Dicembre 12, 2024

Mercati cinesi giù a causa delle mosse governative, la “trappola cinese dell’orso” continua a far danni

Sulla scia delle repressioni governative, il mercato azionario cinese è talmente indebolito da non riuscire a trovare un “pavimento” dopo mesi di vendite. L’industria finanziaria internazionale sotto ricatto della “trappola dell’orso” creata dalla Cina.

Di Massimo Bonaventura

Il mercato azionario cinese non smette di riservare delusioni anche durante questo caldissimo mese di Agosto, mentre la Cina battezza l’uso politico della finanza più spregiudicato mai visto prima, tanto da fare impallidire persino l’ingordigia della finanza a stelle e strisce che, nel 2007-2008, portò il modello capitalista occidentale sull’orlo del fallimento.

Anzi, nel caso della Cina, si tratta di una strategia consapevole, messa in atto senza troppi scrupoli, e pazienza se qualche decina di milioni di cinesi sta perdendo gran parte del proprio risparmio: l’importante è mettere nel sacco i grandi fondi internazionali di matrice bancaria americana e proseguire nello sfruttamento politico-internazionale di questa immensa “trappola dell’orso”, progettata dal governo cinese fin da Aprile 2020 allo scopo di attirare nel proprio suolo i capitali dell’industria mondiale del risparmio, e adesso alimentata con il finto obiettivo di “aumentare la qualità e la futura stabilità della crescita cinese e delle sue migliori aziende”.

Con le sue repressioni, i leaders del Partito Comunista Cinese stanno mandando un messaggio agli USA e al mondo: “siamo in grado di approfittare delle vostre debolezze, e se ci fate la guerra noi rispondiamo a modo nostro”. Inoltre, incidentalmente, il PCC manda un messaggio al popolo: “non comanda il capitale, comandiamo sempre noi”. Due piccioni con una fava, come nel più classico chinese-political style.

E così, dopo mesi di imperturbabile discesa, lo Shanghai Composite è crollato dell’1,1% nell’ultima seduta (quella di ieri 19 Agosto 2021, NDR) per chiudere al minimo di tre settimane a 3.427, ritirandosi per la seconda sessione consecutiva e chiudendo la settimana in calo del 2,5%, tra le crescenti preoccupazioni per il rallentamento economico e l’inasprimento normativo di Pechino . Negli Stati Uniti, nel frattempo, la Federal Reserve dovrebbe annunciare il tapering del suo programma di acquisto di obbligazioni alla conferenza annuale a Jackson Hole la prossima settimana, per cui i mercati rischiano di trascorrere una pessima settimana di fine Agosto.

Sul fronte delle politiche, la Cina ha mantenuto stabili i tassi sui prestiti per il 16° mese consecutivo al fixing di agosto, come ampiamente previsto. Sono crollate anche le scorte di liquori (-5,8%), dopo che i media statali hanno riferito una riunione imminente del governo per la regolamentazione del mercato dei liquori (fonte: Reuters). A Hong Kong, le azioni sono crollate di oltre il 2% per toccare un minimo di oltre nove mesi e sono sulla buona strada per la peggiore settimana dall’apice della pandemia nel marzo 2020, con Alibaba Group che ha toccato il minimo dal suo debutto in borsa. Inoltre, i titoli tecnologici cinesi sono crollati a nuovi minimi venerdì e l’indice di riferimento di Hong Kong ha toccato un minimo di quasi 10 mesi, poiché un costante flusso di repressioni ha schiacciato la fiducia degli investitori.

Infine, l’Hang Seng è sceso dell’1,8%, e il suo calo settimanale del 5,8% è stato il più grande dall’apice del panico pandemico nei mercati finanziari nel marzo 2020. Anche le azioni quotate alla borsa di Shanghai sono diminuite di valore, e gli investitori hanno venduto obbligazioni China-corporate rischiose e la valuta cinese.

Relativamente al settore tecnologico, la Cina ha annunciato regole più severe sull’uso dei dati e sulla concorrenza e ha convocato i dirigenti del fondo di sviluppo immobiliare Evergrande per metterli in guardia sulla gestione del debito, aumentando così il senso di sfiducia sul mercato, che sembra ancora non trovare un pavimento dopo mesi di vendite. Infatti, quasi ogni giorno escono notizie negative, quindi si ha l’impressione che non ci sia una fine in vista.

Le azioni di Hong Kong del gigante dell’e-commerce Alibaba, per esempio, sono scese del 2,6% e si sono dimezzate rispetto al picco di ottobre, raggiungendo adesso il rapporto prezzo/utili più basso dalla sua quotazione a New York nel 2014. Il gigante dei giochi e dei social media Tencent ha toccato il minimo a 14 mesi e il fornitore di cibo Meituan ha toccato il minimo a un anno. Lo Shanghai Composite è sceso dell’1,1% alla sua chiusura più bassa in più di due settimane e le blue chip sono scese dell’1,9%. In controtendenza, China Telecom si è impennata al suo debutto a Shanghai.

Secondo Louis Tse, amministratore delegato della società di brokeraggio di Hong Kong Wealthy Securities, “siamo già arrivati ad una mentalità di gregge, e le persone che vedono un’altra che vende fanno la stessa cosa”. Inoltre, i dati recenti indicano un rallentamento della seconda economia più grande del mondo poiché i nuovi focolai di COVID-19 e i limiti di viaggio riducono la domanda, mentre gli elevati costi delle materie prime gravano sulla produzione delle fabbriche.

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