Aprile 19, 2024
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Enasarco, elezione CdA nella bufera per un voto annullato. Fare Presto e Artenasarco: scendiamo in piazza

Qualunque governance dovesse uscire fuori da questo ennesimo passo falso a danno dei 220.000 iscritti, infatti, difficilmente potrà avere i margini per condurre con serenità e stabilità i piani per il rilancio e lo sviluppo della Cassa. Il commissariamento sembra l’ipotesi più concreta.

Le elezioni, con la larga vittoria della lista Fare Presto, sembrava avessero riportato serenità in casa Enasarco, ma la recente assemblea dei delegati dello scorso 23 Dicembre ha riservato l’ennesima sorpresa negativa e, soprattutto, restituito un clima di rinnovata battaglia per una governance che, oggi più che mai, appare quasi impossibile da realizzare.   

Secondo i rappresentanti di Fare Presto, infatti, si sarebbe consumato “un vero e proprio colpo di mano, che non mancherà di creare strascichi anche a livello giudiziale”. In sintesi, nel pomeriggio del 28 Dicembre la commissione elettorale Enasarco, interpellata per valutare la validità della votazione di uno dei delegati – ritardata, pare, da problemi di connessione – ha deciso di invalidare quel voto, espresso durante l’assemblea del 23 dicembre da uno dei delegati eletti in quota “Fare Presto” e “Arténasarco“, determinando il risultato di dare la maggioranza al gruppo che è espressione della governance uscente.

Naturalmente, la decisione non è piaciuta affatto – per usare un eufemismo – a “chi aveva ottenuto la maggioranza nelle votazioni dello scorso ottobre, a cui avevano preso parte oltre 30.000 agenti e consulenti e più di 2.500 aziende mandanti” (come si legge nel comunicato di Fare Presto).

In una nota congiunta della coalizione composta da “Fare Presto” e “Arténasarco” – a cui oggi fanno riferimento Confesercenti, Confartigianato, Anasf, Assopam, Fiarc e Federagenti – viene espressa tutta la rabbia per questo capovolgimento del risultato elettorale, e non ci si sente di biasimare chi la esprime. Oggettivamente, infatti, quella coalizione aveva ottenuto la maggioranza dei voti totali espressi dagli iscritti, sia dal lato delle società mandanti (dove Confesercenti e Confartigianato hanno ottenuto il 51% dei voti complessivi espressi nelle elezioni del 24 settembre-7 ottobre) sia dal lato degli agenti, dove la coalizione era stata la più votata in Assemblea.

“Adesso, dopo quanto accaduto, – si legge nella nota della coalizione – anticipiamo la nostra intenzione a ricorrere in ogni sede avverso la sconcertante decisione della commissione elettorale e per chiederne conto a chi ha voluto assumersene la responsabilità”. “E’ stato ribaltato il risultato delle elezioni con un colpo di mano. Questo è inaccettabile: noi e le sigle che rappresentiamo agiremo in tutte le sedi giudiziarie e istituzionali. Andremo in strada e manifesteremo, se necessario, ma non lasceremo che la democrazia e la volontà degli elettori, che si sono chiaramente espressi per il cambiamento in seno a Enasarco, venga calpestata”.

Al di là delle legittime recriminazioni, sembra impossibile, a questo punto, un ritorno alla normalità. Qualunque governance dovesse uscire fuori da questo ennesimo passo falso a danno dei 220.000 iscritti, infatti, difficilmente potrà avere i margini per condurre con serenità e stabilità i piani per il rilancio e lo sviluppo della Cassa, nonché per assicurare la soluzione di alcuni problemi che rimangono sullo sfondo (quello degli agenti c.d. silenti, per esempio, e quello della continua perdita di iscritti).

Al punto in cui si è arrivati, l’unico scenario possibile sembra essere quello di un commissariamento.

Enasarco, “Fare Presto!”: più giovani per stabilizzare iscritti, e una commissione per fare luce sul passato

Due comunicati stampa della lista “Fare Presto!” (Anasf, Federagenti, Fiarc e Confesercenti) in vista del rinnovo delle cariche in seno all’Assemblea del Delegati di Enasarco e, successivamente, della nomina dei 15 membri del CdA che governeranno l’Ente fino al 2024.

