Aprile 18, 2024
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Stime di crescita UE incoraggianti. Il mondo sostiene la ripresa, occhio al comparto obbligazionario

Nonostante le incognite legate all’evoluzione della pandemia e all’efficacia delle misure di sostegno all’economia, la ripresa è trainata dagli investimenti. Il miglioramento economico globale porterà la fine delle politiche monetarie accomodanti ed un aumento dei rendimenti delle obbligazioni, destinate così a rendere il comparto obbligazionario scarsamente conveniente.

Il quadro generale di ripresa delle economie mondiali rimane ancora strettamente legato al miglioramento del quadro sanitario globale e, localmente, al sostegno proveniente dalla politica monetaria e dalle politiche di bilancio dei singoli stati. In Europa, poi, la crescita – Il consensus prevede un crescita del 4,3% nel 2021- sarà fortemente dipendente dal modo in cui i paesi aderenti all’UE riusciranno a spendere al meglio le risorse derivanti dai fondi europei del Recovery Plan.

In Italia, queste risorse rientrano nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sul quale da tempo sono puntati i riflettori per via dei dubbi – assolutamente fondati, in considerazione del livello di responsabilità politica della nostra classe dirigente – mitigati dal ruolo di garanzia di Mario Draghi, che nel passaggio da “tecnico” a “politico” pare non abbia perso il patrimonio di credibilità acquisito negli anni scorsi. Nel frattempo, la BCE lascia intatti i tassi d’interesse, con il tasso principale che rimane a zero ed il tasso sui depositi a -0,50% (quello sui prestiti marginali a 0,25%). Gli acquisti netti di titoli per immettere liquidità nel sistema continueranno ad un elevato, e le stime di crescita per l’Eurozona nel 2021 e 2022 sono riviste al rialzo (+4,6% e +4,7%, +2,1% nel 2023).

L’inflazione, che negli ultimi mesi ha causato dolori in USA (con il prezzo dei treasury a picco), sarà dell’1,9% nel 2021, dell’1,5% nel 2022 e dell’1,4% nel 2023. Sul tema, la presidente Lagarde ha affermato che l’inflazione sta risalendo principalmente a causa di fattori temporanei, e che in questo momento “una stretta sarebbe prematura e creerebbe dei rischi”. In pratica, se nel primo trimestre l’economia europea ha beneficiato della riapertura dell’economia mondiale, grazie al programma di vaccinazione ed alla spesa pubblica, nel secondo trimestre la ripresa economica globale si svilupperà più lentamente, ed accelererà nella seconda metà dell’anno, creando frizioni inflazionistiche di fronte alle quali, però, le banche centrali manterranno posizioni attendiste, favorendo così i mercati emergenti oggi al traino di Cina e India.

Naturalmente, il miglioramento economico globale porterà ineluttabilmente – e gradualmente, senza scossoni – la fine delle politiche monetarie accomodanti, e le aspettative di questa circostanza porteranno ad un aumento dei rendimenti delle obbligazioni e ad una diminuzione dei loro prezzi, destinati così a rendere il comparto obbligazionario piuttosto rischioso per qualunque portafoglio che non contenga soluzioni flessibili e covered bond.

“I dati relativi all’andamento dell’economia nell’Eurozona sono incoraggianti, e spingono ad un cauto ottimismo. La BCE ha infatti alzato le stime di crescita per il 2021″, ha dichiarato Moreno Zani (nella foto), Presidente di Tendercapital. “Positiva la rassicurazione della Presidente Lagarde in merito al mantenimento del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) a sostegno delle politiche di bilancio. Occorrerà, peraltro, monitorare con attenzione il tasso di inflazione core alla luce del lieve rialzo che ha portato la BCE a rivedere le proiezioni, pur rimanendo ben al di sotto del target del 2%. Preoccupa maggiormente il balzo dell’inflazione negli Stati Uniti, salita al +0,6% nel mese di maggio con una previsione per il 2021 pari al +5%”. E’ realistico – secondo Zani – ipotizzare che si tratti, almeno in Europa, di un fattore temporaneo legato alle manovre espansive, alla rapida ripartenza dell’economia ed ai prezzi delle materie prime. In tale contesto è ragionevole immaginare che il ritorno alla normalità della politica monetaria sarà graduale. “La previsione di uno strumento innovativo come il Next Generation EU – conclude Zani – è fondamentale purchè i Paesi membri utilizzino tali risorse in maniera virtuosa”.

