Millennials e future abitudini di investimento. Tecnologia e sostenibilità, ma niente consulenti robot
Cosa è cambiato nelle abitudini di investimento dei millennials rispetto ai patrimonials? Tutto, sotto alcuni aspetti; niente, sotto alcuni altri. I quarantenni di oggi sono ormai giunti alla guida dei patrimoni di famiglia, ed è importante capire cosa muoverà le loro scelte nel futuro.
Da quando è stata coniata la loro denominazione generazionale, i primi “millennials” si avvicinano ormai ai 40 anni di età, ed entro il 2020 cominceranno a sostituire i Baby Boomers nelle loro attuali posizioni lavorative, anche ai massimi livelli dirigenziali. Nei prossimi 10 anni, poi, il potere d’acquisto sarà nelle loro mani, dal momento che la loro capacità di guadagno aumenterà con l’avanzare della carriera, e si aggiungerà alla ricchezza ereditata dalla generazione dei genitori.
Si tratterà di un semplice passaggio di consegne, e tutto filerà via come chi li ha preceduti?
La risposta è no. Tra la generazione dei millennials e quella dei c.d. patrimonials (i baby boomers) sussistono enormi differenze generazionali che il settore del wealth management deve necessariamente prendere in considerazione nel definire le proprie politiche di marketing.
I millennials – ed ancora di più i nativi della generazione successiva – mettono la tecnologia in ogni opzione della vita quotidiana, e quindi anche nella gestione degli investimenti. Attenzione: tutti loro apprezzano ancora i piccoli piaceri che derivano dall’occuparsi delle faccende di ogni giorno senza l’intermediazione delle soluzioni tecnologiche (fare la spesa, per esempio), ma contestualmente si trovano immersi in un mondo fatto di processi accelerati, tempi ristretti e adeguamenti rapidi; per non parlare dei c.d. mega-trend, e cioè i cambiamenti climatici, la digitalizzazione di qualunque servizio, salari in costante ribasso e richiesta di competenze sempre più elevate dal mondo del lavoro.
Tutto ciò implica una diversa prospettiva di vita, e l’esperienza della pandemia ha amplificato questa visione “problematica” del futuro, anche in materia di investimenti finanziari, per i quali la forte propensione per la tecnologia e il digitale ha già rivoluzionato trend (investimenti responsabili ed eco-sostenibili) e scelte di prodotto.
L’esplosione del Fintech – termine con il quale indichiamo universalmente tutte le innovazioni tecnologiche in tema di servizi finanziari – ne è diretta conseguenza, ma anche obiettivi di risparmio e investimento dei millennials sono mutati profondamente grazie alla tecnologia. Secondo uno studio di Accenture, i millennials sono molto propensi ad investimenti più rischiosi, a differenza dei patrimonials che sono più prudenti e tendono a difendere il capitale. In ogni caso, come i rappresentanti della generazione precedente essi richiedono ancora l’apporto umano nelle scelte di investimento più complesse, relegando quelle più semplici alla propria autonomia. Però, anche di fronte a scelte importanti della vita (es. matrimonio, attività imprenditoriale, eredità, pensione etc), i millennials ricercano consulenti in grado di disegnare soluzioni e servizi che contemplino sia consulenza umana che tecnologia.
Relativamente alle scelte di investimento, i millennials esploderanno, come “generazione guida”, entro 10 anni, allorquando il loro potere di spesa in tutto il mondo raddoppierà quello della generazione X (nati tra il 1960 e il 1980) e raggiungerà la cifra di 40 trilioni di dollari all’anno. L’attenzione ai grandi temi sociali, secondo Morgan Stanley, porterà il mercato a distribuire una quota considerevole di strumenti finanziari “sostenibili”, attenti alle problematiche del cambiamento climatico e della lotta alla povertà.
Questo, secondo gli analisti di Lombard Odier, accade perché i millennials non considerano il denaro come l’unico fattore di successo, e attribuiscono più valore ai brand che agiscono in modo socialmente responsabile. L’attenzione per gli investimenti ESG (environmental, social and governance), pertanto, costituirà nei prossimi anni una parte centrale delle strategie di investimento, e nei prossimi tre-cinque anni saranno proprio questi fattori a guidare i rendimenti.
Da un recente sondaggio sulle abitudini dei risparmiatori italiani, è emerso che il 47% degli investitori vorrebbe poter svolgere tutte le operazioni relative ai propri risparmi in una sola app mobile. Questo è certamente il portato naturale della Rivoluzione Digitale, ma pare si tratti di un estremo massimo: due investitori italiani su tre ritengono ancora il rapporto umano insostituibile.