Mancano poco più di due settimane all’avvio della tornata elettorale che dal 24 settembre al  7 ottobre prossimi porterà al rinnovo delle cariche in seno all’Assemblea del Delegati di Enasarco e, successivamente, alla nomina dei 15 membri del CdA che poi governeranno l’Ente per il prossimo quadriennio. Un  quadriennio che “se la guida verrà affidata a noi, sarà di rilancio e ripresa, nonché di piena sostenibilità e totale trasparenza” dicono i rappresentanti della lista unitaria “Fare Presto!”, sostenuta da Anasf, Federagenti, Fiarc  e Confesercenti.

Alfonsino Mei (Fare Presto)

Negli ultimi 10 anni, Enasarco ha registrato una perdita media di 5.000 iscritti l’anno “e questa rotta va assolutamente invertita: serve una ripartenza. Per questo tra i primi punti del nostro programma ci sono i giovani, che intendiamo coinvolgere con un progetto-lavoro i cui benefici cadranno su tutto il sistema Paese“. Tra i progetti della lista “Fare Presto!”, i giovani ricoprono un ruolo centrale: “L’Ente registra un calo di iscritti, mediamente, di 5mila unità l’anno: un dato allarmante, figlio di scarsa strategia da parte delle gestioni passate e di poco dialogo con le istituzioni: questo non deve più accadere. Dobbiamo, a questo riguardo, avere molta attenzione per i nuovi iscritti che devono essere ‘inclusi’ nella nostra professione e non rischiare di disamorarli dopo pochi anni. Questo è successo in passato, proprio per l’incapacità di attuare una politica di avvicinamento alla professione: deve essere ben chiaro non può esserci nessuna Enasarco del domani senza i giovani agenti di oggi“. Tra i progetti a tema “giovani” che “Fare Presto!” promette di mettere in campo, “quello di portare Enasarco nelle scuole, di dare il via a una campagna di informazione mirata, di consentire l’acquisizione gratuita dell’abilitazione, garantendo un tutoraggio attento e, non in ultimo, di coinvolgere le mandanti: “perché agenti e mandanti hanno l’uno bisogno dell’altro“. Per la lista unitaria è necessario aiutare i giovani a intraprendere una professione che può tornare ad essere il lavoro più bello del mondo.

Tra gli altri punti in agenda della lista unitaria “Fare Presto!”: l’aumento delle rendite dal patrimonio, la diminuzione dei costi di gestione, la diminuzione delle spese legate a consulenze esterne in carico alla Fondazione e l’efficientamento dei servizi rivolti alla categoria. 

Enasarco deve rispondere ai bisogni degli iscritti e lavorare a vere misure di sostegno in favore delle categorie rappresentate, con un’idea chiara di futuro”, affermano a “Fare Presto”. “In passato sono state fatte alcune scelte discutibili; per questo, se e quando saremo eletti, costituiremo una Commissione Consiliare per fare luce, a esempio, sulla vendita degli immobili Enasarco e sulle consulenze affidate all’esterno“, aggiungono.

E’ nostro convincimento – si aggiunge nella seconda delle due note – fare una verifica di tutte le scelte compiute in passato: non solo per capire gli errori commessi ed evitare che possano essere perpetrati, ma anche per salvaguardare il patrimonio dell’Ente che, ricordiamolo, è proprio degli iscritti ed è degli iscritti che dobbiamo fare gli interessi. Prevediamo, inoltre, l’attivazione di uno sportello reclami per i contribuenti della Cassa”.

 

Superbonus 110%, ecco le condizioni delle maggiori banche. Unicredit e BNL le più competitive

Da qualche settimana si attendevano le condizioni offerte dal sistema bancario, che sono arrivate (e stanno ancora arrivando) in questi giorni di Agosto. Unicredit e BNL le più competitive, ma altri gruppi bancari affilano le armi.

Da quando Il c.d. decreto Rilancio ha previsto, per una cerchia molto ampia di beneficiari (persone fisiche, compresi familiari dei proprietari e conviventi, condomini, case popolari, cooperative, enti senza scopo di lucro, associazioni sportive dilettantistiche) l’agevolazione sui lavori di efficientamento energetico degli immobili attraverso il c.d. Superbonus del 110%, il settore edilizio ha ripreso vigore in tutto il territorio italiano, e non c’è condominio in cui non si stia deliberando sull’argomento; tanto da costringere gli operatori (professionisti e imprese) ad aggregarsi per riuscire ad assorbire una domanda di servizi e lavori mai vista prima.

