L’inflazione rallenta in Europa. Nvidia al di sotto delle aspettative: IA una bolla pronta a scoppiare?
L’inflazione si attenua in Europa, il Dow raggiunge un nuovo record e il mercato del lavoro USA mostra una forza sorprendente. Nel frattempo, le azioni Nvidia inferiori alle aspettative: si teme una bolla.
La scorsa settimana Nvidia ha riportato risultati contrastanti, che segnala un cambiamento del sentiment nei confronti del gigante dei microprocessori. Nonostante l’impressionante aumento del 120% del valore delle azioni nel corso dell’anno, le azioni di Nvidia hanno subito un calo del 7% nelle sedute after-hour. Il calo è legato alle crescenti preoccupazioni degli investitori riguardo alle difficoltà di produzione dei prossimi chip Blackwell e, soprattutto, alla potenziale bolla dell’intelligenza artificiale.
Eppure i mercati, stretti su pochissimi spunti al rialzo – forse uno solo, trainante, e cioè l’IA – continuano a vedere il bicchiere mezzo pieno. Infatti, i mercati finanziari hanno registrato un’impennata a metà settimana scorsa (giovedì), con Wall Street sostenuta dai dati economici incoraggianti sulla crescita e l’occupazione negli USA. In quella seduta, il Dow Jones ha raggiunto un nuovo record di chiusura, guadagnando lo 0,59%, mentre a Parigi il CAC 40 è salito dello 0,84%, arrivando al livello più alto da metà luglio, alimentato da prospettive economiche ottimistiche. La borsa di Milano, infine, è salita dello 0,6%. Di contro l’oro non smette di brillare, registrando prezzi in lieve rialzo (+0,91% a 2.526 $ l’oncia) spinti dalle speranze di un taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve a settembre. Peraltro, le attuali incertezze economiche e geopolitiche continuano a sostenere la domanda di oro e altri metalli preziosi come argento, platino e palladio che hanno registrato ottime prestazioni, riflettendo una più ampia fiducia del mercato nei beni rifugio.
L’inflazione in rallentamento in Europa alimenta lo scenario di ribasso dei tassi. I prezzi al consumo hanno mostrato segni di sollievo in agosto, con il tasso della Germania che è sceso sotto la soglia critica del 2%, grazie a un calo del 5,1% dei prezzi dell’energia. Anche la Spagna ha riportato notizie positive, con un tasso d’inflazione sceso al 2,4%, grazie alla riduzione dei costi dei generi alimentari e del carburante. Per quanto riguarda l’Italia, la stima dell’Eurostat indica un’inflazione in calo all’1,3% (dall’1,6%). Questi sviluppi suggeriscono che l’Europa stia finalmente iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel dell’inflazione, e una loro stabilizzazione durante i prossimi mesi segnerebbe una spinta al ribasso con alti margini di certezza per gli investitori, che a quel punto potrebbero dirigere liquidità “pesante” verso il settore obbligazionario.
Cosa potrebbe turbare questo quadro deflattivo? Il mercato del lavoro USA, per esempio, che mostra una forza inaspettata. Il 24 agosto l’occupazione negli Stati Uniti ha registrato un rimbalzo positivo, con il numero di disoccupati ufficialmente sceso di 2.000 unità a 231.000. Questo calo inaspettato evidenzia la persistente resilienza del mercato del lavoro statunitense, in controtendenza rispetto ad alcune previsioni economiche, e fa intravedere l’allontanamento di una recessione più volte annunciata con la segreta speranza di poter consentire un ciclo di ribasso dei tassi più rapido. Anche la BCE, del resto, è stata invitata ad andarci piano coi tagli dei tassi, messa in guardia da Isabel Schnabel (nella foto), membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE), contraria ad un taglio troppo rapido dei tassi e incerta sul percorso per riportare l’inflazione al 2%. Secondo la Schnabel, infatti, sebbene le prospettive di fondo della BCE suggeriscano che l’inflazione potrebbe raggiungere l’obiettivo entro il 2025, le persistenti pressioni sui prezzi, in particolare nel settore dei servizi, consigliano un approccio più graduale nell’allentamento delle politiche monetarie restrittive.
Su tutto, però, incombe la nube dell’IA, che secondo diversi analisti potrebbe essere una bolla speculativa pronta a scoppiare, alimentando preoccupazioni diffuse lungo le più disparate direzioni: dai timori di una “superintelligenza” incontrollabile alle richieste di una regolamentazione più severa da parte dei sostenitori dell’etica nel campo dell’IA. Tuttavia, la preoccupazione maggiore che scuote i mercati è legata all’eventualità di una bolla speculativa guidata dall’IA. La recente performance azionaria di Nvidia ha riacceso questi timori, mentre i giganti tecnologici continuano a riversare denaro nell’intelligenza artificiale, spesso senza ottenere rendimenti significativi a breve termine; tutti segnali tipici delle innovazioni “disruptive” che, come Internet nel 2000, hanno segnato un passaggio doloroso dei mercati prima di dispiegare i propri effetti positivi. Nonostante questi aspetti poco rassicuranti, alcuni leader del settore, come Sundar Pichai di Google, sostengono che “il rischio di sotto-investire è drammaticamente maggiore rispetto al rischio di sovrainvestire”, respingendo le preoccupazioni relative a un mercato dell’IA eccessivamente gonfiato.