Marzo 29, 2024
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Clima, “some like it hot”. Tecnologia avanzata contro il riscaldamento globale

Una delle strategie fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi sarà l’impiego delle più avanzate tecnologie ambientali. Le industrie che mirano alla tutela del clima saranno tra i grandi vincitori del cambiamento climatico.

Di Wolfgang Pinner*

La discussione sul cambiamento climatico causato dall’uomo risulta controversa solo in qualche raro caso. Sussistono prove scientifiche, e ci sono solo pochi che si rifiutano a credere che il cambiamento climatico stia avvenendo. L’accordo sul clima di Parigi del 2015 è stata una decisione politica comune e rivoluzionaria per contrastare il cambiamento climatico, limitando l’effetto serra a livello globale. La COP21, la 21ª Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici è sicuramente, per quanto riguarda la sua importanza, da porre sopra quella del Protocollo di Kyoto. Una delle strategie fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi sarà l’impiego delle più avanzate tecnologie ambientali.

Le singole tecnologie e industrie che mirano alla tutela del clima, pertanto, sono tra i grandi vincitori del cambiamento climatico, con il quale si intende il cambiamento del clima sulla Terra e, in particolare, il riscaldamento tendenziale della temperatura superficiale. Il termine “clima” si riferisce a un periodo più lungo, e non va confuso con il concetto di “tempo meteorologico”, che riguarda invece la situazione attuale dell’atmosfera, quella di breve periodo. L’espressione riscaldamento globale, di contro, indica l’innalzamento delle temperature medie dei bassi strati atmosferici e dei mari osservato nel corso degli ultimi decenni. Ciò premesso, nella storia della Terra si sono più volte manifestati dei cambiamenti climatici, ma quelli del recente passato sono riconducibili esclusivamente all’influenza dell’uomo. Questo lo dimostrano anche i calcoli dei modelli sul clima.

Il Programma delle Nazioni Unite sull’ambiente (UNEP) nel 1988 ha istituito il Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico (IPCC, www.ipcc.ch). L’IPCC, nei suoi rapporti pubblicati all’incirca ogni sei anni, riassume i risultati delle ricerche mondiali in materia di cambiamenti climatici ed illustra così lo stato attuale delle conoscenze sul clima. Il quinto rapporto di valutazione dell‘IPCC è stato pubblicato nel 2013, e mostra che dall’inizio del XX secolo la temperatura media globale dell’aria è aumentata di 0,9 gradi. La quantità di neve e ghiaccio si è ridotta significativamente, e da allora il livello del mare si è alzato di 20 cm. Riguardo alla sensibilità climatica futura gli scienziati prevedono che, indipendentemente dall’avverarsi dei diversi scenari modello, entro la fine del secolo ci sarà un riscaldamento compreso nell’intervallo tra 1,5°C e 4,5°C. Per quanto riguarda l’innalzamento del livello del mare, entro la fine del secolo si rischia un aumento compreso tra 26 cm e gli 82 cm circa. Nel settembre del 2019 l‘IPCC ha presentato un rapporto speciale su oceani e criosfera, cioè le riserve di ghiaccio. Nel rapporto si parla, tra l’altro, dell’innalzamento del livello del mare, del ritiro dei ghiacciai, del cambiamento delle correnti globali negli oceani e dei fenomeni meteorologici globali.

L’effetto serra ha una parte fondamentale nella questione. Esso è il fenomeno che indica che la radiazione termica proveniente dalla superficie terrestre è trattenuta nell’atmosfera grazie alle molecole dei gas riflettenti (nei gas a effetto serra come CO2, metano, idrofluorocarburi o ozono troposferico). In sostanza, l’effetto serra fa sì che la terra non rilasci troppo calore e quindi si raffreddi. A causa di grandi quantità di emissioni la quantità di gas serra nell’atmosfera può diventare eccessiva e, di conseguenza, rimandare indietro troppo calore. Come in una serra, questo comporta un continuo aumento della temperatura sulla terra.

