Felicità economica e immobiliare passano sempre dalla “Visione” del futuro
Nei suoi due libri, Maria Luisa Visione* racconta a investitori e addetti ai lavori come sia possibile diventare esperti dei propri bisogni e perseguire un nuovo concetto di “felicità applicata” agli obiettivi personali e familiari.
Intervista di Alessio Cardinale
Definire cosa sia la felicità risulta estremamente difficile, e chiunque troverà le definizioni più diverse per definire un concetto tra i più astratti persino per i filosofi più attenti. Per molti la felicità è una serie di emozioni deflagranti, per altri una condizione di costante e “tranquillo” appagamento esistenziale.
In realtà, dare un significato assoluto alla felicità è un’impresa ardua anche per la Scienza. Per Daniel Gilbert (psicologo e ricercatore ad Harvard), per esempio, la felicità può essere di diversi tipi: Felicità Emotiva, quella cioè legata da qualcosa di oggettivamente presente nel mondo reale, come rimanere senza fiato davanti al mare in burrasca o essere appagati da un buon piatto; e Felicità Morale, collegata ai propri comportamenti “moralmente appaganti”, come essere attivamente generosi e altruisti. Secondo i dati derivanti dallo studio di Harvard “Study of Adult Development”, l’unica cosa che nella vita conta davvero sono i rapporti con gli altri, ossia i legami affettivi anche complessi che ci legano a famiglie e amici, e che quando arriva la mezza età diventano l’unico fattore per misurare la felicità.
E il denaro, che posto ha nella definizione “tecnica” di felicità? Secondo un altro studio condotto da “The journal of happiness studies”, i soldi contano solo fino ad una certa soglia di disponibilità, oltre la quale perdono di “efficacia felicitante“. Infatti, le persone con un reddito superiore a tre milioni annui non risultano essere significativamente più felici di quelle che si fermano a 70.000, e il denaro ha una correlazione diretta con la felicità solo quando riesce a sollevare una persona da una condizione di disagio economico ad una migliore, indentificata da una soglia di reddito pari a circa 35.000 euro annui. Al di sopra di quel reddito, ricchezza e felicità cambiano direzione, e ciò significa che solo la serenità economica e gli affetti più cari ci rendono veramente felici. Ed è proprio sulla scia della serenità e della concretezza economica che Maria Luisa Visione, nei suoi due libri, racconta a investitori e addetti ai lavori come sia possibile diventare “esperti dei propri bisogni” e perseguire un nuovo concetto di “felicità applicata” agli obiettivi personali e familiari. P&F l’ha intervistata per capire la “visione” della scrittrice e consulente patrimoniale.
Maria Luisa, da quanto tempo svolge la professione di consulente finanziario, e cosa ricorda dei suoi inizi?
Ho superato il ventennio. Venti anni vissuti intensamente, in un mondo che abbiamo visto mutare velocemente, con tanti momenti di cambiamento, transizione ed evoluzione, sia dal punto di vista personale che professionale. Oggi, noi consulenti siamo il risultato di questa evoluzione. Ricordo l’emozione unica dei primi appuntamenti, quando sei un fiume in piena di contenuti da raccontare e da rappresentare, consapevole di essere giovane e del desiderio di farti valere. L’emozione più grande è stata sempre quella di scoprire il vissuto del cliente, ogni volta una storia familiare diversa.
La sua professione riesce ad emozionarla ancora?
Molto, sempre. Ho la certezza di non saperne mai abbastanza, per cui tutto per me rappresenta una continua esplorazione e una nuova scoperta. Vedo il futuro a colori, come una bambina al primo giorno di scuola, e professionalmente cerco di pormi obiettivi sempre più sfidanti.
Quando e perché ha cominciato a scrivere?
Scrivo da quando ne ho avuto la facoltà, in maniera naturale, istintiva. Scrivere è un accesso facile alla comunicazione, una via di comprensione per unire le strade della conoscenza. Che sia conoscenza finanziaria o personale, che arrivi all’educazione o all’anima, non fa differenza. Il mio primo libro è stato un passaggio fondamentale, una sfida con me stessa che mi ha portato a pensarlo, progettarlo, realizzarlo in autonomia e a continuare così ad evolvermi come professionista.
Come descriverebbe i suoi libri, a chi sono rivolti e quali concetti vorrebbero trasmettere?
Sono libri di Educazione Finanziaria, uno rivolto a tutti ed il secondo destinato ad un pubblico più tecnico ed evoluto. Nel primo, La Felicità Economica, propongo un percorso consapevole, concreto e realizzabile per diventare esperti dei propri bisogni e aumentare la probabilità di raggiungere gli obiettivi personali e familiari. I miei testi mostrano come il denaro sia uno strumento a servizio della qualità della nostra esistenza, e come la c.d. Financial Capability, cioè la partecipazione responsabile e consapevole al processo di organizzazione delle proprie risorse economiche, si realizzi veramente quando facciamo di tutto per trasformare sogni e desideri in progetti.