Oltreoceano, l’economia americana crescerà almeno del 5% nel 2021, ma queste previsioni sono destinate ad essere ritoccate al rialzo per via degli effetti del pacchetto fiscale da 1,9 trilioni di dollari già approvato, e di quelli futuri di un altro pacchetto da 3 trilioni in fase di studio. Ciò aumenta i timori che un aumento strutturale dell’inflazione (al momento negato dal governo, ma non sappiamo fino a quando) costringa la Federal Reserve a reagire. Di certo, questo dibattito sulla FED-attendista-fino-a-quando sta già dominando la scena da alcune settimane, animando i mercati e mettendo pressione alla curva dei rendimenti dei Treasury.

In Cina la crescita dovrebbe tendere all’8%, ma il paese sembra attraversare una fase di debolezza nonostante la politica fiscale ancora accomodante. I consumi, infatti, sono in fase di stagnazione dopo una corsa lunga alcuni anni, ma la domanda è prevista in aumento, e questo rende solide le esportazioni, in particolare quelle di semiconduttori. Permane il rischio-bolla nel mercato immobiliare, e la banca centrale sembra indirizzata ad aumentare i tassi di interesse di soli 20 punti base, ma il governo continuerà a perseguire un programma di prudente riduzione dei rischi nei settori immobiliare e finanziario, concentrandosi sulla “crescita di qualità” e ponendo quindi maggiore attenzione sulla tecnologia, sull’ambiente e sui consumi interni.

La “finanza delle catastrofi” guida il PIL in Europa e USA. Cina pronta a dominare il mondo

Sebbene la seconda ondata di Covid-19 sia ancora in corso, i dati del PIL del terzo trimestre di Europa e USA mostrano una rassicurante capacità di ripresa dai guasti generati dalla pandemia. Il vaccino è ormai  realtà, e così il primo trimestre del 2021 dovrebbe rappresentare il periodo più proficuo per anticipare i trend di economia reale del prossimo anno. La Cina, intanto, va per conto suo.

I recenti dati sul PIL dei paesi europei e degli Stati Uniti fanno ben sperare sulla capacità di ripresa del modello economico occidentale di fronte al più grave evento del terzo millennio. Comunque la si racconti, la c.d. Finanza delle Catastrofi ha prodotto effetti notevoli sul PIL che, a pandemia terminata, dovranno ripetersi (non senza i dovuti “aggiustamenti” in corso d’opera) per confermare il rilancio generalizzato dell’Economia in tutti i settori della produzione e distribuzione.

In estrema sintesi, se ciò che stiamo vivendo fosse la rappresentazione di un film giallo, le indagini si indirizzerebbero verso la Cina, ossia verso l’unico Paese che, dalla pandemia, ricaverà vantaggi enormi, con buona pace degli USA.

Ma procediamo per gradi, ed esaminiamo i dati paese per paese. In Italia, il PIL cresce più delle attese (+16,1% nel terzo trimestre 2020, rispetto al trimestre precedente), riportandoci ai livelli del 2015. Su base annua, però, il dato rimane negativo (-4,7%), ma il Ministro Gualtieri fa notare che il balzo “è superiore a tutte le stime (persino quelle del Governo, ndr) e testimonia la capacità di risposta della nostra economia e l’efficacia delle misure intraprese”.

Anche la Germania ha registrato un terzo trimestre da record (+8,2%), ed ha battuto le previsioni (che davano un + 7,3%) degli economisti in un recente sondaggio della Reuters. Il rimbalzo del PIL tedesco è stato determinato grazie all’aumento dei consumi privati e degli investimenti nei macchinari; a questi si è aggiunto un forte aumento nelle esportazioni, tanto da spingere il governo tedesco a rivedere al rialzo la stima per il PIL di quest’anno (dal -5,8 al -5,5%). Per il 2021, invece, Berlino prevede l’economia in crescita del 4,4%.