In estrema sintesi, il beneficio-detrazione (valido per i lavori ammessi nel periodo 1 Luglio 2020- 31 Dicembre 2021) da esercitare in sede di dichiarazione dei redditi, si ottiene attraverso una di queste due opzioni: 

sconto in fattura sul corrispettivo dovuto all’impresa che effettua i lavori di importo massimo non superiore al 100%, e cessione al fornitore, il quale recupera l’importo dell’intero credito d’imposta (ossia il 110%) e lo cede a sua volta alle banche (che incassano la commissione del 10% circa);

cessione del credito d’imposta, direttamente da parte dei beneficiari, alle banche (che incassano sempre la commissione del 10% circa), e successiva attribuzione dell’incarico ad una impresa, la quale verrà pagata con la provvista del 100% messa a disposizione dalle banche a cui i beneficiari si sono rivolti. 

Relativamente ai tempi di esercizio delle due opzioni, queste possono essere esercitate o alla fine dei lavori, oppure alla scadenza dei c.d. S.A.L. (stati di avanzamento lavori), nel numero massimo di due per ciascun intervento complessivo. Il primo stato di avanzamento dovrà riguardare almeno il 30% dei lavori previsti, ed il secondo almeno il 60% o la percentuale necessaria al completamento dell’intervento edilizio dopo il primo S.A.L..

Concretamente, il credito d’imposta ceduto si potrà compensare in F24 con i tributi e contributi dovuti dal cessionario in 5 quote annuali, con cui sarebbe stata utilizzata la detrazione nella dichiarazione dei redditi. Dal punto di vista giuridico, Il gruppo bancario che intende acquisire il credito d’imposta dal committente o dall’impresa, si impegna ad acquistare i crediti maturati per la realizzazione dei lavori ammessi al c.d. superbonus, mentre il cedente (persona fisica, condominio o impresa) si impegna a cedere alla banca i futuri crediti fiscali che matureranno in seguito alla realizzazione dei lavori, regolando il rapporto credito/debito su un conto corrente acceso presso la banca cessionaria fino ad estinzione o riduzione dell’anticipazione concessa. 

Da qualche settimana si attendevano le condizioni offerte dal sistema bancario, che sono arrivate (e stanno ancora arrivando) in questi giorni di Agosto. Unicredit, per esempio, ha comunicato che fino al 30 settembre il prezzo di acquisto del credito d’imposta sarà di 102 euro per ogni 110 euro per le persone fisiche, e di 100 euro per ogni 110 euro per le imprese. In pratica, gli 8 euro ed i 10 euro in meno corrispondono alla commissione da pagare alla banca per l’acquisto definitivo del credito d’imposta. Inoltre, Unicredit applicherà sugli anticipi a fatture e/o contratti un tasso di interesse debitore nominale annuo del 2.75% per persone fisiche e condomini, e del 6.40% annuo per le imprese. Variano le percentuali di garanzia dell’anticipo a seconda dei beneficiari: fino al 100% per le persone fisiche e per i condomini, del 60% per le imprese

L’altro grande gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo, ha comunicato la formalizzazione di un accordo con la Confederazione delle piccole e medie imprese (Confapi) per la cessione del credito d’imposta. Le condizioni economiche contenute nell’accordo variano a seconda della tipologia del bonus. Quella relativa al prezzo di acquisto del credito d’imposta da superbonus 110% vede una anticipazione sono pari al 90,91% del valore nominale del credito, mentre sul prezzo di acquisto del credito d’imposta da ecobonus e sismabonus (compreso la ristrutturazione edilizia ed il bonus facciate) la percentuale di anticipazione è pari all’80% del valore nominale del credito. Per quanto riguarda la modalità di pagamento, Intesa Sanpaolo dichiara tempi di versamento del corrispettivo di cessione, mediante accredito sul conto corrente indicato dal cliente, pari a 5 giorni lavorativi successivi alla data in cui il credito risulti nel cassetto fiscale della banca e il cedente abbia consegnato al cessionario tutta la documentazione prevista. 

Crédit Agricole presenterà entro pochi giorni un pacchetto di misure sia per la cessione del credito sia per il finanziamento dei lavori a persone fisiche, condomini e imprese edili, all’interno di un plafond pari a 10 miliardi di euro già deliberato dal CdA del gruppo bancario.

BNL, infine, varerà un pacchetto di servizi molto simile a quello di Unicredit, e più precisamente: cessione possibile sia per persone fisiche sia per imprese, e possibilità di finanziamenti-ponte prime che la cessione si possa perfezionare. I costi applicati da BNL non supereranno il 10% dell’importo dei lavori, consentendo pertanto la restituzione integrale dei costi di intervento effettuati dai beneficiari.

