Gennaio 19, 2025

Mercati, ottimismo per i tassi d’interesse vicini al picco

Secondo Filippo Garbarino, il recente rialzo dei tassi è stato causato da una combinazione di fattori. La tendenza disinflazionistica è in corso e c’è un’alta possibilità che i tassi siano vicini a un picco.

“I tassi di interesse sono vicini al picco e questo crea un contesto positivo per le azioni e le obbligazioni. A livello settoriale in portafoglio non abbiamo banche e petroliferi, settori considerati troppo rischiosi. Il portafoglio è sovrappeso sul settore finanziario, industriale e chimico. Il settore sanità è leggermente sovrappesato mentre i tecnologici sono leggermente sottopesati, con nessuna esposizione sul settore hardware”. Sono le indicazioni di Filippo Garbarino, gestore del fondo Lemanik Global Equity Opportunities

Il tasso del bond governativo decennale Usa è aumentato di altri 30bps in ottobre. Tassi più alti aumentano il costo del capitale per le aziende, diminuendone il loro fair value. Un contesto con tassi di interesse in aumento implica quindi multipli più bassi per i mercati azionari. Il rialzo dei tassi di interesse ha quattro cause principali, in ordine di importanza:
1) Inflazione persistente, non ancora tornata ai suoi livelli target. Nella zona Euro, l’ultima rilevazione è del 2.9% mentre negli Stati Uniti è appena sotto al 4%. Il livello target di Bce e Federal Reserve è del 2%. I dati recenti dimostrano quindi che è stato fatto molto progresso, ma la battaglia contro l’inflazione non è stata ancora vinta definitivamente.
2) Resilienza dell’economia Usa (Pil, occupazione e vendite al dettaglio), che probabilmente costringerà la Federal Reserve a mantenere tassi alti ancora a lungo. L’economia Usa infatti non sembra aver risentito della politica restrittiva della Federal Reserve. Il Pil nel terzo trimestre è salito del 4,9% e negli ultimi mesi la creazione media mensile di posti di lavoro si è attestata intorno alle 200.000 unità. Anche la spesa dei consumatori rimane elevata, come hanno dimostrato i recenti risultati trimestrali di Visa e Mastercard. L’economia resiliente non sta aiutando il tentativo della Federal Reserve di calmierare i prezzi.
3) Aspettative di elevati deficit fiscali Usa, che dovranno essere finanziati da emissioni di nuovo debito. I sottoscrittori del nuovo debito dovranno essere ricompensati con tassi più alti, anche in considerazione dell’impennata del rapporto debito/Pil Usa registrata dopo il Covid.
4) Prezzo del petrolio in aumento, che potrebbe generare ulteriore inflazione. Il petrolio infatti rappresenta uno dei principali costi di input per le aziende industriali. Se aumentano i costi di produzione, le aziende li ribalteranno, almeno in parte, sui loro clienti.

“Nel breve periodo (6-12 mesi), la direzione dei mercati azionari sarà determinata principalmente dalla traiettoria dell’inflazione e dei tassi di interesse“, conclude Garbarino. “In generale, i tassi di interesse di mercato raggiungono livelli massimi in concomitanza con l’ultimo aumento della Federal Reserve. Poiché la tendenza disinflazionistica è in corso, con l’inflazione non lontana dal target del 2%, c’è un’alta possibilità che i tassi di interesse siano vicini a un picco. Tali fattori creano un contesto positivo per le azioni e per le obbligazioni“.

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