Quali sono le conseguenze negative dell’aumento della temperatura in relazione al cambiamento delle condizioni meteorologiche? Per quanto riguarda l‘idrosfera e l’atmosfera, l’aumento della temperatura comporterà una variazione su scala globale dei regimi delle precipitazioni. Aumenta il rischio di eventi meteorologici estremi quali forti precipitazioni, inondazioni, piene e, d’altra parte, periodi di gran caldo. L’aumento dello scioglimento dei ghiacci, nonché l’espansione termica dell’acqua, comportano l’innalzamento del livello del mare, ed inoltre è in pericolo l’approvvigionamento di acqua potabile delle persone che dipendono dallo scioglimento dei ghiacci. Il crescente scioglimento dei ghiacciai alpini porterà in una prima fase all’aumento del livello dell’acqua dei corsi d’acqua. Nel lungo periodo, tuttavia, diminuiranno drasticamente le acque di fusione ghiacciali, e questo avrà ripercussioni sulla flora e fauna, ma anche sulla produzione di energia con le centrali ad accumulazione attive e i bacini artificiali. Inoltre, la frequenza dei cicloni tropicali probabilmente diminuirà, aumenteranno però di intensità. Di positivo c’è che la crescita delle piante è aumentata negli ultimi decenni, in particolare nei tropici e nelle zone temperate dell’emisfero settentrionale. Inoltre, grazie alle temperature più alte, l’agricoltura nelle regioni alle alte latitudini avrà maggiori opportunità, e un passaggio a nord-ovest libero dal ghiaccio potrebbe dar luogo a un accorciamento della rotta marittima tra il Pacifico e l’Atlantico.

Quali industrie contribuiscono particolarmente al cambiamento climatico? In base ai dati del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente UNEP del 2012, la quota dell’approvvigionamento energetico sulle emissioni globali di gas serra è del 41% e si colloca quindi chiaramente al primo posto, mentre il settore dei trasporti è responsabile del 14% e le industrie del 21% delle emissioni. Le quote dell’agricoltura e della silvicoltura sono pari al 24%. Secondo uno studio del 2020 dell’IIASA, l’International Institute for Applied Systems Analysis di Laxenburg, la produzione di energia e calore totale è responsabile di un quarto delle emissioni globali di gas serra. Un altro 25% viene causato dall’agricoltura e dalla silvicoltura. La causa principale è il metano rilasciato durante la produzione di latte e carne. Circa un quinto delle emissioni globali di gas serra sono da attribuire all’industria, poco meno di un settimo viene causato dal settore dei trasporti.

Come si può far fronte al cambiamento climatico? Il risparmio energetico offre grande potenziale nella lotta al cambiamento climatico, il miglioramento dell’efficienza energetica e la promozione delle energie rinnovabili sono spesso considerati i principali obiettivi e le opportunità più promettenti. Una produzione alimentare e una alimentazione maggiormente sostenibili potrebbero ridurre le emissioni di gas serra nel contesto dei prodotti alimentari, con impatti in particolare sull’agricoltura, sulla lavorazione, sul trasporto, sul commercio al dettaglio, sul consumo e i rifiuti. In questo contesto è particolarmente problematica la produzione di carne e di latticini. Tra le opportunità tecniche nella lotta al cambiamento climatico troviamo le tecnologie spesso non ancora economicamente disponibili della cattura e stoccaggio del carbonio, della fusione nucleare e della geoingegneria. La cattura e lo stoccaggio del carbonio – considerando l’attuale stato delle tecnologie – consuma troppa energia per poter essere utilizzata su ampia scala. Inoltre, non sono prevedibili le conseguenze ambientali dello stoccaggio. Anche le tecnologie della fusione nucleare e della geoingegneria sono associate ad un rischio elevato – in relazione alla geoingegneria si discute circa l’installazione di specchi nello spazio e la produzione di alghe nei mari.

In conclusione, il cambiamento climatico ha accelerato i nuovi sviluppi in materia di energia ambientale e produzione di energia. Le aziende, soprattutto nei settori efficienza energetica e delle energie rinnovabili, si trovano di fronte a un contesto di mercato estremamente positivo. D’altra parte, la discussione sul cambiamento climatico ha anche portato a misure talvolta dubbiose soprattutto in tema di politica energetica, quali una politica di sovvenzioni esagerata e difficilmente finanziabile a lungo termine.

*Responsabile team investimenti, head of corporate responsibility division di Raiffeisen Capital Management