La Francia, dal canto suo, ha visto il suo PIL crescere del 18,2% nel terzo trimestre (dopo un calo del 13,7% nel secondo), contro le previsioni degli analisti che avevano previsto una espansione del 15%. Il ministro dell’Economia francese (Le Maire) prevede una contrazione del PIL dell’11% nel 2020, un dato peggiore delle precedenti stime (-10%), Ma non si è “lanciato” ancora nelle stime di crescita del 2021.

In Spagna i dati confermano la tendenza degli altri Paesi, con il PIL su del 16,7% sul trimestre precedente, che supera le previsioni di un + 13,5%. Su base annuale, la contrazione è dell’8,7%, ben al di sotto delle stime che davano un -12,2%.

Relativamente al Regno Unito, la situazione è differente, in termini previsionali, per via di una possibile Brexit senza accordo. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni per l’economia, con un calo del 10,4% del PIL nel 2020 e una crescita del 5,7% nel 2021, ma se la “questione Brexit” dovesse essere definita senza un accordo tra Londra e Bruxelles, agli effetti della pandemia dovranno aggiungersi quelli derivanti dall’uscita hard dall’Unione Europea.

Andando oltreoceano, nel terzo trimestre dell’anno il PIL Usa è balzato del 33,1%, sopra le attese degli analisti che avevano previsto un +31% (nel secondo trimestre il PIL era crollato del 31,4%). Si tratta della maggiore espansione di sempre del PIL americano, e sembra di buon auspicio per la campagna elettorale del presidente Trump, in affanno sullo sfidante Biden ed incerto fino all’ultimo sulla sua rielezione.

In Giappone, la Bank of Japan (BoJ) ha lasciato invariata la propria politica monetaria, rivedendo contestualmente al ribasso le stime sul Pil dell’anno fiscale 2020/21. Lo scenario del PIL reale relativo all’anno fiscale 2020/2021 è stato tagliato dal -4,7% al -5,5%, mentre il PIL reale per il periodo 2021/2022 è stato rivisto al rialzo del +3,6% (+1,6% nel 2022-2023).

Un capitolo a parte spetta alla Cina, che si candida ad essere sempre più – e più degli Stati Uniti – l’economia di traino della crescita mondiale. Infatti, la ripresa economica cinese è molto vigorosa in tutti i settori produttivi: i risultati del terzo trimestre del 2020 hanno determinato il rientro in positivo del PIL annuale, balzato al + 0,7 per cento nei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019. Le previsioni adesso vedono una chiusura dell’anno a +2,1% e una crescita del + 7,6 per cento nel 2021.

Pertanto, l’economia cinese passerà indenne l’anno disastroso del Covid, e ciò determinerà enormi vantaggi per il futuro. Del resto, mentre in Europa e USA si profila un secondo lockdown generalizzato, le immagini che arrivano dalla Cina ci raccontano di strade e negozi affollati, poche mascherine, attività a pieno ritmo e normalità. Nel frattempo, il Governo cinese ha già sviluppato una politica che favorisca, nei prossimi cinque anni, la forte crescita dei consumi interni, che sosterranno il PIL aggiungendo “benzina” al tradizionale motore delle esportazioni e, in tutta probabilità, metteranno nell’angolo i sogni di continuità egemonica degli Stati Uniti.

Neanche l’India, devastata dalla pandemia, potrà contrastare questa tendenza. Infatti, per il 2020 si prevede una contrazione della sua economia pari al 9 per cento, e i primi segnali di ripresa non arriveranno prima del 2021.

In definitiva, il vaccino rimane l’unico driver possibile per consentire ad Europa e USA di “tendere l’arco”, e prepararsi a scoccare la freccia della ripresa nel 2021.

La Cina, intanto, ha già scagliato la sua freccia e il suo dominio commerciale, grazie al progetto di distribuire rapidamente (e gratuitamente) un miliardo di dosi del suo vaccino, appare ormai incontrastabile.