Aprile 19, 2024
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Finanza Elementare: al via il progetto di Educazione Finanziaria di Patrimoni&Finanza

Combattere l’analfabetismo finanziario degli adulti educando gli alunni delle scuole superiori ai principi basilari della Finanza.

Una volta gli italiani accedevano in banca per fruire di servizi semplici (mutui per acquistare la casa, prestiti con cambiali, prelievi e versamenti di contanti…), che tutti comprendevano bene.
Oggi il contesto è radicalmente cambiato, l’home banking ha preso piede e l’offerta del sistema bancario ha virato decisamente la rotta verso gli utili assicurati dai servizi di investimento e dal risparmio gestito.
Così, i costi dell’analfabetismo finanziario hanno finito con il pesare anche sullo stesso tenore di vita degli utenti, costretti come sono stati a subire costi bancari elevati senza averne mai piena consapevolezza.
Con la legge del 17 febbraio 2017, n. 15 (“Disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio“), in Italia finalmente si parla di Educazione Finanziaria. La nuova norma pone particolare attenzione al ruolo delle scuole. Infatti, il contesto scolastico è un canale privilegiato per veicolare le conoscenze e competenze in materia di educazione finanziaria e favorire la trasmissione di sapere all’interno del nucleo familiare.
Inoltre, i programmi didattici di Educazione Finanziaria producono, per mezzo di un processo di comunicazione dal basso verso l’alto, (dai figli ai genitori che li aiutano nei compiti a casa) una maggiore attenzione degli adulti ai temi della finanza.
Da questi principi nasce il progetto di Family Financial Training denominato FINANZA ELEMENTARE©, pensato da PATRIMONI&FINANZA® per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado e per quelli del biennio universitario.
L’obiettivo è fornire ai giovani la conoscenza di base – elementare, appunto – della finanza, coinvolgendo alunni e scuola in un lavoro di gruppo condiviso anche con i genitori.
Il progetto traccia un percorso di cultura familiare che valorizza il ruolo degli obiettivi e illustra, in maniera semplice, i processi della pianificazione finanziaria e la scelta dei mezzi necessari per raggiungerli. I principi su cui si fonda il progetto sono contenuti nell’e-book gratuito “Dalla Finanza Complicata alla Finanza Elementare”, destinato a docenti, genitori, studenti e giovani adulti (per scaricarlo è sufficiente registrarsi qui)
Ogni programma di educazione finanziaria viene concordato con la scuola, e si articola in un numero di moduli variabile, a seconda della disponibilità di tempo dei docenti e dei genitori coinvolti. Il numero minimo è di due moduli di due ore ciascuno, ed i contenuti potranno essere integrati nel curriculum di ogni studente.
I formatori sono professionisti della consulenza patrimoniale (consulenti finanziari, avvocati, notai e commercialisti), regolarmente iscritti agli ordini di appartenenza, a cui PATRIMONI&FINANZA® rilascia un attestato aggiuntivo di idoneità a svolgere l’incarico nell’ambito del progetto.

Se sei un consulente finanziario, un avvocato, un notaio o un commercialista, e vuoi segnalare la tua disponibilità nella tua città, scrivi a formazione@patrimoniefinanza.com.

Se sei un docente, o un dirigente scolastico, e stai valutando di inserire le tue classi in questa attività di formazione scrivi a scuole@patrimoniefinanza.com.

Per chiunque (docenti, genitori, formatori, studenti maggiorenni) cliccare qui per compilare la scheda di contatto e comunicare l’interesse ad essere messi in contatto con l’Area Formazione di PATRIMONI&FINANZA®.

Legge 17 febbraio 2017, n. 15, in Italia una strategia di Educazione Finanziaria

Educazione Finanziaria: insegnarla oggi nelle scuole per trasmetterla subito anche agli adulti.

Con il decreto-legge del 23 dicembre 2016, n. 237, convertito nella legge del 17 febbraio 2017, n. 15 (“Disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio“), è stato finalmente sancito anche nel nostro paese l’avvio di una strategia nazionale per l’educazione finanziaria, di cui francamente si sentiva la mancanza.

