I depositi presso banche statunitensi di piccole dimensioni hanno segnato una ripresa. I mercati azionari sembrano aver ignorato la crisi.
“Dal crollo di Silicon Valley Bank e Signature Bank abbiamo dovuto far fronte al precipitoso aumento dei rischi, dalla corsa dell’inflazione alle minacce per la stabilità finanziaria. Questi ostacoli sembrano però superati. Il tempo trascorso da quell’evento è però breve, e anche se la fiducia è migliorata, è sufficiente il verificarsi di evento minore e inaspettato per riaprire la falla nello scafo delle banche. In tal caso si dovrà ricorrere a misure di contenimento molto più impegnative”. È l’analisi di Illia Galka, Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors.

Da metà marzo, i depositi presso le
banche statunitensi stanno subendo deflussi record. La crisi di liquidità è stata innescata dal crollo di
Silicon Valley Bank e
Signature Bank, due dei maggiori
fallimenti bancari avvenuti dalla fine della crisi finanziaria del 2008, che hanno scosso i mercati e agitato i
risparmiatori. In seguito a questi eventi, le
banche negli Usa rischiano di subire ulteriori corse agli sportelli. Con la perdita della fiducia dei clienti, le
banche potrebbero infatti non essere in grado di frenare i deflussi di denaro dai conti.

Le crescenti preoccupazioni degli
investitori circa la situazione attuale del settore bancario hanno messo in evidenza la crisi in cui versano molte
banche. L’ultima volta in cui la curva dei rendimenti ha esibito un’inclinazione positiva, fondamentale per il buon funzionamento del settore bancario, è stato nell’autunno 2022. Un’inversione della
curva dei
rendimenti significa che le
banche possono incassare meno denaro sui crediti a lungo termine di quanto ne devono corrispondere ai clienti per i depositi a breve: nessuna
banca può sopravvivere a lungo a tali condizioni.

Negli
Stati Uniti, i tassi del mercato monetario a un anno sono pari al 4,5% circa, mentre in Germania si aggirano intorno al 3%. Si tratta di valori appetibili per molti
investitori, soprattutto se si tiene conto dei tassi attualmente bassi offerti dai
conti di risparmio. A queste condizioni il passaggio dai
conti di risparmio all’investimento in strumenti del mercato monetario appare più che comprensibile. Dati i tassi medi attualmente bassi applicati ai
conti di risparmio negli Stati Uniti, pari allo 0,39%, molti istituti di credito tradizionali non sono in grado di competere, minacciati anche da una concorrenza sempre più agguerrita. Il colosso tecnologico statunitense
Apple, che sta gradualmente ampliando la sua offerta di servizi finanziari, ha di recente presentato il suo nuovo
conto di risparmio, che offre un rendimento del 4,15%.

Secondo i dati della
Federal Reserve, da marzo 2023 sono usciti dai depositi presso le
banche statunitensi 397 miliardi di dollari. La quota maggiore, 225 miliardi di dollari, riguarda le
banche regionali di minori dimensioni, mentre i grandi istituti di credito hanno perso circa 172 miliardi. Come prima misura di contenimento, la Fed ha messo a disposizione delle
banche colpite 400 miliardi di dollari in liquidità. Esaminando attentamente la situazione dei singoli istituti si nota che i
deflussi non sono distribuiti uniformemente. Alcune
banche hanno registrato ingenti
deflussi dai depositi. Tra le
banche che hanno già pubblicato i propri risultati trimestrali,
Charles Schwab ha reso noto un calo dei depositi dell’11%,

mentre nel caso di State Street e di M&T Bank la flessione è stata rispettivamente del 5% e del 3%.
First Republic Bank ha perso il 35,5% dei depositi e deve ora ridurre drasticamente i propri attivi: la
banca sta valutando attualmente la vendita di valori patrimoniali per 50-100 miliardi di dollari e il licenziamento di dipendenti fino a un massimo del 25% dell’organico. Si prevedono ulteriori
deflussi anche nel secondo trimestre. A marzo e ad aprile
JPMorgan Chase e
Citigroup hanno invece registrato afflussi, che hanno attribuito alle turbolenze nel settore. A quanto sembra, non si sono verificati solo
deflussi: alcune
banche hanno tratto vantaggio dalle difficoltà delle concorrenti.

“Dai recenti dati relativi ad aprile sono giunti segnali positivi, giacché i depositi presso
banche statunitensi di piccole dimensioni hanno segnato una ripresa. Osservando gli indici azionari Usa si direbbe che la crisi che ancora un mese fa agitava i mercati non sia mai avvenuta. Anche i
rendimenti sul tratto a lungo termine della
curva sono aumentati. La fiducia è in crescita ma occorre restare all’erta: basta poco per riaprire la falla nello scafo delle
banche“, conclude
Galka (nella foto).