Lei ha adottato il termine “felicità”, quanto ha a che fare con il benessere personale?
Il termine felicità, nei miei libri, perde la sua astrattezza e diventa concreto, identificandosi nella conquista del benessere economico e finanziario personale, e soprattutto nell’autodeterminazione del contributo attivo da attuare per realizzarlo. È la presa d’atto della conoscenza di sé stessi, il termine corretto da adottare rispetto al rapporto con il risparmio e con la sua funzione di “mezzo”. Conoscere, applicare, diventare abili e scegliere consapevolmente sono passaggi accessibili a tutti, che non necessitano di particolari tecnicismi e che sono in simbiosi con il raggiungimento di una vita economica “felice”.
Secondo lei, cosa impedisce oggi la diffusione capillare dell’Educazione Finanziaria in Italia?
Non parlerei di impedimenti, ma di ritardo. Sono stati fatti molti passi in avanti rispetto anche a soli 5 anni fa, ed oggi è presente una sitografia istituzionale ricchissima dedicata all’Educazione Finanziaria con strumenti operativi, pubblicazioni, percorsi, giochi ed esperienze virtuali a disposizione di tutti. Basti guardare il ricco calendario del Mese dell’Educazione Finanziaria al quarto anno dalla prima edizione. Tuttavia, il ritardo accumulato dal nostro Paese richiede un’azione continuativa di Welfare promozionale di rete e un ulteriore tempo di semina, poiché ci vuole tempo per trasformare la conoscenza acquisita in comportamenti virtuosi.
L’Educazione Finanziaria conviene all’industria del Risparmio, oppure no?
L’Educazione Finanziaria è utile sia al singolo che alla collettività, perché alla lunga genera valore sociale, ricchezza, benessere psicologico e serenità economica, con risultati riscontrabili in termini di sicurezza e di sviluppo. Pertanto, quella di esserne parte, per l’industria del Risparmio, è una grande occasione per spostare il focus dal prodotto e dai mercati alle decisioni finanziarie consapevoli, guidate dagli obiettivi e dai momenti della vita che contano. Nella pianificazione finanziaria, per fare un esempio concreto, i conti sono sempre in sicurezza, la liquidità serve alla gestione delle spese correnti, la riserva occorre per affrontare gli imprevisti e il tempo è funzionale agli strumenti di investimento per raggiungere gli obiettivi di vita in relazione al profilo di rischio.
Quali provvedimenti prenderebbe oggi, se venisse nominata “ministro per l’Educazione Finanziaria”?
Per prima cosa destinerei ogni anno un budget di spesa fisso per programmare percorsi di Educazione Finanziaria e di Welfare aziendale destinati a tutte le fasce sociali e di età, dando risalto alla figura dell’Educatore Finanziario come operatore riconosciuto sul mercato. Poi istituirei l’insegnamento dell’Educazione Finanziaria all’interno dei programmi scolastici e universitari come oggetto di studio e di esame, in modo da portare l’Italia a diventare un esempio di eccellenza nel mondo.
Ci parli dell’ultimo libro, “La Felicità Immobiliare”.
La Felicità Immobiliare è un manuale tecnico, rivolto agli addetti ai lavori (consulenti finanziari, patrimoniali, immobiliari) e ai clienti più evoluti, che esplora la consulenza finanziaria integrata, poiché inserisce gli immobili e crea una linea di coerenza tra questi e gli asset finanziari per la gestione complessiva del patrimonio, in funzione del ciclo di vita economico e degli eventi di transizione. Il nuovo modello di servizio proposto nel libro inquadra la dinamicità del patrimonio immobiliare alla stregua del patrimonio finanziario, cogliendone gli aspetti amministrativi, economici, gestionali e fiscali. Il principio di base è che il patrimonio non è mai fermo, si evolve, si ricontestualizza ed è per questa ragione che necessita di una consulenza integrata per unire elementi strategici e specialistici, restituendo valore e utilità ai clienti. È un libro che propone un altro modo di guardare alle esigenze del cliente, affermando il ruolo strategico di Consulente Finanziario quale fiduciario della famiglia verso la costruzione del benessere e della qualità della vita, e quindi della “felicità”.
Cosa manca, in Italia, per dare dignità professionale ed una seria regolamentazione alla professione di Consulente Patrimoniale?
Non credo che manchino le regole, ce ne sono molte, forse non sempre vengono rappresentate quale elemento di distinzione. Manca la competenza di saper scegliere a chi affidarsi, ma l’Educazione Finanziaria serve a far compiere il salto di paradigma a clienti e consulenti verso la pianificazione finanziaria funzionale agli obiettivi di sicurezza e di sviluppo, entrambi fondamentali per la ricerca della serenità.
* Maria Luisa Visione, consulente patrimoniale e scrittrice