetti di stimolo agli investimenti e alla crescita futura, bensì misure destinate esclusivamente a limitare i danni dell’oggi. Pertanto, risulta difficile stimare adesso quando la ripresa economica darà i suoi frutti e quando sarà possibile riprendere il trend di crescita globale che ci accompagna da decenni, però è possibile stilare un elenco di possibili (e probabili) eventi che ci porteremo dietro per tutto il 2020, dando per scontata una ripresa “robusta” solo a partire dal primo o secondo trimestre del 2021.
Intanto, partiamo col dire che si tratta di un triplice shock per l’economia globale: shock di offerta, shock di domanda, shock sui prezzi petroliferi. Tale nefasta congiuntura porterà alla recessione l’economia USA – da sempre stimolo della domanda globale – per due o tre trimestri, mentre la Cina dovrebbe limitarsi ad un solo trimestre di PIL negativo.
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A proposito di Prodotto Interno Lordo, sarà bene prepararsi allo shock derivante dal balletto dei numeri ufficiali, non appena usciranno: vedere un PIL negativo della Cina od un -9% degli USA (così come un -12% dell’Italia) aumenterà per alcuni giorni la volatilità dettata da reazioni emotive, dal momento che, ad oggi, non si comprende se i mercati abbiano scontato questi effetti, oppure no.
Lo scenario di breve rimane negativo per gli asset rischiosi, perché permane incertezza sullo sviluppo e sulla persistenza del virus. Pertanto, è lecito immaginare che consumi e investimenti rimarranno depressi per un pò di tempo, così come le previsioni sulle stime degli utili aziendali. La combinazione dei dati sul PIL e di quelli sui consumi-utili potrebbe causare un ritorno dei minimi di borsa e di volatilità estrema, come nei giorni peggiori (9-13 Marzo 2020) dei mercati, dal momento che i tempi di ripresa rimarranno finchè la diffusione del virus non sarà sotto controllo e, soprattutto, non verranno trovate terapie risolutive ed un vaccino veramente efficace su tutta la popolazione mondiale.
La pandemia, però, non finirà di produrre effetti nel breve periodo. Probabilmente, almeno per alcuni anni, assisteremo ad una maggiore propensione al risparmio da parte delle famiglie, per ristabilire sicurezza contro gli eventi tragici che prima si pensava appartenessero solo al mondo cinematografico; ma anche una contrazione dei viaggi (sia per lavoro che per vacanza) e minore afflusso – e quindi una profonda trasformazione delle abitudini di spesa e del ciclo dei ricavi – negli esercizi pubblici come bar, ristoranti, palestre e supermercati.
Di conseguenza, il costo del debito corporate potrebbe diventare “strutturalmente” più elevato per via del maggiore premio richiesto per il rischio, mentre relativamente alle azioni ci sarà maggiore cautela nel distribuire dividendi, a causa dei margini operativi (anche questi strutturalmente) più.
La pandemia, inoltre, sta portando con sé una certa riduzione del grado di globalizzazione e correlazione dei mercati, e questo potrebbe designare il ritorno in grande stile dell’inflazione, determinato dall’eccesso di spesa pubblica e dall’aumento di massa monetaria ottenuto grazie ai QE delle banche centrali.
Nonostante tutto questo, l’opinione generale è che grazie alle soluzioni “aggressive” di politica monetaria e fiscale adottate, i mercati abbiano già visto il peggio, ma lo scenario tratteggiato finora richiede prudenza. Infatti, ipotizzare un altro trend delle borse perennemente al rialzo per i prossimi anni è del tutto fuori luogo, perché il recupero dalla recessione sarà più lento, e gli utili aziendali recupereranno altrettanto lentamente a causa della distruzione dei modelli economici tradizionali (shock contestuale di domanda e offerta).
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L’inflazione, poi, condurrebbe ad un rialzo strutturale dei tassi di interesse per via dell’enorme massa di emissioni di titoli di Stato. Pertanto, è preferibile mantenere un approccio complessivamente prudente, privilegiare i titoli che distribuiranno un più alto dividendo e diminuire gli investimenti nel settore finanziario, che subirà perdite sui crediti. Un asset che promette qualcosa in più è quello delle commodities e dei metalli preziosi, che vedono valutazioni ai minimi storici ed erano già a sottopesati in tutti i portafogli.
Le azioni dei paesi emergenti – tema “caldissimo” appena prima lo scoppio della pandemia – sembrano trovarsi su livelli di valutazione dai quali in passato hanno di nuovo ripreso a salire (1998, 2008 e 2015), ma potrebbero scendere ancora al di sotto di questi livelli prima di consolidarsi e ripartire, anche perché non si può stimare con certezza quanto tempo durerà l’emergenza sanitaria e, soprattutto, molti dei paesi emergenti non dispongono delle risorse finanziarie e delle reti di sicurezza sociale delle nazioni industrializzate per attutire le conseguenze di una crisi economica prolungata. Stesso discorso per le valute emergenti, che da inizio anno si sono svalutate del 20% circa rispetto al dollaro USA (vedi paesi dell’America Latina, del Sudafrica, dell’Indonesia e della Russia).
In definitiva, al momento è quasi impossibile fare una previsione sull’andamento dei corsi e sulla crescita economica dei prossimi mesi: quasi tutti gli scenari sembrano possibili, da una temporanea depressione economica globale ad una profonda recessione, fino a un ritorno rapido alla normalità.
In queste condizioni, è possibile ipotizzare persino un ritorno d’amore dei risparmiatori verso il reddito fisso, ed una certa disaffezione verso il risparmio gestito; ma con un elemento di novità, dettato da una maggiore propensione all’accantonamento assicurativo ed alle coperture non vita (sanitarie ed infortuni), che dovrebbe compensare il minor gettito da commissioni che certamente deriverà per le banche e i professionisti della finanza familiare dalla distribuzione di OICR e gestioni patrimoniali.