In definitiva, le condizioni offerte da Unicredit e BNL sembrano essere al momento le più competitive, ma nei prossimi giorni altri gruppi bancari comunicheranno le proprie condizioni, e si attendono sorprese.

Regno Unito, gli investitori vogliono “le 3 T” dal proprio consulente finanziario. E in Italia?

Sondaggi, statistiche e note di colore provenienti dalle più interessanti ricerche giornalistiche del Regno Unito condotte in piena epoca MiFID II. Analogie con l’Italia e aneddoti in salsa british

Tratto da un articolo di Nick Shepherd (FT)

A parte la differenza linguistica (e la Regina), Italia e Inghilterra hanno molti punti di contatto quando si parla di consulenza in servizi finanziari. Quello inglese, senza dubbio, è un mondo più variegato, ma alcuni sondaggi condotti sulla clientela british hanno rivelato sorprendenti similitudini in relazione alla reputazione di cui i consulenti finanziari godono presso la clientela. Prima di introdurre l’argomento, sarà bene fare una breve panoramica su come si svolge il servizio di consulenza di investimento nel Regno Unito.

Nel mondo anglosassone, a parte le reti di distribuzione di prodotti finanziari remunerate con commissioni, sono molto presenti e apprezzati i consulenti autonomi, che hanno già una “storia” notevole rispetto all’Italia e sono preferiti a quelli non autonomi. Di conseguenza, le banche accettano di accoppiare, al servizio di collocamento di strumenti finanziari, la consulenza su base indipendente quale servizio a valore aggiunto, all’interno di un modello di servizio che prevede una sorta di cooperazione fra tre figure professionali differenti e autonome: cliente, banca depositaria e consulente (o advisor).

Questo modello comporta benefici per ognuna delle figure che ne fanno parte. Infatti:

– il cliente sceglie personalmente la banca di sua fiducia presso la quale depositerà il denaro in custodia;

– il cliente sceglie il consulente a cui affidare la gestione del proprio patrimonio depositato in quella banca;

– il consulente opera in piena tranquillità ed indipendenza, senza conflitto di interesse e senza vincoli commerciali di alcun tipo, nel rispetto di un contratto di gestione di portafoglio;

– la banca depositaria, in qualità di custode, ha una funzione di controllo sull’operatività e sulla buona diligenza del consulente;

– Il consulente controlla che la banca esegua le disposizioni impartite dal cliente secondo le condizioni ed i tempi concordati.

Il modello anglosassone, a ben vedere, elimina anche il conflitto di interessi, escludendo ogni forma di retrocessione dalle società prodotto ai consulenti che scelgono di operare in modo indipendente; in più, consente al consulente autonomo di avere la certezza dell’esecuzione degli ordini nei tempi previsti, che così ricade sempre sotto il suo controllo (come in Italia, solo che la banca non è una semplice depositaria, ma una mandante).

Relativamente alla parcella, questa viene pagata direttamente dal cliente al consulente sotto forma di commissione di gestione del portafoglio, pattuita contrattualmente entro certi minimi e massimi, oppure periodicamente, a seconda dell’entità del patrimonio amministrato e della durata del servizio.

Quando è stato chiesto di nominare le qualità più richieste in un consulente finanziario, i lettori del Financial Times non hanno avuto dubbi, convergendo quasi tutti sulle “tre T”: Trasparency, Trust and Tailored (trasparenza, fiducia e servizio su misura).

La risposta è arrivata da oltre 300 lettori, di cui oltre i due terzi di essi stavano già pagando servizi di consulenza finanziaria. In cima alla lista dei loro desideri c’è la trasparenza sulle commissioni. In particolare, il 7% dei lettori inglesi confessa di non sapere quanto stia pagando per i consigli del consulente, mentre una percentuale maggiore (18%) contesta il livello delle commissioni che vengono loro addebitate e il modo in cui queste vengono applicate. La pratica diffusa di addebitare commissioni ad valorem – in cui i consulenti prendono una percentuale sul valore delle attività gestite ogni anno – è stata particolarmente dibattuta. Alcuni lettori, infatti, si sono concentrati sugli aspetti della comunicazione sul tema (“le commissioni dovrebbero essere espresse in sterline, non in percentuale”), mentre altri hanno posto l’attenzione sulla partecipazione del consulente al risultato finale, mostrando preferenza sulle commissioni di performance e non su quelle basate sul valore del portafoglio totale. Altri, ancora, si sono lamentati dalle scarse capacità di relazione e attenzione dei consulenti verso i clienti, i quali lamentano la pratica delle due riunioni di revisione l’anno, considerate poco coinvolgenti.