Si è trattata di un’occasione unica per colmare il divario culturale che ci aveva diviso (come in altri ambiti) dai paesi più virtuosi. Infatti, il tempo ci ha restituito costantemente lo scenario in cui il popolo italiano si è mostrato sempre poco avvezzo alle decisioni di investimento per via di una scarsa preparazione finanziaria. Quando il sistema previdenziale era generoso, ed i redditi stabilmente ancorati all’inflazione garantivano buoni livelli di risparmio, gli italiani investivano abitualmente in titoli di stato e obbligazioni bancarie (percepiti come a rischio zero), che venivano distribuite esclusivamente per garantire la loro naturale funzione di provvista per gli impieghi (cioè i prestiti alle imprese e ai privati).

Il mutuo per acquistare la casa, il prestito cambializzato, prelievi e versamenti di contanti… gli italiani accedevano in banca per fruire di servizi semplici, che tutti comprendevano bene. Oggi il contesto è radicalmente cambiato, e l’offerta del sistema bancario ha virato decisamente la rotta verso gli utili assicurati dai servizi di investimento e dal risparmio gestito; così, i costi dell’analfabetismo finanziario hanno avuto effetti negativi anche sullo stesso tenore di vita degli utenti.

Fino a due anni fa, quindi, il tema dell’educazione finanziaria non aveva trovato l’attenzione del mondo della politica, che si era limitato ad adottare e tradurre in legge le regole introdotte dall’Unione Europea sull’informativa dei prodotti e sulle condotte degli intermediari.

A distanza di due anni, però, e soprattutto con l’entrata in vigore della MiFID II (applicazione di una direttiva europea), possiamo affermare che a nulla vale aumentare e perfezionare i sistemi di controllo sull’attività degli intermediari se poi, parallelamente, non si fa nulla per aumentare la competenza degli utenti: lettere scritte con linguaggio astruso, report incomprensibili, distanze siderali tra risparmiatore e gestori del denaro, incomunicabilità tra consumatore e industria, rendono i controlli (solo sulla carta incisivi) del tutto privi di efficacia. Se prima comprendevano poco, dopo l’adozione di misure di controllo complicate i clienti comprenderanno anche di meno.

In breve, il testo della nuova legge prevedeva che il Ministero delle Finanze ed il Ministero dell’Istruzione ed Università, entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, avrebbero adottato una strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale, finalizzata a coordinare gli interventi di soggetti pubblici e privati (questi ultimi aderiscono su base volontaria) e a definire le modalità attraverso le quali integrare l’educazione finanziaria all’interno delle scuole.

Infatti, le esperienze acquisite in campo internazionale hanno mostrato come la scuola costituisca un canale privilegiato per veicolare le conoscenze e competenze di educazione finanziaria, dal momento che essa consente di raggiungere una vasta fascia della popolazione di ogni ceto sociale e finisce con il formare il consumatore di domani prima che egli possa effettuare, relativamente alle problematiche di natura finanziaria, scelte sbagliate.

L’educazione finanziaria nelle scuole, peraltro, potrebbe produrre anche benefici “indiretti”, nella misura in cui anche gli stessi studenti possono trasmettere ai genitori, in un processo di comunicazione dal basso verso l’alto, una maggiore attenzione ai temi della finanza elementare.

Come? E’ semplice: attraverso i normali compiti di cura. Un esempio su tutti: l’aiuto sui compiti a casa, ruolo che ogni genitore ha sperimentato almeno una volta nella vita. Se l’educazione finanziaria verrà inserita in ambito curriculare scolastico (e ad oggi non lo è ancora), la stessa circostanza di aiutare i propri figli in esercizi di scuola che riguardano la finanza porterà a trasmettere anche all’adulto molti concetti che, nella maggior parte dei casi, egli sconosce del tutto o non ha mai razionalizzato. Del resto, chi può negare che tutti noi impariamo molte cose dai nostri figli?

La previsione normativa, però, non si ancora accompagnata all’adozione di strumenti con i quali la Scuola possa realmente coinvolgere i genitori. Pensare di “saltare” la precedente generazione dei c.d. babyboomers (i nati tra gli anni ’60 ed i primi ’70 significa allungare di altri 30 anni il periodo di ignoranza, in materia finanziaria, degli effettivi detentori attuali di patrimonio. Coinvolgendoli, invece, si potrebbero ottimizzare i tempi, insegnando anche agli adulti, riuniti in un virtuale “dopo-scuola-lavoro” (oppure, ad esempio, favorendone la partecipazione con alcune ore di permesso retribuito dal lavoro per recarsi a scuola anche la mattina), i rudimenti della Finanza, ed evitare così di attendere il tempo in cui le nuove leve di oggi mettano al mondo la prossima generazione di figli, quella “finanziariamente educata”.

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edito da PATRIMONI&FINANZA.

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