Dicembre 12, 2024

Volker Schmidt: con la Brexit sterlina giù e probabili tassi negativi

La Gran Bretagna accusa il peggior crollo del Pil degli ultimi tre secoli. Un nuovo slittamento della data del 31 dicembre per la fine dei negoziati con l’Ue sarebbe il peggior scenario possibile.

“La crescita economica inferiore alla media, il massiccio deficit di bilancio, il rapporto tuttora non chiaro con l’UE e una politica monetaria ancora più espansiva sono tutti elementi che lasciano presagire un ulteriore deprezzamento della sterlina britannica rispetto all’euro. Sebbene la Bank of England abbia finora respinto l’idea di introdurre tassi negativi, riteniamo che finirà per infrangere questo tabù e seguire le orme della Bce. Questo metterebbe ancora più pressione sulla valuta britannica, causandone l’ulteriore deprezzamento”. È l’analisi di Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager di Ethenea.

Il doppio choc della Brexit e della pandemia ha colpito in modo particolarmente duro l’economia britannica. L’aumento della disoccupazione, il calo dei fatturati e la perdita di posti di lavoro, soprattutto nel commercio al dettaglio e nel settore dell’intrattenimento, hanno fatto scendere il prodotto interno lordo britannico più che in qualsiasi altro paese industrializzato. Il -11,3% stimato nel 2020 è il dato peggiore degli ultimi tre secoli. A ciò si aggiunge il fatto che il Regno Unito dipende dalle relazioni commerciali con l’UE molto più di quanto l’UE non dipenda dal Regno Unito, dato che circa la metà delle importazioni e delle esportazioni britanniche di merci e servizi riguarda scambi con l’UE. Anche l’accordo più favorevole possibile sulla Brexit imporrebbe a Londra investimenti significativi nella riconversione della produzione e della catena di approvvigionamento, nonché l’adeguamento ai nuovi controlli alle frontiere e ai nuovi requisiti in materia di documentazione.

“Una situazione che graverà ulteriormente sull’economia britannica e che eserciterà ulteriori pressioni al ribasso sulla sterlina», sottolinea Schmidt, «mentre i titoli di Stato britannici dovrebbero continuare a essere considerati un porto sicuro”.

Quest’anno la Bank of England ha già abbassato due volte il tasso di riferimento portandolo dallo 0,75% allo 0,1% e di recente ha incrementato di altri 150 miliardi di sterline gli acquisti di titoli di Stato, saliti ormai a quota 875 miliardi di sterline. La domanda così creata dovrebbe da un lato stabilizzare il mercato obbligazionario e dall’altro mantenere bassi i tassi, agevolando quindi il finanziamento pubblico. Inoltre gli investitori possono essere praticamente certi che, in caso di necessità, potranno rivendere alla Banca centrale i titoli di Stato acquistati.

Volker Shmidt

La sterlina rimarrà sotto pressione, dato che, a un mese dalla fine della fase di transizione della Brexit, non è ancora stato trovato un accordo accettabile sulle future relazioni commerciali tra UE e Regno Unito. La Banca centrale farà di tutto per attenuare le ripercussioni negative dell’uscita dall’UE e della pandemia di coronavirus. Sono già stati annunciati ulteriori acquisti di obbligazioni e si discutono altre misure. Finora la Bank of England si è rifiutata di adottare tassi di riferimento negativi, ma presto potrebbe cambiare idea.

“Infine, se la scadenza del 31 dicembre 2020 sarà posticipata ancora una volta e i negoziati proseguiranno anche nel nuovo anno, si scivolerebbe in un incubo senza fine, probabilmente il peggiore tra tutti gli scenari possibili a causa del perdurare delle incertezze. Abbinato al coronavirus, questo metterebbe ancora più in difficoltà l’economia britannica”, conclude Schmidt.

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