Circa un terzo dei lettori che hanno partecipato al sondaggio del FT ha confessato di non avere una buona opinione sui consulenti che lavorano su base non indipendente, e con una gamma limitata di opzioni di investimento, dichiarando il proprio disagio verso la “consulenza basata sulle commissioni per l’acquisto di determinati prodotti“. Anche per i consulenti inglesi non indipendenti, pertanto, la direttiva Mifid II comporta una maggiore trasparenza sulle commissioni ed un momento di trasformazione per tutto il settore.

In sintesi, il tipo di servizio che molti lettori britannici hanno detto di voler ottenere è fatto essenzialmente di sei elementi fondamentali: fiducia, chiarezza, creatività, onestà, indipendenza e buone capacità di ascolto. Oltre a questi, alcuni partecipanti hanno dichiarato di voler andare oltre la consulenza sugli investimenti, desiderando parlare di Arte e di Filantropia, ma anche di affari e degli investimenti non finanziari che possano dare ai propri figli la possibilità di arricchirsi.

Ritornando alle statistiche fuoriuscite dal sondaggio, il 38% dei lettori ha dichiarato di essere “molto soddisfatto” del rapporto qualità-prezzo del proprio consulente, mentre il 41% si è dichiarato “soddisfatto” del livello delle tariffe e poco più del 13% ha ritenuto di non ottenere un buon rapporto. Sebbene il 43% dei lettori non abbia mai cambiato il proprio consulente, qualsiasi evento che possa portare a una perdita di fiducia li spingerebbe a farlo. Quasi un terzo dei lettori senza un consulente finanziario ha indicato nella mancanza di fiducia e nelle scarse esperienze passate le ragioni per cui ne stanno lontani.

Quello della fiducia è un elemento ricorrente. Da un sondaggio effettuato dall’Autorità di vigilanza sulla condotta finanziaria (FCA), si è scoperto che solo il 39% degli adulti del Regno Unito si fida di consulenti finanziari, e che il meccanismo su cui si basa il successo dei consulenti è essenzialmente il passaparola o la raccomandazione personale di un membro della famiglia, un collega o un altro professionista di altra categoria. Allo stesso modo, la maggior parte dei consulenti ha descritto i referral (passaparola) come il loro modo principale di trovare clienti.

Non mancano, infine, le cosiddette note di colore nella ricerca condotta dal FT, che ha chiesto ai consulenti finanziari di raccontare le domande più strane, gli obiettivi di spesa più bizzarri e le richieste più insolite in cui si erano imbattuti nella loro carriera. Si va da un cliente fanatico della moda ansioso di “liquidare parte del suo portafoglio per aggiornare il suo guardaroba” a un cercatore di tesori che voleva “trasformare il suo intero portafoglio in oro fisico“. Alcuni clienti, poi, si aspettano molto in cambio delle commissioni che pagano: a un consulente è stato chiesto “puoi portare le mazze da golf di mio figlio dall’altra parte della città per me?“, mentre altri hanno riferito esperienze di gestione del conflitto coniugale dei loro clienti. Un cliente felicemente sposato insisteva sul “non dire a mia moglie quanti soldi ho, lei li spenderà tutti“, mentre un altro chiedeva come “nascondere le risorse a un partner che tradiva” (richiesta rifiutata dal consulente). Un consulente ha dovuto spiegare la matematica di base a una cliente divorziata con un patrimonio dal valore di 8 milioni di sterline, in un classico caso in cui l’ex marito pagava e controllava tutto, quindi da sola lei non era in grado di comprendere il valore del denaro e dei beni.

Per ultimo, le storie toccanti di gentilezza umana. Rob Roberts, pianificatore finanziario di The Chester Partnership, ha raccontato come una coppia abbia lasciato un lascito testamentario sostanziale all’agente di viaggio di fiducia, che aveva trovato un hotel a Lanzarote dove la coppia si era recata in vacanza romantica ogni anno per un decennio.

Per i suoi apprezzati sforzi, l’agente ha ereditato 300.000 sterline.

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